Allarme climatico, tre Regioni italiane ad alto rischio: la classifica europea

Giorgia Bonamoneta

20 Febbraio 2023 - 18:30

Quali sono le regioni del mondo maggiormente a rischio allarme climatico? Ecco le tre Regioni italiane più a rischio nella classifica europea e quali sono le conseguenze.

Allarme climatico, tre Regioni italiane ad alto rischio: la classifica europea

Si parla da tempo d’allarme climatico e le sue conseguenze sul territorio abitato, quello naturale, la fauna, il patrimonio culturale, l’economia e la popolazione.

I numerosi eventi catastrofici e drammatici avvenuti nella nostra penisola sono o dovrebbero essere un motivo di allarme non tanto per la popolazione, quanto per le istituzioni. Se servisse ancora una conferma, questa è giunta da un’analisi globale del patrimonio immobiliare e del territorio compiuta da The Cross Dependency Initiative. Il gruppo ha analizzato i rischi climatici e ha sottolineato come l’Italia e la Germania siano tra le zone più ad alto rischio d’Europa.

In particolare in Italia sono tre le regioni che hanno fatto segnalare il più alto livello di rischio. Nella classifica, la top 10 di Europa per i territori con la maggiore esposizione ai rischi climatici, le regioni più a rischio sono: Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. È in queste Regioni, troppo edificate, con alto livello di cementificazione ed erosione delle zone di assorbimento, che si manifestano o si manifesteranno gli eventi climatici più estremi come di conseguenza inondazioni, ondate di calore, incendi boschivi e tempeste violente.

Ecco la classifica delle Regioni zone più a rischio e quali sono le conseguenze visibili dell’allarme climatico.

Il mondo diviso in due: alluvioni e siccità come fenomeni estremi

Cosa sta succedendo al clima? Se ancora non si fosse capito, il clima sta cambiando e lo sta facendo in maniera estremamente rapida rispetto a quanto naturalmente è sempre accaduto. Si parla così di cambiamento dovuto all’azione dell’essere umano. Se l’essere umano ha generato il cambiamento climatico e le sue devastanti conseguenze, può anche fare un passo indietro e tentare di arginare la crisi, ma la risposta è lenta.

Il mondo è diviso in questi giorni in due diverse crisi: da una parte la troppa acqua, dall’altra la siccità. In Brasile piogge intense stanno causando inondazioni e frane, l’evacuazione di centinaia di persone e la morte di almeno 40 vittime accertate; così anche in Nuova Zelanda, dove le inondazioni e il ciclone Gabrielle hanno causato numerosi danni a case e infrastrutture. Il governo neozelandese ha chiarito in una comunicazione ufficiale che il colpevole è il cambiamento climatico.

Non mancano però neanche dei fenomeni che apparentemente sono all’opposto, ovvero l’estrema siccità in Argentina o in Italia. Argentina e Cile sono stati toccati da livelli di siccità tra i peggiori degli ultimi sessant’anni, con il fiume Paranà a livelli bassissimi, con conseguenze sulla produzione di energia idroelettrica, l’agricoltura e gli incendi tra più devastanti mai registrati. Un danno economico che è stato stimato in oltre 10 miliardi di dollari.

In Italia la situazione non è migliore, con una siccità che non è più una crisi emergenziale, ma sistematica. Nel 2022 la siccità estiva ha fatto 6 miliardi di euro di danni per la sola agricoltura secondo la stima di Coldiretti. Nel 2023 in pieno inverno si sta già patendo la siccità e da qui all’estate mancano almeno 50 giorni di pioggia rispetto alla media stagionale per garantire il minimo livello di sostentamento di persone, animali e agricoltura.

È allarme climatico per l’Europa: i risultati dell’indagine Xdi

È allarme climatico dice The Cross Dependency Initiative, un gruppo di analisi del rischio climatico fisico che analizza il patrimonio immobiliare e del territorio per comprendere il collegamento tra questi e i rischi climatici. Dall’analisi è emersa una classifica delle prime 10 regioni e zone più ad alto rischio climatico in Europa e nel mondo. Sono tre le Regioni italiane altamente a rischio, ovvero Veneto (quarto posto), Lombardia (quinto posto) ed Emilia-Romagna (ottavo posto).

Accanto a queste molte regioni della Germania e della Russia europea, che condividono rischi tra cui inondazioni fluviali e superficiali, inondazioni combinate con inondazioni costiere, caldo estremo, incendi boschivi, movimento del suolo legato alla siccità, vento estremo e congelamento. Tutta Europa soffre, ma non si sta facendo molto.

La classifica delle prime cinque zone di rischio al mondo, su oltre 2.600 regioni analizzate di tutto il mondo, sono:

  • Bassa Sassonia (in Germania);
  • le Fiandre (in Belgio);
  • Krasnodar (in Russia);
  • Veneto (in Italia);
  • Lombardia (in Italia).

Le conseguenze della crisi climatica: natura, cose e persone

Non è difficile immaginare le conseguenze del cambiamento climatico perché da anni si cerca di fare informazione in merito, ma spesso gli interessi economici vengono prima delle prospettive dei prossimi 5 o 10 anni. Eppure è evidente come l’aumento di riscaldamento globale, di origine antropica, stia cambiando la quotidianità. Salvatore Pascale del Centro per la sostenibilità ai cambiamenti climatici della Bologna Business School ha spiegato che l’anomalia anticiclonica persistente sull’Europa occidentale è stata esacerbata dal cambiamento climatico causato dall’uomo, con anomalie di pressione atmosferica più grandi, più estese e temperature più elevate alla superficie.

A questa si devono aggiungere anche quei fenomeni considerati “emergenziali”, nubifragi o che richiedono un’azione rapida, ma sempre unica. Il punto di vista è quello dell’evento estremo, raro, invece che sistemico. II responsabile programmi nazionali di Ecco Climate (Tink Tank italiano per il clima), economista ambientale, ha spiegato infatti che il costo dell’inazione è di gran lunga più alto di quello che si dovrebbe sostenere per mettere in campo efficaci azioni di mitigazione e adattamento. A questo proposito suggerisce di allineare gli investimenti pubblici e incentivare quelli privati verso la decarbonizzazione.

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