La borsa di Wall Street è stata acquistata da Intercontinental Exchange, colosso dei future, per la cifra di 8,2 miliardi di dollari.
Il New York Stock Exchange perde così la propria autonomia dopo 200 anni di vita.
A motivare la vendita, la situazione in declino della borsa americana, il cui titolo, dal 2011 ad oggi, ha subito uno slittamento verso il basso pari 32%.
Il New York Stock Echange ( NYSE)
La borsa di Wall Street è un’istituzione che vanta 200 anni di vita alle spalle.
È attualmente la più grande borsa mondiale in relazione al volume di scambi e la seconda per numero di società quotate.
La sua capitalizzazione totale ammonta a 21 mila miliardi di dollari, di cui 7000 relativi ad aziende non americane.
Queste cifre e la sua conseguente importanza le hanno valso il soprannome di “Big Board”.
La sede del NYSE è situata a New York, Broad Street n° 8, sebbene quando se ne parla si faccia riferimento alla sede in cui avvengono le contrattazioni: Wall Street n° 11.
La NISE è stata sino a ieri gestita dall’omonimo “Gruppo NYSE” che, dopo aver rifiutato una precedente offerta della Intercontinental Exchange nel 2011, ha dovuto capitolare difronte alla nuova proposta del colosso dei mercati future.
A motivare la vendita del NYSE il brusco calo subito dal titolo negli ultimi anni, pari a meno 32%, imputabile in massima parte a due fattori:
- incremento della concorrenza nel settore;
- diminuzione continua dei profitti relativi al trading, specie di quello azionario.
La capitalizzazione del titolo si aggira attualmente intorno ai 5,8 miliardi di dollari.
L’acquirente: Intercontinental Exchange (ICE)
L’ICE ha una storia relativamente breve: fondato nel 2000 da Jeffey Sprecher, ex ingegnere convertitosi alla finanza, il gruppo è cresciuto costantemente negli ultimi anni è adesso vanta un valore di 9,3 miliardi di dollari.
L’ICE si è sempre tenuto alla larga dalle azioni, concentrando il proprio interesse sui redditizi future delle commodities (specie dell’energia): la scarsa sovrapposizione di business di ICE e NYSE dovrebbe garantire una relativa tranquillità dopo la fusione.
La fusione
Già nel 2011 ICE aveva tentato l’acquisto di NYSE.
L’affare non era però andato in porto. All’epoca la cifra offerta dal gruppo di Sprecher era sostanzialmente più alta (11 miliardi di dollari), ma va tenuto conto che anche il valore di Wall Street lo era, e la nuova offerta (8,2 miliardi di dollari) è commisurata al calo subito dal titolo negli ultimi tempi (-32% dal 2011).
È intenzione dell’ICE conservare il NYSE LIFFE sulla piazza di Londra e anche il NISE EURONXT.
Diversa la sorte riservata alla collezione dei mercati azionari dell’Europa continentale, che subirà uno scorporo tramite il collocamento.
Gli azionisti del NYSE potranno godere degli 8,2 miliardi di dollari come meglio credono, ricevendo la loro quota in denaro o in ulteriori azioni del titolo.
Secondo Sprecher l’operazione che ha visto l’acquisto di Wall Street da parte del suo gruppo sarebbe solo un adattamento rispondente all’evoluzione infrastrutturale del mercato.
S&P minaccia il taglio del rating
L’agenzia di rating Standard&Poors non ha visto di buon occhio l’acquisizione di Wall Street da parte di ICE.
La fusione è stata finanziata sia attraverso la liquidità disponibile sia attraverso l’indebitamento.
Per l’agenzia di rating questo comporta un rischio ingente per la solvibilità della società, tanto che esistono il 50% di possibilità che il rating di Wall Street (A+, per il momento) subisca un taglio netto a breve termine.
© RIPRODUZIONE RISERVATA