Bollette gas, perché il peggio deve ancora venire nonostante la “grande vittoria italiana”

Alessandro Cipolla

20/12/2022

20/12/2022 - 11:49

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Meloni canta vittoria per l’accordo sul price cap ma le bollette resteranno sempre alte, il gas scarseggerà per anni e lo Stato non ha più risorse per aiutare cittadini e aziende.

Bollette gas, perché il peggio deve ancora venire nonostante la “grande vittoria italiana”

Sulle bollette del gas - purtroppo - gli italiani non devono farsi illusioni nonostante i toni trionfalistici di Giorgia Meloni e del ministro Gilberto Pichetto Fratin dopo l’accordo trovato in sede comunitaria sul price cap.

L’accordo raggiunto in Europa sul tetto al prezzo del gas è una grande vittoria italiana, costruita con molta pazienza e per la quale va ringraziato anche il precedente governo che l’ha istruita - ha commentato Meloni appena è giunta notizia della fumata bianca a Bruxelles -. Siamo riusciti a spuntarla in Europa sul prezzo del gas, battaglia che molti davano per spacciata, e che abbiamo portato a casa. Sono molto soddisfatta. Devo ringraziare i ministri Pichetto, Fitto e Cingolani che ci ha lavorato prima. Ora si tratta di monitorare”.

Di certo per come si erano messe le cose, con la prima bozza di tetto al prezzo del gas che era una sostanziale presa in giro visti i paletti troppo stringenti per una sua reale applicazione, l’Italia è riuscita insieme agli altri Paesi più pressanti sul price cap a strappare un accordo senza dubbio migliore, ma per le bollette degli italiani poco o nulla cambierà.

Anzi - se possibile - il peggio sul fronte delle bollette deve ancora arrivare, visto che nel 2023 avremo sempre meno gas e, quello che arriverà, lo pagheremo ancora caro, senza contare che lo Stato non ha più risorse in cassa per prorogare le misure contenute nella legge di Bilancio che hanno copertura solo per i primi tre mesi del prossimo anno.

Bollette del gas: perché il 2023 preoccupa

L’intesa sul price cap raggiunta a Bruxelles prevede che possa scattare un tetto massimo al prezzo se il gas dovesse superare i 180 euro a megawattora per tre giorni; inoltre per attivare il meccanismo ci dovrà essere un differenziale tra prezzo al Ttf e gli indici di riferimento globali a 35 euro.

Dopo l’accordo il prezzo del gas è sceso del 6% e ieri si è fermato a 108 euro al megawattora, ben lontano dalla soglia di 180 euro ma bisogna ricordare che ad agosto sulla piattaforma Ttf di Amsterdam si è arrivati anche al picco di 339 euro.

Di conseguenza la misura partorita dall’Ue è utile per evitare nuovi picchi come quelli agostani, anche se per Germania e Ungheria il price cap può avere effetti controproducenti, ma per le nostre bollette poco o nulla dovrebbe cambiare visto che nel 2021 il prezzo del gas era di 25 euro al megawattora.

Inoltre in questo 2022 ormai agli sgoccioli abbiamo potuto riempire i nostri siti di stoccaggio, mettendo al sicuro l’inverno, visto che nonostante tutti i problemi il gas russo comunque è arrivato in territorio comunitario anche se con una forte riduzione; nel 2023 invece è realistico pensare che verranno del tutto chiusi i rubinetti gestiti da Mosca, con le forniture alternative che potranno colmare questo gap non prima del 2026.

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, l’Europa il prossimo anno potrebbe trovarsi con un deficit di 30 miliardi di metri cubi di gas; se poi la Cina dovesse riportare la sua domanda di energia sui mercati globali ai livelli pre-Covid, allora la situazione sarebbe peggiore rispetto a quella ipotizzata dall’Aie.

Dove prenderà Meloni i soldi?

Un recente rapporto di Bloomberg ha stimato che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, gli aumenti delle bollette in tutta Europa sono costati 1.000 miliardi di dollari a famiglie e aziende del Vecchio Continente.

Una cifra enorme che è stata coperta per il 70% (700 miliardi) dai vari governi, mentre il resto è pesato tutto sul groppone dei consumatori; per Bloomberg però “sarà molto più difficile per i governi gestire questa crisi l’anno prossimo”, visto che “le risorse sono già al limite”.

Il caso dell’Italia è lampante a riguardo. Nella legge di Bilancio 2023 il governo Meloni ha stanziato 22 miliardi, tutti a deficit, per prorogare le misure contro il caro-bollette già in essere.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti però ha ammesso che questi fondi basteranno solo per i primi tre mesi dell’anno; la domanda a questo punto è scontata: dove prenderà Giorgia Meloni ad aprile i soldi necessari per prorogare di altri tre mesi le misure per mitigare le bollette degli italiani?

Le strade sono due: o un nuovo ricorso al debito con tutte le conseguenze del caso, oppure una Manovra bis dove per fare cassa si dovranno tagliare le spese e aumentare le entrate, ovvero nuove tasse.

Sul gas e sulle bollette di conseguenza c’è ben poco da essere ottimisti: se il 2022 è stato duro per gli italiani, il 2023 potrebbe essere drammatico.

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