Bestemmiare è reato? Quando è vietato e cosa rischia chi lo fa

Ilena D’Errico

26 Giugno 2025 - 00:04

Come sono punite le bestemmie in Italia? Scopriamo quando sono vietate, quali religioni riguardano gli illeciti e soprattutto in quali casi bestemmiare è addirittura un reato.

Bestemmiare è reato? Quando è vietato e cosa rischia chi lo fa

Bestemmiare è sicuramente un atto capace di offendere la morale, la sensibilità e la religione altrui. In linea generale si tratta quindi di un comportamento che andrebbe evitato per rispetto, tolleranza e convivenza pacifica. Oltretutto, l’Italia è uno stato laico, che non prevede una religione di Stato e anzi garantisce l’indipendenza tra i culti e l’identità politico-giuridica. Attenzione, però: Stato laico non vuol dire ateo, bensì una nazione che abbraccia la libertà di culto e confessione religiosa, garantendo a tutti discrezionalità piena anche nelle pratiche religiose, nei limiti della legalità. Così, la discriminazione è punita anche quando riguarda il credo di un cittadino, uno dei principi di espressione e identità personale fondamentali e meritevoli di tutela. Consentire le bestemmie andrebbe contro a questi valori, quantomeno in alcune circostanze e occasioni. Ecco cosa c’è da sapere.

Bestemmiare è un reato?

Chiedersi se bestemmiare sia un reato è assolutamente lecito, considerando che vi è un vero e proprio affronto alla sensibilità altrui, oltre che un’offesa alla fede religiosa, pur trattandosi di uno dei diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini. L’Italia, peraltro, conta una forte predominanza religiosa tra i cittadini, anche se meno del passato. Ciononostante, il nostro ordinamento è di tipo laico, perciò la considerazione della bestemmia, dal punto di vista legale, è decisamente pragmatica.

Oltretutto, bestemmiare è stato un reato fino al 1999, disciplinato dall’articolo 724 del Codice penale. In particolare, nella fattispecie indicata rientravano le bestemmie, intese come parole offensive e oltraggiose, fatte pubblicamente contro:

  • I defunti;
  • la Divinità;
  • i Simboli religiosi;
  • le Persone di religione.

Per ognuno dei soggetti citati si faceva riferimento alla “religione dello Stato”, infatti il ritardo con cui il reato è stato abrogato si deve soprattutto alle lungaggini amministrative. È vero che l’Italia è un paese laico così come disposto dalla Costituzione del 1948, ma è altrettanto vero che soltanto i Patti Lateranensi, arrivati quasi quarant’anni dopo, hanno ufficializzato la revisione.

Il reato, che includeva anche la “pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti” era punito con l’ammenda da 100 a 300.000 lire e, in caso di reiterazione, con l’ammenda da 20.000 a 600.000 lire. È quindi evidente che anche se la depenalizzazione è avvenuta in modo un po’ anacronistico, l’ordinamento italiano ha quasi sempre mantenuto una certa moderazione riguardo a questioni tanto delicate. Pur considerando la bestemmia reato, infatti, non erano previste pene restrittive della libertà personale, anche se poi restava la “macchia” sulla fedina penale.

Ad ogni modo, nel 1999 sotto il governo D’Alema, la bestemmia è stata depenalizzata, riducendosi così a illecito amministrativo. Dell’articolo citato è stato cambiato davvero poco, più che altro il termine “pena” è stato sostituito da “sanzione”. Naturalmente è poi arrivata, in un momento successivo, la conversione delle sanzioni in euro.

Quando è vietato bestemmiare e cosa si rischia

Bestemmiare non è più un reato ma resta un illecito, quindi resta un comportamento non consentito. Si è assistito a un ridimensionamento della gravità, nel passaggio dal penale all’amministrativo, che comunque ha poco effetto sulla vita pratica. Di fatto, chi bestemmia rischia, oggi come allora, di dover pagare una certa somma allo Stato, prima catalogata come ammenda e oggi come sanzione.

In particolare, chi bestemmia rischia la sanzione amministrativa da 51 euro fino a un massimo di 309 euro. L’illecito si compie quando vengono effettuate delle dichiarazioni offensive contro le Divinità o i rappresentanti religiosi, ma non rispetto a tutte le entità collegate alla fede. In genere la bestemmia è considerata tale se avversa una divinità specifica. La sanzione può essere comminata a prescindere dall’intenzionalità offensiva al verificarsi di queste condizioni:

  • La bestemmia avviene in un luogo pubblico o aperto al pubblico;
  • la bestemmia avviene in presenza di almeno altre due persone.

Per esempio, può essere sanzionato un automobilista che preso dall’ira per la multa impreca davanti agli agenti che redigono il verbale, così come chi bestemmia al supermercato o allo sportello postale.

Quando bestemmiare è un reato

Quanto visto sull’illecito amministrativo è evidentemente una forma di tutela del benessere collettivo che risulta in qualche modo conciliante con la laicità dello Stato. È però anche vero che dalla laicità dello Stato deriva anche la libertà di culto e il conseguente rispetto delle fedi religiose, anche se non condivise.

Esiste, dunque, un caso in cui bestemmiare è reato, ossia quando si integra la fattispecie del vilipendio, un reato che riguarda le manifestazioni di disprezzo ai danni di valori socialmente importanti, come quello religioso. Il reato di vilipendio si configura quando l’offesa:

  • Avviene ai danni di fedeli, in quanto tali, o formali rappresentanti di un culto;
  • è finalizzata all’offesa della religione.

In questo caso, quando il vilipendio si esprime con una bestemmia, l’aspetto rilevante non è l’offesa alla Divinità o alla sensibilità, bensì proprio l’oltraggio alla religione e alla libertà religiosa. Per questo motivo il reato è punibile con la multa da 1.000 a 5.000 euro.

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# Reato

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