Covid in Italia, cosa succederà nei prossimi mesi: le previsioni per l’estate e l’autunno

Stefano Rizzuti

31 Maggio 2022 - 17:58

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Roberto Burioni prova a prevedere gli scenari per l’estate e per l’autunno con la diffusione della variante Omicron: ecco come potrebbe cambiare la pandemia di Covid-19.

Covid in Italia, cosa succederà nei prossimi mesi: le previsioni per l’estate e l’autunno

Un’estate tranquilla e un autunno con un rialzo dei contagi. Che, però, sappiamo come affrontare. E proprio per questo l’estate sarà decisiva, per prepararsi nel miglior modo ai mesi successivi. Il virologo Roberto Burioni, professore dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, traccia il possibile scenario per i prossimi mesi relativo al Covid e alle varianti Omicron in un intervento su la Repubblica.

Burioni prova ad analizzare quello che potrebbe essere l’andamento della pandemia nei prossimi mesi: sia quelli estivi che autunnali. Non c’è una risposta certa, sottolinea il virologo, ma dopo due anni di Covid e qualche mese di Omicron è possibile fare una “previsione ragionata”.

L’andamento della pandemia: stagionalità e trasmissibilità

Burioni analizza alcuni fattori sui contagi. Innanzitutto ricorda che le infezioni molto spesso hanno un andamento su base stagionale, con i casi che sono concentrati in un determinato periodo dell’anno. Il virus che si prende di solito a riferimento è quello dell’influenza, che ha il suo picco a inizio febbraio e colpisce soprattutto tra gennaio e la fine di marzo.

I virus a trasmissione respiratoria, solitamente, circolano di più nei mesi invernali. Perché? Innanzitutto perché in estate si vive di meno al chiuso e quasi tutte le attività si svolgono maggiormente all’aperto, dove la ventilazione naturale aiuta a disperdere il virus. Inoltre anche al chiuso, in estate, è maggiore il ricambio d’aria con le finestre spesso aperte.

Ancora, sono chiuse le scuole (considerate un amplificatore del virus) e il sole e i raggi ultravioletti aiutano a inattivare il virus. Considerando queste caratteristiche, Burioni ricorda che nell’emisfero opposto al nostro, dove le stagioni sono invertite, si segue lo stesso principio: quindi, per esempio, nell’emisfero australe l’influenza ha il picco ad agosto, in pieno inverno.

La stagionalità del Covid

Il Covid-19, spiega il virologo, non è del tutto considerabile un virus stagionale. È sicuramente un virus a trasmissione respiratoria e quindi è più facile che il contagio aumenti nei mesi invernali. Inoltre il coronavirus di solito circola di più da dicembre ad aprile. Ma si tratta di un virus ancora relativamente nuovo e che non può essere considerato stabile. Non come l’influenza, almeno. E per questo è meno stagionale, per quanto in parte già lo sia. D’altronde anche le nuove influenze - pensiamo alla spagnola - hanno avuto nei primi anni picchi in periodi diversi, per esempio a ottobre e non a febbraio.

Cosa succederà in estate e autunno: la previsione di Burioni

Secondo Burioni, comunque, l’andamento della pandemia non dovrebbe cambiare con la variante Omicron predominante. È probabile che in estate il numero dei casi diminuirà. Ma, allo stesso tempo, è probabile che poi aumenti nuovamente in autunno. Quanto sarà grave questo incremento delle infezioni “nessuno può dirlo”, secondo Burioni. Anche perché vanno considerati fattori a oggi imprevedibili, come la comparsa di eventuali nuove varianti e la protezione data dal vaccino.

Covid, cosa fare in estate per arrivare pronti all’autunno

Sulla base di quanto spiegato finora, il virologo chiede a tutti di sfruttare il periodo estivo per prepararci al meglio all’autunno. La cosa più importante su cui puntare è il ricambio dell’aria, motivo per cui bisogna provvedere nelle scuole, negli uffici e negli altri luoghi chiusi per arrivare pronti ai mesi autunnali.

Bisognerà puntare ancor di più sui farmaci antivirali: si sono rivelati efficaci, spiega Burioni, e ora ci si deve organizzare meglio per somministrarli al giusto momento ai più fragili. Poi c’è il capitolo vaccino: ancora non sappiamo se servirà una nuova dose e con quale preparato. Anche se, conclude il professore, è “probabile che di questo richiamo ci sarà bisogno”.

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