Dietro agli incendi in Amazzonia potrebbe esserci un piano del presidente Jair Bolsonaro per deforestare, costruire e coltivare
Nelle ultime settimane, molti osservatori internazionali hanno suggerito che dietro ai roghi in Amazzonia ci potrebbe essere lo zampino del presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Un nuovo report giornalistico, adesso, rivela che potrebbe non trattarsi di episodi isolati, ma un vero e proprio piano di colonizzazione del polmone della Terra.
Amazzonia, incendi sono progetto di deforestazione
La deforestazione dell’Amazzonia è un progetto vecchio, che diversi capi di governo e dittatori del Brasile hanno tentato di attuare nel corso degli ultimi cento anni. Ma sempre con scarsi risultati.
Secondo The Intercept, Bolsonaro starebbe tentando di far rivivere il vecchio sogno militare per due ragioni: favorire la crescita economica del Brasile e proteggerne i confini. Il progetto avrebbe addirittura un nome: Baron del Rio Branco.
Il sito d’inchiesta del giornalista americano Glenn Greenwald sarebbe in grado di provare la notizie perché è entrato in possesso di documenti confidenziali, ovvero degli audio e addirittura delle slide utilizzate per una presentazione a capi militari.
Il governo di Brasilia starebbe pianificando una “invasione” della foresta amazzonica, un’avanzata verso l’interno per costruire progetti su larga scala: una centrale idroelettrica, ponti, dighe e vari collegamenti autostradali. Questi ultimi servirebbero a favorire lo spostamento della popolazione verso lo scarsamente popolato Nord del Paese.
Amazzonia, incendi dolosi per agricoltura e autostrade?
Ognuno di questi progetti prevede nuove ondate di deforestazione e la distruzione delle comunità locali. I documenti di The Intercept mostrano come Bolsonaro intenda sfruttare il territorio per individuare potenziali miniere e riconvertire il suolo per il settore agricolo.
I principali progetti sono tre: una diga per la produzione di energia idroelettrica, un ponte sul Rio delle Amazzoni, e un’estensione dell’autostrada BR-163 lungo il confine con il Suriname.
Oltre allo sfruttamento del suolo, una ragione non dichiarata della deforestazione è quello del timore di un’invasione del Brasile attraverso le regioni settentrionali scarsamente popolate.
Il progetto Rio Branco è stato presentato a Febbraio dalla Segreteria Speciale per gli Affari Strategici, un’entità controllata dalla Presidenza e incaricata della crescita sociale economica a lungo termine del Brasile. La Segreteria è guidata dal generale Maynard Marques de Santa Rosa, mentre il piano è coordinato dal colonnello Raimundo César Calderaro.
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LucaBart
Settembre 2019
Vorrei fare notare che il progetto, se vero, ha poco a che vedere con l’Amazzonia, visto che basta conoscere la geografia e vedere come il confine del Suriname coincide con lo stato di Parà, e lì vicino pure lo stato di Roraima mentre solo le propaggini più orientali dello stato dell’Amazonas sono distanti oltre 200 km dal confine più occidentale del Suriname. Ritengo che questo sia un articolo inventato per propaganda contro Bolsonaro, propaganda di fiato corto e di stampo colonialista ed imperialista da parte di nazioni ipocrite come quelle europee che hanno molto da farsi perdonare. In quanto al ponte sul Rio Delle Amazzoni, ricordo che a monte del supposto progetto esiste la città di Manaus, oltre 2 milioni di abitanti, con un ponte che attraversa il Rio Negro, città che esiste da secoli, e dove si esibì pure Toscanini a fine XIX secolo. Mi chiedo con quale malafede un giornalista, un direttore ed un editore fornisce notizie manipolate, inaccurate e false se non per la volontà di creare un clima di odio contro Bolsonaro, presidente democraticamente eletto a larga maggioranza dal popolo brasiliano dopo un ventennio di governi di sinistra corrotti, che hanno rubato, impoverito e svenduto il paese proprio agli speculatori delle nazioni europee che ora criticano Bolsonaro. La sindrome da rifiuto e negazione contro Bolsonaro da parte dei giornalisti schierati (traduci di sinistra) è seconda solo alla sindrome di rifiuto contro Trump. Leggere i vostri articoli che osannano presidenti mentecatti come Macron, Merkel, Xi Ping, Trudeau per I loro presunti meriti a favore dell’ambiente vi qualifica come dei incapaci e venduti e mi obbliga a disdire ogni aggiornamento a Money.it perché trattasi evidentemente di informazione tesa a manipolare grazie a false notizie. Fate decisamente schifo ed auguro la vostra chiusura al più presto.
Mario D’Angelo
Settembre 2019
Gentile Luca,
dispiace molto leggere questi commenti, non tanto per gli insulti (che esistono da prima dei giornali online), ma perché qui si tratta di informazione e non di dibattiti sui massimi sistemi della destra e della sinistra (ammesso che si possa ancora fare una distinzione così netta.
Se Lei adesso ha disattivato le notifiche ci dispiace per il fatto di sapere che un lettore scelga di non confrontarsi puntualmente con i fatti meno rassicuranti rispetto alla propria posizione.
I documenti al 99% sono esistenti, poi lei è libero di giudicarli o meno compromettenti. Quanto alla geografia (se ho capito bene il suo ragionamento), gli stati da lei citati - Parà, Roraima e Amazonas, che comprendono la maggior parte dell’Amazzonia - sono parte del Brasile e Bolsonaro c’entrerebbe eccome.
Ci auguriamo che trovi il giornale che riporti solo quei fatti che Le sono più graditi. Per esperienza crediamo che sia improbabile trovarne uno così, perciò rimaniamo a Sua disposizione.