Come riconoscere la variante inglese del Covid? Ecco cosa sappiamo su sintomi e differenze del virus mutato rispetto a quello originale e alle altre varianti.
L’Italia è alle prese con una nuova fase dell’epidemia di Covid caratterizzata dalla diffusione delle nuove varianti. Quella che desta particolare allarme, al momento, è la variante inglese presente in quasi tutte le regioni e responsabile, secondo i dati, di 1 caso Covid su 5.
Ma quali sono i sintomi della variante inglese e le differenze rispetto al vecchio virus? Come fare per riconoscerla? Ecco tutte le cose da sapere.
Sintomi variante inglese
- Al momento gli studi suggeriscono che la variante inglese causa gli stessi sintomi del ceppo originale. Chi contrae il virus mutato, quindi, può avere: febbre
- tosse secca
- stanchezza
- dolori muscolari e articolari
- gola infiammata
- mal di testa
- congiuntivite
- diarrea
- perdita di gusto e olfatto
- eruzioni cutanee o scolorimento delle dita delle mani e dei piedi
In entrambi i casi i sintomi più gravi sono difficoltà respiratorie e dispnea, dolore o pressione al petto e perdita di parola o di movimento.
Differenze sintomi variante inglese e virus originale
Solo dai sintomi non possiamo sapere se quello che ci ha colpiti è il virus originario o la variante inglese, anche se non mancano studi che hanno provato a scoprirne di più. Recenti dati forniti dall’Istituto nazionale di statistica in UK (ONS), ad esempio, rivelano che la nuova variante inglese ha sintomi e caratteristiche leggermente diversi.
I dati sui tamponi effettuati tra il 15 novembre e il 16 gennaio mostrano che le persone che avevano contratto la variante inglese avevano maggiori probabilità di sviluppare alcuni sintomi meno frequenti nel ceppo originale.
Nel periodo preso in esame, il 50,7% delle persone risultate positive al Covid-19 in Inghilterra ha detto di aver avuto sintomi (leggermente di più rispetto a chi ha preso il ceppo originale).
I principali sintomi rilevati nel ceppo inglese sono quelli classici, che ormai conosciamo, ovvero: tosse, febbre, mal di testa, spossatezza, dolori muscolari e mal di gola. Stando al sondaggio, però, è più facile che questi sintomi si manifestino con la variante inglese che con il ceppo originale.
Un’altra particolarità riguarda la perdita di gusto e olfatto: sintomo abbastanza comune del Covid, è meno frequente in chi ha contratto la variante inglese del virus.
Per quanto riguarda altri sintomi del Covid meno comuni, come diarrea, nausea, problemi gastrointestinali non c’è evidenza di differenza tra persone con variante inglese e vecchio virus.
Come riconoscere la variante inglese?
Si può solo studiando i sottocampioni dei tamponi positivi e attraverso il sequenziamento del genoma del virus. Un processo che viene effettuato nei laboratori tramite reagenti e sonde specializzate nel rilevare le mutazioni.
Per rendere più snello e veloce il processo è stato messo a punto un test rapido per identificare le tre varianti (inglese, brasiliana e sudafricana). Lo strumento è stato sviluppato dal virologo Francesco Broccolo dell’università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano insieme a un’azienda italiana, e si basa sulla tecnologia PCR Multiplex, specializzata nell’individuare mutazioni all’interno di un gene utilizzando delle sonde molecolari marcate con molecole fluorescenti (fluorocromi).
Cos’è la variante inglese e chi colpisce di più
La variante inglese del Covid-19, indicata con le sigle 20B/501YD1 o B.1.1.7, è chiamata così perché è stata scoperta per la prima volta nel Regno Unito a metà dicembre 2020. Da allora si è diffusa sempre di più in Europa e nel mondo, arrivando anche in Italia. Nel nostro Paese la variante inglese è la mutazione più diffusa, accanto a brasiliana e sudafricana.
Dagli studi condotti finora è emerso che la variante inglese è più contagiosa dal 30 al 50% rispetto alle altre varianti in circolazione, e può avere una mortalità fino al 70% superiore. Secondo gli esperti, quindi, la variante inglese del SARS-CoV-2, è sia più contagiosa che letale.
La variante inglese sembra colpire i bambini in modo più significativo rispetto al virus originale, e secondo uno studio condotto dall’Imperial College London, anche le giovani donne in salute sono più a rischio di contrarre forme gravi che richiedono il ricovero. Se prima erano meno vittime dell’infezione rispetto agli uomini, con rischio molto inferiore di ospedalizzazione, adesso la percentuale è del 50%.
Cosa cambia per i vaccini
La domanda cruciale che ora ci si pone è se i vaccini anti-Covid sviluppati e iniettati finora saranno efficaci anche contro le nuove varianti del virus.
Non ci sono prove attuali che suggeriscano che il nuovo ceppo influisca sui vaccini e i trattamenti già approvati. Dagli studi effettuati finora risulta altamente improbabile che questa mutazione non risponda ai vaccini anti-Covid. Tuttavia gli scienziati sono costantemente al lavoro per confermare questa tesi.
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