Cellule staminali per riparare i polmoni: come funziona la nuova tecnica italiana

Martino Grassi

29 Maggio 2020 - 11:15

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Le cellule staminali potrebbero essere utilizzate per riparare i danni ai polmoni causati dall’infezione del coronavirus. In Italia è partita la sperimentazione.

Cellule staminali per riparare i polmoni: come funziona la nuova tecnica italiana

Un team di ricerca italiano sta sperimentando una terapia basata sulle cellule staminali per riparare i danni ai polmoni causati dal coronavirus che, stando ai dati della Società Italiana di Pneumologia (SIP), sono permanenti nel 30% dei casi.

In molti pazienti, in particolare, è stata riscontrata una fibrosi del tessuto polmonare cronica, con cui perde la propria elasticità e la capacità di effettuare scambi gassosi. Una possibile terapia per questo problema potrebbe arrivare dall’Italia.

Staminali per riparare i polmoni: come funzionano

Al fine di prevenire la fibrosi polmonare e limitare i danni al tessuto polmonare è in corso di sviluppo una tecnica pionieristica basata sull’utilizzo delle cellule staminali, o meglio del secretoma delle cellule staminali mesenchimali (CMS).

Il secretoma è un insieme di proteine, fattori di crescita e altri composti che viene prodotto dalle cellule e immesso nello spazio extracellulare. In questo specifico caso viene utilizzato il secretoma delle cellule staminali, ossia delle cellule adulte, ma non ancora differenziate che determinano principalmente lo sviluppo del tessuto connettivale.

La terapia si basa quindi sul prelievo di questo mix di sostanze, che può essere trasformato in polvere inalabile o in un fluido iniettabile direttamente sui polmoni. I risultati dei test preclinici sono incoraggianti e gli scienziati ritengono che sia un valido strumento terapeutico contro i danni provocati dal coronavirus.

La tecnica è stata interamente sviluppata da un team di ricerca italiano guidato da scienziati dell’Università di Pavia, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell’Unità di pneumologia IRCCS Fondazione Ospedale San Matteo e della società di biotecnologie PharmaExceed Srl. La dottoressa Maria Luisa Torre, a capo del progetto ha dichiarato che:

“Il secretoma che stiamo studiando è prodotto dalle cellule staminali mesenchimali, che si trovano in vari tessuti, fra cui midollo, grasso, cordone ombelicale e anche placenta. L’Italia è in prima linea nell’impiego clinico di queste cellule nella COVID-19, perché possono avere un effetto terapeutico e una funzione rigenerativa sull’apparato respiratorio colpito da COVID, proprio attraverso il mix di sostanze che producono”.

Al via i test sulla sicurezza

Questa soluzione ancora non è considerata un farmaco, ma qualora dovesse avere degli esiti efficaci potrebbe diventarlo e potrebbe iniziare a essere prodotta in quantità elevate e a un costo limitato, garantendo una diffusione capillare.

Attualmente sono iniziati anche dei test in Cina, per verificarne la sicurezza e i possibili effetti collaterali, che al momento sembrano essere molto pochi, ha fatto sapere la dottoressa Torre, spiegando che:

“Nonostante le ricerche siano ancora limitate, il secretoma sembrerebbe efficace e soprattutto sicuro: non si sono mai osservati effetti collaterali, anche a dosaggi elevati. Può essere impiegato anche un secretoma ottenuto da un soggetto non istocompatibile senza che si attivi una risposta immunitaria”.

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