Cosa ha deciso l’Aia su Israele, i punti chiave della sentenza

Giorgia Bonamoneta

26 Gennaio 2024 - 18:16

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È arrivata la tanto attesa sentenza dell’Aia sul caso portato dal Sudafrica contro gli atti di genocidio di Israele a Gaza. Il riassunto della sentenza con i punti chiave da conoscere.

Cosa ha deciso l’Aia su Israele, i punti chiave della sentenza

La Corte internazionale di Giustizia, nota anche con il nome di Tribunale internazionale dell’Aia, ha emesso la tanto attesa sentenza sul caso del Sudafrica contro Israele per atti di genocidio a Gaza. Il risultato non è una sentenza risolutiva, ma un passo (per quanto piccolo) che riconosce atteggiamenti genocidi di Israele, che è ora invitato a evitare.

Nella giornata di venerdì 26 è arrivata la sentenza provvisoria dell’Aia, con 15 dei 17 giudici della Corte che hanno votato a favore delle misure di emergenza richieste dal Sudafrica. L’unica eccezione, grave se si considerano i numeri delle persone uccise (gran parte bambini) dall’inizio di ottobre, è l’ordine di fermare l’azione militare israeliana a Gaza.

Così mentre l’esercito continua a penetrare nei territori di Gaza, tra video di Tik Tok con balletti e risate in divisa militare e video di propaganda israeliana, a Gaza e in Cisgiordania la popolazione continua a morire.

La sentenza del tribunale internazionale dell’Aia: nessun cessate il fuoco

La grande sconfitta del tribunale dell’Aia è l’assenza di una richiesta ufficiale di cessate il fuoco. In più di 100 giorni, da quando Hamas ha attaccato il 7 ottobre (1.139 vittime e 240 prigionieri, di cui molti rilasciati), sono state uccise 26 mila persone. I numeri e la consapevolezza che molti di questi siano minori, anche appena nati, non hanno fornito una base valida per richiedere il cessate il fuoco.

Il ministro degli Esteri sudafricano ha sperato che le misure provvisorie lette dalla sentenza includessero il cessate il fuoco e ha affermato che per Israele sarà impossibile attuare le misure volute dalla Corte senza la fine dei combattimenti.

Misure provvisorie: punire l’incitamento al genocidio

Nella sentenza si legge un avvertimento chiaro a Israele, ovvero quello di attuare tutte le misure in suo potere per prevenire atti che potrebbero rientrare nella Convenzione sul Genocidio (istituita proprio per evitare che eventi come l’Olocausto si ripetessero e restassero impuniti).

Su questa base la Corte ha stabilito che è compito di Israele prevenire e punire qualsiasi incitamento al genocidio. Una misura fondamentale, soprattutto alla luce delle recentissime dichiarazioni del ministro israeliano Eliyahu, che è tornato a parlare di bomba atomica su Gaza.

Misure provvisorie: consentire l’ingresso di aiuti umanitari

A distanza di poche ore da un assalto israeliano contro civili palestinesi in fila per prendere il poco cibo che entra a Gaza, la Corte ha stabilito che Israele deve garantire la consegna nella Striscia di aiuti umanitari e servizi di base.

Israele ha un mese per dimostrare di non attuare un genocidio

Infine, per monitorare che le misure vengano attuate, la Corte internazionale di Giustizia ha richiesto a Israele di riferire entro un mese sulle azioni messe in pratica per prevenire atti di genocidio a Gaza.

Il giudice Joan Donoghue, presidente dell’ICJ, ha sottolineato come la sentenza provvisoria crea obblighi legali internazionali per Israele. Si tratta quindi di un riconoscimento delle azioni genocide in corso.

Quando affermato nella sentenza ha trovato il favore del governo di Gaza (Hamas), che in una nota scrive: “La decisione della Corte [internazionale] di Giustizia è uno sviluppo importante che contribuisce a isolare Israele e a denunciare i suoi crimini a Gaza”.

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