Casa in affitto, il proprietario può chiedere la busta paga prima del contratto?

Patrizia Del Pidio

2 Aprile 2024 - 15:29

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La busta paga di chi vuol prendere in affitto un immobile può essere chiesta dal proprietario come garanzia per la stipula del contratto? Come deve comportarsi l’inquilino?.

Casa in affitto, il proprietario può chiedere la busta paga prima del contratto?

Per prendere una casa in affitto il proprietario può pretendere la busta paga a garanzia delle solvibilità prima della firma del contratto? Si tratta di una pratica molto diffusa che assicura al proprietario che l’inquilino abbia entrate adeguate per far fronte, mensilmente, al pagamento del canone di locazione. Talvolta insieme alle buste paga viene chiesta anche la dichiarazione dei redditi dell’anno precedente. Questo viola la privacy del futuro inquilino?

Il proprietario richiedendo questi documenti avanza una richiesta legale? Il futuro inquilino, da parte sua, può rifiutarsi di fornire la propria situazione reddituale a un perfetto sconosciuto solo perché deve locare un immobile?L’inquilino può rifiutarsi di mostrare questa documentazione? In questo articolo vedremo cosa prevede la legge al riguardo e quali possono essere le alternative a fornire i propri dati reddituali al proprietario dell’immobile che si vuole affittare.

Affitto e buste paga a garanzia

La legge non prevede nessun obbligo a mostrare busta paga, contratto di lavoro o dichiarazione dei redditi da parte dell’inquilino. Si tratta di documenti che, solitamente, il proprietario richiede per capire l’effettiva disponibilità finanziaria dell’inquilino e per essere certo che le mensilità di locazione vengano pagate. Ovviamente non sono queste le garanzie per essere certi che l’inquilino pagherà tutti i mesi il canone di locazione: un inquilino insolvente, infatti, può benissimo avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato e avere un guadagno fisso tutti i mesi. D’altro canto, anche chi vive senza un lavoro stabile e senza una busta paga (ad esempio un lavoratore autonomo o un free lance) può essere l’inquilino più affidabile del mondo.

Non essendo un obbligo previsto dalla legge, l’inquilino può anche rifiutarsi di fornire questi documenti, che potrebbe considerare anche «sensibili». Va ricordato, però, che non esiste neanche alcuna legge che punisca il proprietario che richieda queste garanzie per concedere l’immobile in affitto. Essendo quello d’affitto un contratto tra privati, (accordo tra le parti) le regole vengono stabilite dalle parti e se anche la mancanza di visione di busta paga o di dichiarazione dei redditi non porta alla nullità dell’eventuale contratto di affitto, bisogna ricordare che per firmare l’accordo serve la volontà di entrambi. E quella del proprietario potrebbe vacillare in mancanza di questi documenti. Chi possiede un immobile, infatti, ha dalla sua il potere di scegliere a chi affidare la sua proprietà, è può tranquillamente decidere per un inquilino (che magari gli fornisce la situazione reddituale) piuttosto che per un altro (che non acconsente).

Nessun obbligo a fornire le buste paga

Come anticipato, il contratto di affitto è un accordo tra le parti e l’inquilino non è obbligato a fornire prove della propria solvibilità. Allo stesso tempo, però, il proprietario non è obbligato a scegliere l’inquilino che non le fornisca.

Nella maggior parte dei casi, quindi, anche se fornire le buste paga o i propri dati reddituali non è obbligatorio, lo diventa se si vuole trovare in fretta un immobile da abitare in affitto. Ovviamente il proprietario, in qualche modo, deve tutelarsi da eventuali inadempienze da parte dell’inquilino e, quest’ultimo, potrebbe non voler intromissioni sulla propria privacy economica.

Come si risolve il dilemma? Esistono anche altre strade che possano garantire la tutela di entrambe le parti. Vediamo quali sono, premettendo fin da subito che non si tratta, neanche in questo caso, di un obbligo, ma sempre di libera scelta da parte sia del conduttore che del locatore.

Affitto e garanzia personale di terzi

Una delle più comuni garanzie, che possono fornire anche coloro che una busta paga non ce l’hanno, è quella personale resa da terzi. Il futuro inquilino, infatti, può portare un garante che sottoscriva, insieme a lui, il contratto di locazione dichiarando di provvedere personalmente agli eventuali inadempimenti nel pagamento dei canoni di locazione.

Un figlio, ad esempio, potrebbe portare il genitore come garante nella firma del contratto e il proprietario, al tempo stesso, avrebbe due persone cui rivolgersi in caso di mancato pagamento dei canoni di affitto: l’inquilino e il garante.

Affitto e deposito cauzionale

Il deposito cauzionale è previsto quasi sempre nei contratti di affitto e spesso viene chiamato caparra (che in realtà è la caparra confirmatoria che versa l’inquilino quando si impegna a stipulare il contratto di affitto e nel caso, poi, non lo firmi realmente il proprietario potrà trattenere).

Il deposito cauzionale, invece, è la somma di denaro richiesta alla firma del contratto a garanzia degli obblighi assunti. La somma, poi, è restituita dal proprietario nel momento in cui il rapporto tra le parti si conclude.

La somma in questione, però, solitamente serve a garantire e tutelare il proprietario più dai danni arrecati all’immobile che dal mancato pagamento dei canoni di locazione per il quale sono previsti altri strumenti, sicuramente più pratici.

Casa in affitto e fideiussione bancaria o assicurativa al posto della busta paga

Per chi non volesse fornire al proprietario le proprie buste paga, un’alternativa potrebbe essere la fideiussione bancaria. In questo caso, infatti, la garanzia dei pagamenti dei canoni di locazione è data dalla banca.

L’inquilino dovrebbe stipulare con la banca o con l’assicurazione un contratto di fideiussione che copra il canone di affitto in caso di inadempimento. A parte la burocrazia abbastanza complicata, si tratta di una forma di garanzia che solitamente non piace agli inquilini perché ha un costo che sono proprio loro a dover sostenere.

Quando costa la fideiussione bancaria o assicurativa per un affitto? Solitamente quella bancaria prevede un costo fisso a cui aggiungere un premio annuale pari al 2/3% del canone di locazione annuo (da versare ogni anno per tutta la durata del contratto di affitto).

La fideiussione assicurativa, invece, solitamente ha un costo di una mensilità di canone di locazione, ma ha validità per l’intera durata del contratto e il premio va pagato una sola volta.

Affitto, pegno a garanzia dei canoni di locazione

Come garanzia può essere scelto anche il pegno che prevede che l’inquilino versi una somma di denaro, concordata con il proprietario, su un conto vincolato a garanzia dei canoni di locazione non versati.

Il conto corrente vincolato, tra l’altro, va a tutelare anche l’inquilino, visto che il proprietario potrebbe usufruire delle somme ivi versate solo nel caso che l’inquilino sia moroso.

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