Virus, nuova ondata dal Brasile: la previsione dell’esperto

Martino Grassi

20 Maggio 2020 - 12:10

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La prossima pandemia potrebbe avere origine dall’Amazzonia secondo David Lapola, un ecologo dell’Università di Campinas.

Virus, nuova ondata dal Brasile: la previsione dell’esperto

La prossima pandemia potrebbe partire dal Brasile e più precisamente dall’Amazzonia. Questa zona tropicale è particolarmente ricca di ogni genere di virus, tra cui anche i coronavirus, molto simili a quello responsabile della COVID-19. A dirlo è il prof. David Lapola, ecologo dell’Università di Campinas.

Nella foresta amazzonica vi è un’altissima concentrazione di biodiversità e qui vivono moltissime specie diverse, tra cui anche quelle “invisibili” (microrganismi), in perfetto equilibrio tra loro. Una piccola modifica all’ecosistema potrebbe causare un cambiamento nel comportamento dei germi e renderli potenzialmente pericolosi per l’uomo. L’OMS aveva già allertato che ci sarebbero state altre pandemie. Osservando l’aumento delle infezioni passate dagli animali all’uomo, questa ipotesi sembra essere possibile.

La prossima ondata di virus dall’Amazzonia

Il maggior numero di casi di spillover, ossia di salto di specie da un animale all’uomo, si è verificato in Asia meridionale, con la COVID-19, l’influenza asiatica e l’aviaria, e dall’Africa con l’ebola, la zika e la febbre del Nilo. La causa di queste malattie tuttavia non è da ricercare negli animali, ma negli uomini che si immettono in questi ecosistemi, modificandone l’equilibrio e obbligando gli animali ad adattarsi.

La pericolosità dell’Amazzonia, oltre all’elevato numero di virus che contiene, è dovuta anche ai continui interventi dell’uomo, che possono essere la causa di un’esportazione della malattia nella società, al di fuori dell’ambiente in cui si trovava originariamente.

I rischi della deforestazione

Tra le principali cause che potrebbero generare una nuova pandemia originaria dal Brasile c’è senza dubbio l’eccessiva deforestazione a cui questa zona è sottoposta, che oltre a uccidere molti animali, spinge l’uomo ad abitare zone in cui non era mai stato.

Dal 2019, il presidente Jair Bolsonaro ha aumentato il disboscamento dell’85% rispetto all’anno precedente. Bolsonaro ha espresso più volte le sue posizioni in merito alla questione, incentivando l’estensione degli allevamenti, le operazioni di estrazione e la deforestazione dell’Amazzonia.

Dagli allevamenti intensivi sono nati molti virus come quello Ebola, Zika, ma anche peste bubbonica, salmonella, la tubercolosi, la toxoplasmosi. Questi agenti patogeni si potrebbero prevenire limitando il numero di animali all’interno di uno specifico allevamento e vaccinando con regolarità il bestiame. Ad aggravare la situazione ci sono anche gli incendi della scorsa estate che hanno ridotto in cenere oltre 12 milioni di ettari di foresta.

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