L’economia della Germania, la forza motrice dell’Eurozona, comincia a mostrare segni di cedimento sotto il peso della crisi che coinvolge il governo, i consumatori e le aziende di tutta l’area economica. A confermarlo, sono gli ultimi dati relativi al mese di settembre e le aspettative incerte sul futuro.
Gli ultimi dati
La produzione industriale durante il mese di agosto è scesa al -0.5% rispetto al 1.2% del mese di luglio. Gli ordini industriali sono scesi del 1.3%, ma allo stesso tempo, le esportazioni al di fuori dell’eurozona e la disoccupazione, al minimo storico degli utlimi due anni, sembrerebbero limitare il rallentamento generale che sta colpendo l’economia.
A lungo, la Germania è riuscita ad isolarsi e a rendersi immune dal generale rallentamento che ha colpito la zona euro, ma ora quel momento è finito e anche l’economia del paese (sino ad oggi) più forte del blocco comincia a vacillare, lasciando intravedere possibilità di stagnazione per il resto dell’anno.
L’attività del settore delle costruzioni è scesa al 2.8% da luglio ad agosto, la produzione dei beni intermedi è scesa del 1.3%, mentre è aumentata allo 0.3% la produzione dei beni destinati al consumo e il prodotto delle aziende del settore energetico ha guadagnato 1.5%.
La crescita economica ha subito un rallentamento dello 0.3% nell’ultimo trimestre, rispetto allo 0.5% di quello precedente. La fiducia dei mercati, invece, è scesa al minimo degli ultimi due anni e mezzo.
Prospettive future
Durante il mese di settembre, la fiducia degli investitori è aumentata per la prima volta in 5 mesi dopo che la Banca Centrale Europea ha annunciato il piano di acquisti illimitato sul mercato delle obbligazioni e dopo iul lancio del terzo round di quantitative easing dalla Federal Reserve.
L’economia della Germania si espanderà dello 0.9% quest’anno, rispetto alla contrazione dello 0.5% prevista per l’intera area economica dell’Eurozona.
Insomma, sebbene dalla zona Euro provengano alcuni segni di postiva ripresa, soprattutto per il prossimo anno, è possibile che i numeri di crescita cui assisteremo saranno davvero marginali.
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