Cosa rischia Filippo Turetta, indagato per aver ucciso Giulia Cecchettin

Ilena D’Errico

19/11/2023

19/11/2023 - 12:47

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Filippo Turetta è stato arrestato in Germania e potrebbe presto essere condotto in Italia, dove è indagato per aver ucciso Giulia Cecchettin. Ecco cosa sappiamo e cosa rischia.

Cosa rischia Filippo Turetta, indagato per aver ucciso Giulia Cecchettin

A un giorno dal ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, che ha cancellato definitivamente le speranze di una risoluzione diversa, è stato trovato anche Filippo Turetta, ufficialmente indagato per il suo omicidio, e arrestato. Il giovane è stato fermato in Germania, sull’autostrada A9 nei pressi della cittadina Bud Durrenberg, nella stessa Grande Punto nera che l’ha accompagnato nella fuga e che abbiamo ormai imparato a riconoscere nelle immagini diffuse dai media.

Grazie al mandato d’arresto europeo emanato dalla procura di Venezia, presto Filippo sarà riportato in Italia per essere giudicato dalla giustizia italiana. La decisione finale dell’esecuzione deve essere data dal giudice tedesco entro 60 giorni, ma i tempi si accorciano a 10 giorni se Turetta è d’accordo al trasferimento. Poi, entro 10 giorni la decisione deve essere eseguita. Non si sa ancora quando Filippo sarà giudicato dal tribunale, ma le accuse terribili che pendono sulle sue spalle comprendono reati gravissimi e non lasciano presagire un esito positivo per il giovane.

Naturalmente, l’ordinamento si basa sulla presunzione d’innocenza. Questo vuol dire che, tecnicamente, Turetta è innocente finché una sentenza del giudice non afferma il contrario. Sentenza che poi può essere impugnata per altri due gradi di giudizio. Ci sono però molti elementi oggettivamente inquietanti, prove che devono essere appunto valutate in tribunale ma che lasciano più di un sospetto nel pubblico. Peraltro, come pubblico disponiamo solo di dettagli ridotti, quindi la posizione di Turetta potrebbe essere ancora più grave di quello che sembra.

Ma cosa rischia concretamente? Ecco a cosa potrebbe andare incontro a seconda delle accuse che gli verranno mosse ed eventualmente riconosciute.

Omicidio doloso e omicidio preterintenzionale

La procura di Venezia ha disposto un mandato di arresto europeo (Mae) per Filippo Turetta con l’accusa di aver ucciso di Giulia Cecchettin. Il reato più pesante, non solo giuridicamente parlando, che pende sulla testa di Turetta. Il Codice penale riconosce varie tipologie di omicidio, ma quelli che interessano a questo riguardo sono l’omicidio volontario e l’omicidio preterintenzionale.

In particolare, si parla di omicidio volontario (o doloso) quando l’autore del fatto cagiona intenzionalmente la morte della vittima. L’articolo 575 del Codice penale prevede come pena minima la reclusione per 21 anni. Ci sono poi delle aggravanti per il reato di omicidio che portano la pena all’ergastolo o alla reclusione tra 24 e 30 anni. Le aggravanti che interessano questa ipotesi sono i futili motivi e la premeditazione.

È invece poco probabile che venga opposta l’aggravante della crudeltà, ma non essendo ancora stata eseguita l’autopsia non ci sono molti dati certi. Questa aggravante viene riconosciuta quando l’autore dell’omicidio inferisce sulla vittima ulteriormente a quanto “idoneo” a provocarne la morte.

Così come ci sono delle aggravanti, ci sono anche delle attenuanti per il reato di omicidio. Tra le attenuanti comuni c’è la reazione d’ira, un’attenuante forse spesso abusata nei femminicidi, ma che per quanto ne sappiamo ora non trova molto spazio, poiché presuppone che la vittima abbia causato un “fatto ingiusto” all’omicida e richiede peraltro un’immediatezza azione-reazione.

Ci sarebbe poi da considerare l’omicidio preterintenzionale, che si ha quando l’autore compie (o prova a compiere) i reati di percosse e lesioni personali con la volontà di danneggiare la vittima senza ucciderla ma ne cagiona la morte. Questo reato è punibile con la reclusione da 10 a 18 anni, salvo aggravanti (come l’uso di armi) e attenuanti. Nel caso specifico, la premeditazione di cui si accusa Filippo sembra togliere dubbi sull’intenzionalità, ma non è detto che nel processo non dimostri altro. Potrebbe, per esempio, addurre diverse finalità alla premeditazione della fuga.

Occultamento di cadavere

L’occultamento di cadavere è un reato descritto dall’articolo 412 del Codice penale che descrive la condotta di chi nasconde un cadavere senza però danneggiarlo in modo tale da impedire successivi ritrovamenti. Uno dei casi più comuni riguarda proprio l’occultamento volto a “prender tempo” durante la fuga. Il reato è punito con la reclusione fino a 3 anni.

Fuga e premeditazione

Tra gli elementi noti che possono essere a sostegno della premeditazione ci sono le ricerche fatte su internet da Turetta riguardo kit di sopravvivenza ad alta quota e su alcuni itinerari nel versante tirolese meridionale dell’Austria, nonché la disponibilità di denaro contante. Tutti passaggi utili alla pianificazione della fuga.

Tutti questi aspetti, tuttavia, rimandano con certezza solo alla preordinazione del delitto (che riguarda i mezzi necessari al suo compimento), mentre per l’aggravante di premeditazione è richiesto l’elemento psicologico di una volontà omicida persistente nel tempo. È anche vero, per giurisprudenza, che spesso la preordinazione non è altro che un’avvisaglia della premeditazione.

Per queste ragioni è impossibile ora avere un’idea di quello che sarà l’apprezzamento del giudice e non è possibile sapere come inciderà sulla valutazione la fuga di 8 giorni perpetrata dal giovane nel tentativo di sfuggire alla giustizia.

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