Acquisto sbagliato e-commerce: diritto di recesso

Marco Montanari

05/12/2021

06/12/2021 - 09:20

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Cosa succede in caso di acquisto sbagliato su una piattaforma di e-commerce? È possibile restituire il prodotto e ottenere il rimborso del prezzo? Sì: ecco cosa prevede il diritto di recesso.

Acquisto sbagliato e-commerce: diritto di recesso

È diventato ormai sempre più comune il ricorso agli acquisti on-line (o in e-commerce) di prodotti o servizi quale metodo senza dubbio vantaggioso in termini di praticità.

Il compratore-consumatore, infatti, riceve comodamente a casa (o in altro luogo eventualmente indicato) il prodotto desiderato senza doversi recare fisicamente presso l’esercizio commerciale del venditore-professionista.

A fronte di tali vantaggi, tuttavia, esistono anche possibili svantaggi: il prodotto non può essere verificato personalmente prima dell’acquisto, ben potendo, dunque, non rispondere alle reali esigenze del cliente.

È infatti possibile che il compratore si sia semplicemente sbagliato nell’effettuare l’acquisto on-line.

Il Codice del consumo prevede, allora, un efficace rimedio: il diritto di recesso (o di ripensamento), di cui il consumatore può avvalersi entro un certo termine senza fornire alcuna motivazione, al fine di ottenere il rimborso integrale del prezzo pagato dietro restituzione del bene.

Cosa sono i contratti a distanza?

La materia degli acquisti tramite e-commerce rientra nella disciplina prevista dal Codice del consumo (D. Lgs. n. 206/2005) in tema di contratti a distanza.

È definito contratto a distanza “qualsiasi contratto concluso tra il professionista e il consumatore nel quadro di un regime organizzato di vendita o di prestazione di servizi a distanza senza la presenza fisica e simultanea del professionista e del consumatore, mediante l’uso esclusivo di uno o più mezzi di comunicazione a distanza fino alla conclusione del contratto, compresa la conclusione del contratto stesso” (art. 45).

Il contratto a distanza, per essere tale, deve presentare le seguenti caratteristiche:

  • il fatto che sia concluso tra consumatore e professionista;
  • il fatto che sia concluso in un regime organizzato di vendite o prestazioni di servizi a distanza;
  • la non presenza fisica e simultanea di professionista e consumatore;
  • la sua conclusione mediante mezzi di comunicazione a distanza (come internet, appunto).

Il professionista (in tal caso, il venditore) che si avvale di questo tipo di contratti deve adempiere determinati doveri di informazione prima della conclusione del contratto.

Tra le informazioni più importanti, da rendere in maniera chiara e comprensibile (art. 49), si possono includere quelle relative a:

  • le caratteristiche principali dei beni o servizi;
  • l’identità del professionista;
  • l’indirizzo della sede del professionista e i suoi recapiti;
  • il prezzo totale dei beni o dei servizi e ogni altro costo connesso all’acquisto;
  • l’eventuale costo dell’utilizzo del mezzo di comunicazione a distanza per la conclusione del contratto;
  • le modalità di pagamento, consegna ed esecuzione, la data entro la quale il professionista si impegna a consegnare i beni o a prestare i servizi;
  • le condizioni, i termini, le procedure, gli eventuali costi e ogni altra informazione relativa all’esercizio del diritto di recesso;
  • un promemoria dell’esistenza della garanzia legale di conformità per i beni;
  • le informazioni relative alle altre condizioni contrattuali praticate.

Il diritto di recesso

Abbiamo visto che, tra gli obblighi preliminari al contratto, il venditore deve informare il compratore in merito all’esistenza e alle modalità di esercizio del diritto di recesso.

Ma cos’è il diritto di recesso nei contratti a distanza?

Esso può essere definito come il diritto di ripensamento, ovvero la facoltà del consumatore di restituire il bene a fronte del rimborso del prezzo pagato senza l’obbligo di fornire una motivazione.

In particolare, attraverso l’esercizio di questo diritto, il consumatore decide di sciogliere unilateralmente il contratto con il professionista.

Ma entro quando va esercitato il recesso? Vediamo di seguito quali sono i termini previsti dalla legge.

I termini del recesso

In caso di acquisto sbagliato - o, più in generale, in tutti i casi di acquisti “non voluti” - il consumatore dispone di un periodo di 14 giorni per recedere dal contratto senza dover fornire alcuna motivazione e senza dover sostenere costi aggiuntivi.

Questo periodo inizia a decorrere, in via generale:

  • dalla conclusione del contratto, in caso di contratto di servizi stipulato via web o comunque a distanza;
  • dal ricevimento del prodotto da parte del compratore, quando il contratto ha ad oggetto la vendita a distanza.

Quindi, in caso di vendita e-commerce, il termine utile per esercitare il recesso deve essere calcolato a partire dal giorno di effettiva consegna del prodotto.

È da quel momento, infatti, che il consumatore ha la possibilità di verificare, di persona, l’acquisto effettuato.

Ma cosa succede, a questo termine, se il venditore non rispetta l’obbligo di informazione relativo al recesso?

Nei casi in cui il professionista non abbia fornito al consumatore le informazioni sul diritto di recesso, il periodo di recesso termina 12 mesi dopo la fine del periodo di recesso iniziale (art. 53).

Ciò vuol dire che:

  • se il venditore ha correttamente preavvisato il consumatore sul diritto di recesso, questo potrà essere esercitato, come visto, entro il termine di 14 giorni dal ricevimento del prodotto;
  • se il venditore non ha fornito le dovute informazioni, il termine è aumentato a 12 mesi e inizia a decorrere dal quattordicesimo giorno successivo al ricevimento del prodotto.

Le modalità di recesso

Abbiamo visto cos’è ed entro quando va esercitato questo diritto.

Vediamo ora quali sono le modalità di recesso previste dal Codice del consumo.

Secondo l’articolo 54, il recesso può essere esercitato, prima della scadenza dei termini di cui sopra:

  • utilizzando il modulo tipo di recesso di cui all’allegato I, parte B dello stesso Codice del consumo; oppure
  • presentando una qualsiasi altra dichiarazione esplicita della sua decisione di recedere dal contratto.

Il venditore può inoltre rendere disponibile sul proprio sito internet un’apposita sezione dove compilare e inviare elettronicamente la dichiarazione di recesso.

Nella prassi, quest’ultimo è il metodo più utilizzato dalle piattaforme di e-commerce.

Gli effetti del recesso

Una volta esercitato secondo le modalità previste dalla legge, quali effetti legali comporta il recesso?

L’esercizio del diritto di recesso pone termine agli obblighi delle parti:

  • di eseguire il contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali; oppure
  • di concludere un contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali nei casi in cui un’offerta sia stata fatta dal consumatore (art. 55).

In altri termini, venditore e compratore non saranno più obbligati a eseguire le rispettive prestazioni: il compratore non dovrà pagare il prezzo (che gli verrà rimborsato) e il venditore non dovrà consegnare il prodotto (che gli verrà restituito).

Ma vediamo, di seguito, quali sono gli specifici obblighi delle parti in caso di recesso.

Gli obblighi delle parti

A recesso avvenuto, il professionista ha l’obbligo di rimborsare tutti i pagamenti ricevuti dal consumatore senza indebito ritardo e comunque entro quattordici giorni dal giorno in cui è informato della decisione del consumatore di recedere dal contratto” (art. 56).

Le eventuali spese di consegna sostenute dal consumatore sono anch’esse rimborsate?

La risposta è , salvo che il consumatore abbia scelto espressamente un tipo di consegna diverso da quello più economico proposto dal professionista.

Quali obblighi ha, invece, il consumatore?

L’obbligo principale del consumatore, secondo l’articolo 57, è quello di restituire il prodotto a meno che il professionista non abbia concordato di ritirarlo a sua cura e spese.

La restituzione deve avvenire senza indebito ritardo e, in ogni caso, entro 14 giorni dalla data di comunicazione del recesso.

A tal fine, è sufficiente per il consumatore rispedire il prodotto (reso) entro il termine di 14 giorni dalla comunicazione di recesso: non ha importanza il fatto che il venditore lo riceva entro lo stesso termine.

Quanto costa il recesso?

Si è detto che l’esercizio del diritto di recesso è gratuito.

Le uniche spese a carico del consumatore sono rappresentate dai costi di reso, a meno che:

  • il venditore non abbia espressamente dichiarato di farsene carico (come avviene in caso di reso gratuito); oppure
  • abbia omesso di informare il consumatore che tali costi sarebbero stati, per legge, a suo carico (art. 57).

Esistono, infine, alcune eccezioni alla possibilità di recedere dai contratti a distanza: vediamo quali.

Le eccezioni al diritto di recesso

L’articolo 59 prevede alcune eccezioni al diritto di recesso, ovvero dei casi in cui al consumatore non è riconosciuta la facoltà di ripensamento in merito al contratto concluso.

Tra i vari casi, il recesso non può essere esercitato relativamente a:

  • la fornitura di beni confezionati su misura o chiaramente personalizzati;
  • la fornitura di beni che rischiano di deteriorarsi o scadere rapidamente;
  • la fornitura di beni sigillati che non si prestano a essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute, aperti dopo la consegna;
  • la fornitura di registrazioni audio o video sigillate o di software informatici sigillati, aperti dopo la consegna;
  • la fornitura di giornali, periodici e riviste a eccezione dei contratti di abbonamento;
  • la fornitura di contenuto digitale mediante supporto non materiale, se l’esecuzione del contratto è iniziata con l’accordo del consumatore e con l’espressa accettazione del fatto che, in tal caso, il diritto di recesso si intendeva rinunciato.

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