Usare i farmaci per i condannati a morte sui pazienti con coronavirus: la richiesta dei medici

Leonardo Pasquali

23 Aprile 2020 - 13:42

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Negli Stati Uniti alcuni medici hanno richiesto scorte di farmaci utilizzati per i condannati a morte per trattare i pazienti con COVID-19, ma c’è un problema: sono medicinali segreti.

Usare i farmaci per i condannati a morte sui pazienti con coronavirus: la richiesta dei medici

I farmaci utilizzati per i condannati a morte negli USA possono essere validi per trattare i pazienti ricoverati con coronavirus.

Per questo un gruppo di esperti tra farmacisti, funzionari della sanità pubblica e medici ha scritto una lettera ai governatori degli Stati in in cui è in vigore la pena di morte per chiedere di inviare scorte alle strutture ospedaliere.

Tuttavia, le pratiche sono avvolte da un alone di segreto nella maggior parte dei casi e non è dato sapere quali medicinali vengano realmente utilizzati.

Coronavirus, farmaci per i condannati a morte per curare i malati

La strada verso un vaccino per il coronavirus è ancora lunga, intanto si cerca di utilizzare i farmaci già in commercio per gestire le epidemie. Quelli utilizzati sui condannati a morte potrebbero tornare utili nel trattamento delle persone in terapia intensiva malate di COVID-19.

Sarebbero infatti efficaci per alleviare il dolore dei pazienti attaccati ai ventilatori polmonari. Tra i medicinali in questione ci sarebbero il midazolam, il bromuro di vecuronio e l’oppioide fentanil. La richiesta negli USA è schizzata alle stelle nel mese di marzo, facendo registrare un incremento del 73%.

A questo proposito diversi esperti tra funzionari della sanità pubblica, medici e farmacisti hanno inviato una lettera agli Stati in cui è legale la pena di morte, che sono in totale 25, di inviare scorte agli ospedali al più presto. Si legge:

“Le vostre scorte potrebbero salvare centinaia di vite umane, nonostante sia solo una piccola frazione sulla conta totale delle vittime. È il fondamento etico della medicina quello di dare valore a ogni singola vita”.

Gli Stati rispondono: “Non abbiamo questi farmaci”

A complicare la faccenda c’è la segretezza della pratica delle esecuzioni capitali negli Stati in cui è legale la pena di morte, un cortocircuito che non permette di capire quali siano i medicinali che vengono realmente utilizzati. Secondo Robert Dunham, direttore esecutivo del Death Penalty Information Center, i farmaci non verranno messi a disposizione perché alcune case farmaceutiche si sarebbero già opposte al loro utilizzo sui condannati a morte.

A rispondere all’appello finora solamente pochi Stati, tra cui il Wyoming, Arkansas, Texas e lo Utah. In generale però le reazioni sono state negative e in diversi casi si è negato l’impiego di questi medicinali. Alabama e Florida, sempre interpellati dall’Associtated Press, non hanno commentato la lettera ricevuta. Il Tennessee non ha confermato né smentito di esserne in possesso ma ha ribadito come non vi sia l’intenzione di metterli a disposizione per gli ospedali. Infine, l’Oklahoma ha dichiarato di non aver ricevuto nessuna richiesta.

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