Controlli su carte di credito e conti correnti, primi dettagli nella bozza del decreto MEF: vediamo come funzioneranno e chi rischia di più col nuovo algoritmo che dà la caccia agli evasori.
Nuovi controlli su carte di credito e conti correnti grazie alla creazione di due banche dati: il processo di accertamento per dare la caccia agli evasori fiscali si sta strutturando. È arrivato, infatti, l’ok del Garante della privacy sull’algoritmo che consente di utilizzare i dati dei contribuenti, seppur con dei paletti per proteggere le informazioni sensibili (come quelle relative alla salute).
L’incrocio dei dati in possesso di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza è da sempre l’arma più potente nelle mani del Fisco: vediamo come funzionano questi controlli e chi rischia di più, considerando che le informazioni rimarranno in queste banche dati per dieci anni.
Nuovi controlli su carte di credito e conti correnti: come funzionano e chi rischia di più
A stabilire le modalità operative dei nuovi controlli su conti correnti e carte di credito (grazie all’accesso ai rapporti finanziari) dovrà essere un decreto del ministero dell’Economia. Il decreto, previsto già per lo scorso marzo, è ancora in bozza, e a dare anticipazioni sul suo contenuto è il Messaggero.
I nuovi accertamenti si baseranno sull’incrocio delle banche dati, che grazie agli algoritmi daranno vita a due database:
- il primo è definito di analisi: una volta definiti i criteri di rischio fiscale, si produce una lista con una platea di cittadini;
- il secondo è di controllo: chi corrisponde a uno o più parametri di rischio andrà incontro alle attività di accertamento.
L’attività di controllo prevede anche l’invio di lettere di compliance per promuovere la regolarizzazione spontanea del contribuente.
Controlli Agenzia delle Entrate: i dati di carte di credito e conti correnti nelle mani del Fisco per dieci anni
Per il via libera a questo decreto MEF serviva l’ok del Garante della privacy. Il tema è delicato, perché l’incrocio di questi dati consente l’accesso a informazioni molto sensibili, come quelle relative alle spese mediche.
È bene ricordare che il Fisco ha già accesso a una mole impressionante di dati: dalle dichiarazioni dei redditi, i rapporti di lavoro, il catasto, le bollette, il patrimonio immobiliare e immobiliare (che serve, oltre al reddito, per fare l’ISEE), la fattura elettronica. Proprio per questo il Garante ha imposto dei paletti: il MEF nel decreto dovrà specificare quali sono le banche dati che intende consultare.
Per evitare rischi relativi all’uso dei dati personali, tuttavia, i controlli verranno fatti su posizioni pseudoanonimizzate, cioè non ci saranno i dati anagrafici dei contribuenti ma nomi di fantasia. Le identità reali verranno svelate solo nel momento del controllo effettivo.
Le due liste, infine, verranno conservate dal Fisco per dieci anni.
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