Chi era Sarah Hijazi, attivista Lgtb egiziana morta suicida

Violetta Silvestri

16/06/2020

08/09/2021 - 17:57

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Sarah Hijazi: chi era l’attivista egiziana per i diritti Lgtb, che si è tolta la vita? La morte suicida della giovane donna riporta sotto i riflettori la repressione violenta delle libertà in Egitto. E la storia di persone che lottano per la giustizia, come Sarah Hijazi.

Chi era Sarah Hijazi, attivista Lgtb egiziana morta suicida

Sarah Hijazi è morta suicida in Canada: ma chi era la giovane attivista egiziana per i diritti Lgtb?

La triste e drammatica storia della donna sta facendo il giro del mondo, mettendo in luce la tanta - troppa - violenza di Stato ancora praticata in Paesi dai regimi oppressivi come l’Egitto.

I metodi brutali per reprimere il dissenso e la libertà di espressione de Il Cairo sono già noti. Basta leggere le storie di Giulio Regeni (che ancora tormenta l’Italia) e di Patrick Zaki.

Con la morte suicida di Sarah Hijazi si aggiunge un’ulteriore testimonianza della politica di repressione egiziana. Ecco chi era la giovane attivista per i diritti Lgtb e perché si è uccisa.

Sarah Hijazi: biografia della giovane attivista suicida

Egiziana, classe 1989, Sarah Hijazi si laurea nel 2010 presso l’Accademia Thebas, con una laurea in Sistemi Informatici.

La sua passione per la politica, l’impegno civile e la lotta per i diritti la spronano innanzitutto a frequentare con successo corsi specifici sui temi, seguiti e completati con certificazione e in modalità online presso i seguenti istituti: Columbia University, University of California Santa Cruz, SOAS University di Londra, University of Pittsburgh e la Emory University.

Ottiene così specializzazioni in “Lotta per l’uguaglianza: 1950-2018”, “Femminismo e sociale Giustizia”, “Metodi di ricerca”, “Diversità e inclusione sul posto di lavoro”, “Comprensione della violenza”.

A livello politico, Sarah Hijazi si identifica come comunista e sostenitrice del partito egiziano “Bread and Freedom Party”. Si oppone al regime di al-Sisi e, durante il suo esilio in Canada, non esita a scrivere pensieri radicali come: “il presidente al-Sisi è il dittatore più opprimente e violento in la nostra storia moderna”, oppure “a causa della rivoluzione incompleta la maggior parte di noi è ora nella tomba, in prigione o in esilio”

Diventa anche attivista della comunità lesbica egiziana, paladina dei diritti Lgtb, da lei rivendicati come lesbica dichiarata.

Proprio questa sua appartenenza la condanna in un Paese come l’Egitto. Viene, infatti, arrestata, imprigionata e torturata per tre anni nel 2017, dopo aver sventolato una bandiera arcobaleno ad un concerto di Mashrou’ Leila al Cairo.

Chiede asilo in Canada e lo ottiene. Il 14 giugno 2020 si toglie la vita.

Sarah Hijazi: attivista Lgtb imprigionata, torturata, morta suicida

Il suicidio della giovane attivista egiziana morta suicida ha riportato alla luce la sua triste vicenda, che tanto racconta dei metodi repressivi in vigore in Egitto.

La drammatica storia di Sarah Hijazi, infatti, inizia il 22 settembre 2017, quando la ragazza partecipa al concerto della band libanese Mashrou ’Leila, il cui cantante è apertamente gay.

Nell’euforia dell’evento, il tragico errore della giovane lesbica è di sventolare una bandiera arcobaleno, simbolo dei diritti lesbo-gay-bisex-transgender. Viene subito arrestata, insieme ad altri 77 ragazzi.

Resta in carcere per tre anni, raccontando di essere stata picchiata, torturata, stuprata. Viene quindi rilasciata, pagando una multa di £ 2.000. A quel punto, Sarah Hijazi chiede asilo in Canada.

Qui muore suicida il 14 giugno. Questi gli ultimi messaggi lasciati ai fratelli, agli amici e al mondo intero prima dell’estremo gesto:

“Ho tentato di trovare riscatto e non ci sono riuscita. L’esperienza è stata dura e sono troppo debole per resistere. Sei stato crudelissimo. Ma io ti perdono”.

Ecco chi era Sarah Hijazi, suicida per non poter più sopportare l’assurdo ricordo della violenza subita solo per essere lesbica in Egitto.

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# Egitto

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