Da chi comprerà il gas l’Europa dopo lo stop alle importazioni russe?

Luna Luciano

25 Ottobre 2025 - 15:10

Mentre l’Europa si prepara a dire addio al gas russo entro il 2028, il Turkmenistan emerge come potenziale partner energetico. Ma le sfide logistiche e geopolitiche restano enormi: ecco perché.

Da chi comprerà il gas l’Europa dopo lo stop alle importazioni russe?

Alla ricerca di nuove fonti di gas, l’Europa potrebbe trovare un alleato insospettabile nel Turkmenistan.

Dall’invasione russa dell’Ucraina, la strategia energetica dell’Unione Europea è dovuta cambiare radicalmente. E dopo decenni di forte dipendenza dalle forniture di gas russo, Bruxelles ha fissato un obiettivo ambizioso: azzerare le importazioni da Mosca entro il 2028. La decisione ha aperto una corsa senza precedenti alla diversificazione delle fonti energetiche, spingendo gli Stati membri a guardare verso nuovi mercati, spesso lontani e difficili da raggiungere.

Tra questi spunta il Turkmenistan, Paese dell’Asia centrale poco noto all’opinione pubblica europea ma tra i più ricchi di riserve di gas naturale al mondo. Isolato sul piano politico e dipendente quasi interamente dalle esportazioni verso la Cina, Ashgabat intravede oggi un’occasione per affacciarsi sul mercato occidentale. Tuttavia, trasformare questa possibilità in realtà non sarà semplice. Eppure, di fronte alla crisi energetica e alla necessità di garantire sicurezza energetica, l’Europa non può più permettersi di ignorare questa rotta. Scopriamo quali potrebbero essere gli ostacoli e i vantaggi di questa inaspettata unione: ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Europa–Turkmenistan: un’alleanza inaspettata per il gas

Il Turkmenistan è spesso definito una “fortezza chiusa”, un Paese dalle scarse relazioni internazionali ma ricchissimo di risorse. Si stima che detenga la quarta o la quinta riserva mondiale di gas naturale, pari a centinaia di miliardi di metri cubi. Per anni, la sua economia è dipesa quasi esclusivamente dalle esportazioni verso la Cina, che assorbe la maggior parte della produzione attraverso il grande gasdotto dell’Asia Centrale. Tuttavia, la leadership turkmena ha più volte espresso la volontà di diversificare i propri mercati, per non restare ostaggio di un unico acquirente.

Da parte europea, l’interesse è evidente: il gas turkmeno rappresenterebbe una risorsa preziosa per compensare la perdita delle forniture russe, soprattutto per i Paesi dell’Europa centrale e orientale, come l’Ungheria, che hanno già manifestato apertamente il proprio interesse. A differenza di altre potenze energetiche, il Turkmenistan non è coinvolto in sanzioni internazionali e ha mantenuto una posizione di neutralità nelle crisi globali, un aspetto che potrebbe agevolare i rapporti con Bruxelles.

Durante un recente forum energetico ad Ashgabat, il ministro del gas e presidente di Turkmengaz, Maksat Babayev, ha ribadito la disponibilità del Paese a fornire gas all’Europa, sottolineando che il gasdotto interno Est-Ovest, che ha una capacità di 30 miliardi di metri cubi annui, potrebbe essere sfruttato per alimentare il mercato europeo. Una dichiarazione che ha riacceso l’interesse per un progetto rimasto per troppo tempo ai margini della strategia energetica europea.

L’UE e il gas turkmeno: gli ostacoli e i vantaggi geopolitici

Nonostante le prospettive promettenti, la strada che collega Ashgabat a Bruxelles è tutt’altro che semplice. Il principale ostacolo è di natura logistica e geopolitica: per raggiungere l’Europa, il gas turkmeno dovrebbe attraversare il Mar Caspio tramite un gasdotto mai costruito, il cosiddetto Trans-Caspian Pipeline (TCP). Il progetto, stimato in diversi miliardi di euro, richiederebbe accordi internazionali complessi e la risoluzione della spinosa questione della delimitazione delle acque del Mar Caspio, che vede posizioni divergenti tra Turkmenistan, Iran e Russia.

Teheran, in particolare, si è sempre opposta alla costruzione del gasdotto, temendo di perdere la propria influenza sulla rotta energetica regionale. Inoltre, le tensioni geopolitiche e le sanzioni occidentali contro l’Iran e la Russia rendono difficile immaginare un transito del gas turkmeno attraverso i loro territori. La rotta transcaspica verso la Turchia, che poi collegherebbe il gas alla rete europea tramite il Corridoio Meridionale, rimane l’unica opzione praticabile, ma richiede investimenti ingenti e una forte volontà politica da parte dell’Unione.

Tuttavia, i vantaggi geopolitici sarebbero significativi. L’apertura di un nuovo canale energetico con l’Asia centrale ridurrebbe la dipendenza europea dai produttori tradizionali e rafforzerebbe il ruolo dell’UE come attore globale nel settore energetico. Allo stesso tempo, offrirebbe al Turkmenistan una via d’uscita dall’isolamento economico e una nuova fonte di entrate, creando un equilibrio più stabile nelle relazioni euroasiatiche. In un momento in cui la sicurezza energetica è tornata al centro della politica europea, il gas turkmeno rappresenta una sfida ambiziosa ma potenzialmente decisiva.

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# Russia

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