Come aprire un bar? Ecco cosa serve, tra requisiti e licenze

Money.it Guide

12 Maggio 2025 - 16:33

Cosa fare per aprire un bar? Ecco cosa serve per l’apertura di una nuova attività, tra licenze, documenti, requisiti e iter previsto da rispettare.

Come aprire un bar? Ecco cosa serve, tra requisiti e licenze

Aprire un bar in Italia oggi può rappresentare un’interessante opportunità imprenditoriale, ma è fondamentale conoscere fin da subito le regole, i requisiti burocratici e gli investimenti necessari per avviare l’attività in modo regolare, efficiente e competitivo.

Secondo gli ultimi dati forniti da Unioncamere e InfoCamere, nel 2024 sono stati aperti in Italia oltre 7.500 nuovi bar, con una crescita dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il tasso di chiusura resta elevato: circa il 41% dei bar chiude entro i primi tre anni dall’apertura, soprattutto per motivi legati a una scarsa pianificazione finanziaria e a difficoltà gestionali. Questo rende ancora più importante conoscere tutti i passaggi necessari per iniziare nel modo giusto.

E gli step da seguire non sono pochi. Dall’apertura di una partita IVA all’iscrizione nel registro delle Imprese, passando per Scia Commerciale, corso per la somministrazione e la vendita degli alcolici e conseguimento dell’attestato HACCP. Infine, sarà necessario anche il nulla osta dell’ASL.

Insomma, non un percorso agevole per chi parte da zero. Ecco una guida completa su licenze, requisiti e documenti richiesti per aprire un bar in Italia oggi.

Cosa sapere prima di aprire un bar: conoscere contesto e prospettive

In base alle norme di legge vigenti, i bar sono definiti “locali di vendita per il consumo sul posto”. Vero è che da alcuni anni sono state abolite le licenze che regolamentavano la libera concorrenza. Ne consegue che oggigiorno i Comuni non possono più scegliere il numero di bar e ristoranti che possono essere aperti sul territorio locale, tranne alcune eccezioni inerenti in linea generale i centri storici delle maggiori città d’arte.

Anticipiamo che le regole di cui alla legge su cosa serve per aprire un bar attengono alla struttura e alla posizione del locale (destinazione d’uso, metri quadri, rispetto di alcune caratteristiche urbanistiche ed edilizie) e al possesso dei requisiti per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande.

Vero è che se una persona si domanda come aprire un bar, dovrà valutare in quale posizione avviare la propria attività: meglio in centro o in periferia? Non c’è una risposta giusta e valida a priori: ambo le soluzioni possono andare bene, a patto che il bar sia funzionale rispetto ai bisogni della clientela.

Colui che intende aprire un bar dovrà altresì valutare fattori come il tipo di arredamento, in quanto la scelta di un particolare colore o di uno specifico stile avrà riflessi sulla tipologia di clientela che tendenzialmente entrerà all’interno dei locali per fruire dei relativi servizi. Ovviamente la cura dei dettagli, l’ordine e la pulizia avranno un rilievo non secondario nel determinare il successo dell’attività imprenditoriale in questione.

Inoltre, non si può non menzionare la necessità di stilare un accurato business plan. Insomma, prima d’iniziare occorre prendere carta e penna e fare i conti con estrema attenzione. Fondamentale è avere un’idea dettagliata dei costi da mettere in gioco, dei finanziamenti che eventualmente sono da ottenersi all’inizio.
Altri fattori che non possono non essere considerati attengono:

  • al numero di persone che andranno a comporre il personale del bar;
  • al budget iniziale;
  • ai costi dei fornitori, del commercialista e della tasse.

Ma sull’argomento costi torneremo più avanti.

La normativa di riferimento per aprire un bar

In effetti, la scelta di aprire un bar comporta di rispettare poi un iter specifico, di cui si trova traccia nella legge n. 287 del 1991, relativa alla somministrazione di alimenti e bevande. In linea generale, allo scopo di poter aprire l’esercizio commerciale si deve applicare quanto fissato in materia dalla normativa regionale e dalla normativa locale del Comune nel quale ha sede l’attività.

Come accennato poco sopra, da qualche anno è scattata l’abolizione delle licenze che regolavano la concorrenza. In buona sostanza, a eccezione dei regolamenti comunali che regolano l’apertura di esercizi commerciali nei centri storici, oggi non è più nella facoltà dei Comuni decidere il numero di bar che possono essere aperti sul territorio, e ciò certamente è una buona notizia per tutti coloro che vogliono buttarsi in questa avventura imprenditoriale. La situazione attuale trova origine nella circolare del MISE n. 3635/C del 2010.

Non solo, per poter avviare concretamente il bar è necessario che il locale sia in regola con quanto fissato dalla normativa igienico-sanitaria per i pubblici esercizi, all’interno del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 1980.

Cosa serve per aprire un bar: requisiti e documenti necessari

Aprire un bar in Italia ai giorni nostri richiede il rispetto di specifici requisiti personali, professionali e strutturali, oltre all’adempimento di diverse procedure burocratiche. Ecco perché è consigliabile buttarsi in questa avventura imprenditoriale soltanto se davvero motivati e desiderosi di avviare un’attività.

Sulla scorta delle norme vigenti in tema, è possibile tracciare in sintesi un elenco dei requisiti da possedere, per aprire un bar in piena conformità alla legge.

Requisiti personali

  • Maggior età: è necessario avere almeno 18 anni.
  • Aver completato la scuola dell’obbligo.
  • Assenza di precedenti penali: non devono esserci condanne per reati finanziari o legati alla somministrazione di alimenti e bevande.
  • Requisiti morali: non devono sussistere cause di divieto, decadenza o sospensione previste dall’art. 67 del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia).

Non solo. La legge vigente impone altresì il possesso di un requisito tra quelli esposti di seguito:

  • essere diplomati presso un istituto alberghiero;
    aver frequentato un corso di somministrazione di alimenti e bevande;
  • aver svolto in proprio, per almeno due anni nell’ultimo quinquennio, l’attività di vendita all’ingrosso o al dettaglio di prodotti alimentari.
  • aver lavorato, per almeno un biennio negli ultimi 5, presso un’impresa del settore alimentare come dipendente qualificato alla vendita, alla preparazione o all’amministrazione di prodotti alimentari;
  • aver frequentato un corso di somministrazione di alimenti e bevande.

Requisiti professionali

  • Attestato SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande): obbligatorio per almeno uno dei soci o del titolare, a meno che non si possieda un titolo di studio o un’esperienza lavorativa equivalente.
  • Certificazione HACCP: necessaria per tutti coloro che manipolano alimenti e bevande, attestando la conoscenza delle norme igienico-sanitarie.
  • Iscrizione al Registro delle Imprese: da effettuare presso la Camera di Commercio competente.
  • Apertura della Partita IVA: con codice ATECO 56.30.00 per bar e altri esercizi simili senza cucina.

Requisiti strutturali del locale

  • Destinazione d’uso commerciale: il locale deve essere conforme alle normative urbanistiche e avere l’agibilità per l’attività commerciale.
  • Conformità alle norme igienico-sanitarie: il locale deve rispettare i requisiti previsti dalla normativa vigente, inclusi quelli relativi all’accessibilità e alla sicurezza.
  • Certificazioni tecniche: come il certificato di prevenzione incendi, se necessario, e la dichiarazione di conformità degli impianti.

In particolare, il locale prescelto per esercitare l’attività in oggetto deve rispettare una serie di requisiti previsti dalla legislazione locale. Tra le regole valevoli, quelle inerenti il rispetto dei vincoli paesaggistici e storici previsti dal comune; la materia della sicurezza sul lavoro e dell’igiene. Serve altresì ottenere la certificazione antincendio a seguito di un controllo del locale eseguito dai Vigili del Fuoco.

Documenti e autorizzazioni necessari

  • Certificazione di inizio attività (SCIA) presso il Comune - Sportello unico per le attività produttive - che includa i seguenti dati: titolare dell’impresa, orari di apertura e chiusura, agibilità, conformità ASL, planimetria del locale e visura catastale etc etc.
  • Autorizzazione sanitaria: rilasciata dall’ASL, attestante il rispetto delle norme igienico-sanitarie.
  • Licenza per la somministrazione di alcolici: necessaria se si intende vendere bevande alcoliche.
  • Permesso per l’installazione dell’insegna: da richiedere al Comune.
  • Autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico: se si prevede l’installazione di tavolini o strutture esterne.
  • Autorizzazione SIAE: se si intende diffondere musica all’interno del locale.

È consigliabile consultare un commercialista o un consulente esperto per assistere nella compilazione e presentazione della documentazione necessaria.

Quanto tempo ci vuole per aprire un bar

Il tempo necessario per aprire un bar può variare in base a diversi fattori, tra cui la complessità del progetto, la rapidità nell’ottenimento delle autorizzazioni e la situazione specifica del locale. Tuttavia, è possibile delineare una tempistica indicativa, sempre ricordando che si tratta di linee generali.

Pianificazione e preparazione (1-2 mesi)

  • Elaborazione del business plan.
  • Ricerca e selezione del locale.
  • Verifica della conformità del locale alle normative vigenti.
  • Ottenimento delle certificazioni personali (SAB, HACCP).

Adempimenti burocratici (1-2 mesi)

  • Apertura della Partita IVA.
  • Iscrizione al Registro delle Imprese.
  • Presentazione della SCIA.
  • Richiesta delle autorizzazioni necessarie (sanitaria, somministrazione alcolici, insegna, suolo pubblico).

Allestimento del locale (1-3 mesi)

  • Eventuali lavori di ristrutturazione o adeguamento.
  • Installazione delle attrezzature e degli arredi.
  • Formazione del personale.

Una volta completati tutti gli adempimenti e allestito il locale, è possibile avviare l’attività.

Per chi parte da zero, il tempo totale stimato per aprire un bar varia indicativamente dai 3 a ai 7 mesi, a seconda delle specificità del progetto e della rapidità nell’espletamento delle pratiche burocratiche.

I costi medi di apertura di un bar

Il budget per aprire un bar può variare molto a seconda delle dimensioni del locale, della sua posizione e della formula di offerta (bar tradizionale, caffetteria gourmet, cocktail bar, ecc.). Tuttavia, nel 2025 i costi medi si aggirano su queste cifre.

  • Affitto o acquisto locale: da 800 a 5.000 € al mese (in città medio-grandi)
  • Ristrutturazione e arredamento: da 5.000 a 60.000 €
  • Attrezzature (bancone, frigoriferi, macchine per caffè, etc.): 15.000 - 40.000 €
  • Spese burocratiche e consulenze: circa 3.000 - 5.000 €
  • Scorte iniziali e marketing: 5.000 - 10.000 €
  • Capitale circolante per i primi 6 mesi: 10.000 - 20.000 €

Stando a queste stime di costo, l’investimento medio complessivo di chi, partendo da zero, vuole aprire un bar seguendo un business plan virtuoso non dovrebbe mai essere inferiore a 35.000-40.000 euro, con picchi che possono superare di gran lunga i 100.000 euro per le attività di base molto esose (luoghi centrali in città, locali molto grandi etc etc).

Per chi vuole contenere i costi, è possibile considerare formule alternative come il franchising (con investimenti iniziali a partire da 20.000 €) oppure i bar temporanei o mobili, che richiedono capitali più ridotti ma vincoli diversi.

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