Il costo delle emissioni di carbonio, in aumento ai livelli pre-lockdown

Riccardo Lozzi

6 Marzo 2021 - 16:00

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Dopo un anno di diminuzione record delle emissioni globali di CO2, lo scorso dicembre si è tornati ai livelli di inquinamento pre-lockdown. Il report di International Energy Agency.

Il costo delle emissioni di carbonio, in aumento ai livelli pre-lockdown

Dopo un anno di riduzione record delle emissioni globali di carbonio, lo scorso dicembre, alla fine del 2020, si è registrato un aumento del 2% rispetto allo stesso periodo del 2019, con un sostanziale ritorno ai livelli pre-lockdown, o anche superiori in alcune aree del pianeta.

Lo ha rivelato l’International Energy Agency in un documento pubblicato sul proprio sito in cui sono stati tracciati i livelli di inquinamento osservati negli ultimi mesi.

Come viene evidenziato nel report, la crisi da Covid-19, con un 6% di riduzioni, pari a circa 2 miliardi di tonnellate in meno di CO2, ha portato al più grande calo di anidride carbonica dal dopoguerra.

Il punto più basso, si continua a leggere nel rapporto, è stato raggiunto lo scorso aprile, periodo in cui in quasi tutto il mondo erano stati istituiti i lockdown più ferrei durante la pandemia.

Emissioni di CO2 in aumento ai livelli pre-lockdown

I Paesi più inquinanti sono stati Cina e India, con il Dragone che rappresenta l’unico Stato ad aver prodotto un volume maggiore di CO2 negli ultimi mesi con un incremento dello 0,8%, nonostante avesse subito nel febbraio 2020 una diminuzione del 12%.

Negli Stati Uniti, invece, è stata rilevata una contrazione del 10% nell’arco di tutto l’anno, con una ripresa dei vecchi livelli sempre a dicembre.

Secondo il direttore esecutivo dell’International Energy Agency Fatih Birol, tali risultati mostrano come i Paesi stiano tornando progressivamente agli stessi livelli di produzione di carbonio estremamente dannosi per l’ambiente, evidenziando una quasi totale assenza di politiche di energie rinnovabili, nonostante i proclami da parte dei Governi nazionali.

L’accordo di Parigi rischia di non bastare più

Nelle scorse settimane, l’ONU aveva lanciato l’allarme di come il riscaldamento globale potrebbe mettere a rischio la ripresa economica internazionale a causa dei danni causati sul clima e le conseguenze di probabili disastri naturali nel breve periodo.

Per evitare un ulteriore aumento di inquinamento nel 2021, quindi, bisognerebbe stabilire dei piani più ambiziosi rispetto all’accordo sul Clima di Parigi, poiché, mantenendo gli standard siglati nel 2015 dai 75 leader mondiali presenti nella capitale francese, non si riuscirebbe ad evitare un aumento delle temperature.

Secondo l’Agenzia internazionale, i capi di Stato e di Governo devono velocizzare il passaggio dall’utilizzo dei combustibili fossili alle fonti rinnovabili per la produzione energetica, magari anticipando la chiusure delle centrali elettriche in uso.

Inoltre, dato che i livello di emissioni sono stati particolarmente bassi per il settore dei trasporti, viste le misure restrittive che impedivano gli spostamenti, gli Stati centrali dovrebbero incentivare l’utilizzo di veicoli, sia terreni che aerei, ad alimentazione pulita.

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