I principali comuni italiani, in difficoltà economica, tra inflazione e bilanci in rosso, sono costretti ad aumentare il prezzo dei biglietti del trasporto locale: si arriverà fino a 2,20 euro ognuno.
Non solo benzina, gasolio e autostrade. Con l’inizio del nuovo anno arrivano i rincari anche per i biglietti dell’autobus e della metro nelle principali città italiane. L’inflazione a doppia cifra morde e i bilanci dei comuni sono in rosso, con i sindaci che chiedono fondi aggiuntivi al governo, oltre quelli ottenuti nella legge di Bilancio 2023. Per continuare a finanziare il trasporto pubblico, quindi, le amministrazioni delle città si dicono costrette ad aumentare i prezzi.
Una mossa “obbligata”, quindi, ma in contrasto con le riduzioni dei costi in autunno per muoversi in città grazie al bonus trasporti voluto dal precedente governo, guidato da Mario Draghi. Si tratta di un contributo che ha garantito uno sconto di 60 euro sull’abbonamento annuale o la gratuità degli abbonamenti mensili fino ad esaurimento dei soldi pubblici.
Biglietti autobus e metro, quanto costeranno nel 2023?
Alla voce trasporto pubblico locale ai comuni mancano almeno 700 milioni di euro, mentre il governo Meloni ne ha stanziati solo 100 nel 2023 e 250 nel 2024. Per questo i biglietti di autobus e metro nel 2023 costeranno fino a 2,20 euro ognuno. Un prezzo molto alto, visto che fino a qualche anno fa si aggiravano attorno all’euro.
Peseranno più del doppio, insomma, sommandosi a un carrello della spesa e a beni energetici con prezzi sempre più alti, mentre gli stipendi rimangono stagnanti. Secondo Assoutenti i soli rincari sui trasporti nel 2023 peseranno sulle tasche delle famiglie per 409 euro in più.
Biglietti autobus e metro, dove costeranno di più
A Napoli il biglietto costa già di più da mesi: da 1 euro a 1,20. A Roma da agosto il prezzo passerà dagli attuali 1,50 euro a 2 euro: un aumento di ben il 33%. Infine a Milano, a partire da questo mese di gennaio, il biglietto costa 2,20 euro, 20 centesimi più di oggi.
A Parma, invece, il biglietto è passato da 1,50 a 1,60 euro, a Ferrara da 1,30 a 1,50 euro. Infine a Foggia da marzo costerà 1 euro (10 centesimi più di oggi).
In tutto ciò a Genova il sindaco Marco Bucci voleva andare controcorrente e offrire il servizio gratuito a tutti, ma si è dovuto fermare perché l’azienda di trasporto pubblico locale è in crisi e si è dimesso il presidente Marco Beltrami.
I bilanci in crisi dei comuni
Le difficoltà dei comuni e dei loro servizi di trasporto deriva da più elementi. Prima dell’inflazione e del caro-energia, infatti, c’è stata la pandemia, con i suoi lockdown e con lo smart working, oltre alla paura del virus che ha tenuto migliaia di persone lontane dai mezzi pubblici (preferendo i propri veicoli). E poi c’è la transizione ecologica, che ha portato a sostituire il gasolio con il meno inquinante gas metano, quello che ora costa tantissimo.
Secondo Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, “le aziende di trasporto non hanno più capitale per reggere”. E se è in crisi il Tpl di conseguenza è in crisi il bilancio pubblico del Comune. Nemmeno con gli aumenti dei biglietti è detto che si possano ripianare i buchi.
A Milano, ad esempio, si recupereranno 20 milioni, ma ne servirebbero 100, anche perché gli incassi dei biglietti coprono solo il 40% del costo del servizio. Anche per questo il sindaco Beppe Sala incontrerà nei prossimi mesi i colleghi, primi cittadini di Roma e Napoli.
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