Unicredit è la vera sorvegliata speciale del sistema bancario: ecco perché

Antonio Atte

04/08/2016

Unicredit: i dubbi riguardano l’entità dell’aumento di capitale che la banca dovrà affrontare. Ma soprattutto la tempistica. Riflettori puntati su Piazza Aulenti.

Unicredit è la vera sorvegliata speciale del sistema bancario: ecco perché

Unicredit è la vera sorvegliata speciale di tutto il sistema bancario italiano. Gli esiti degli stress test condotti dalla Banca Centrale Europea hanno dipinto un quadro a tinte chiaro-scure per l’istituto di Piazza Gae Aulenti.

Di fatto Unicredit ha superato la prova di sforzo somministrata dall’EBA ma la promozione è avvenuta con molte riserve: la banca guidata da Jean-Pierre Mustier è risultata la quarta peggiore d’Europa in termini di CET1 ratio per lo scenario avverso calcolato nel 2018.

La vetta della classifica, com’è noto, è occupata da Mps, che prima della pubblicazione dei risultati degli stress test BCE era già corsa ai ripari, ricevendo dall’Eurotower il via libera al piano di salvataggio. Se Mps è dunque la grande malata d’Europea, Unicredit - unica banca italiana di rilevanza sistemica - in questo momento rappresenta forse il grattacapo più spinoso.

Unicredit: -65% da inizio anno

Dall’inizio dell’anno l’istituto ha perso il 65% del suo valore a Piazza Affari. E sin dalla seduta di lunedì, la prima dopo la diffusione della pagella dell’EBA, il mercato è stato impietoso con Unicredit: -9,4% alla riapertura, -7,15% martedì e -2,28% ieri, nonostante i dati positivi della semestrale. Anche se oggi il titolo è in recupero: +3,7% a 1,87 euro.

Unicredit: i dati dell’ultima semestrale

Il bilancio di Piazza Gae Aulenti riporta profitti netti rettificati pari a 687 milioni per quanto riguarda il secondo trimestre (+6,4% rispetto ai primi tre mesi dell’anno) e pari a 1,3 miliardi se si considera tutto il semestre (+28,8% rispetto alla seconda metà del 2015).

Ma a deludere gli investitori è stato il calo del CET1 ratio al 10,33% (anche se con la cessione del 10% di Fineco Bank e della polacca Pekao, avvenuta nelle prime settimane di luglio, il dato pro-forma sale al 10,53%).

Dopo le operazioni Fineco e Pekao (che hanno fruttato oltre un miliardo a Piazza Aulenti, con un aumento del CET1 ratio di 20 punti base) Unicredit ha sciolto il nodo Pioneer, la quale sarà quotata in Borsa.

Unicredit e la cessione di Ubis

Ieri invece è stata annunciata la cessione a Sia di Ubis, le attività di elaborazione dei pagamenti con carte in Italia, Germania e Austria. La chiusura dell’operazione è attesa per la fine del 2016: Unicredit incasserà 500 milioni di euro e l’impatto sul CET1 ratio fully loaded sarà di circa 12 punti base.

Unicredit-Mps: i rischi dell’aumento

I timori sul mercato sono tutti concentrati sull’entità dell’inevitabile aumento di capitale che la banca dovrà varare nei prossimi mesi. Gli analisti ipotizzano una ricapitalizzazione da 8-8,5 miliardi di euro, escludendo ulteriori cessioni di asset che però potrebbero penalizzare la redditività di Unicredit.

Il problema riguarda soprattutto la tempistica. L’aumento di Unicredit avverrà quasi parallelamente a quello di Mps (5 miliardi), atteso entro la fine dell’anno: manovre rischiose, considerata l’enorme mole di capitale richiesta dai due istituti (13-14 miliardi). E se si considera anche il clima d’incertezza legato al referendum costituzionale di novembre, la strada appare più che mai in salita.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it