Approvato in Parlamento un provvedimento che prevede il carcere a vita per gli omosessuali. La parola passa al Presidente
Mentre il mondo non ha ancora finito di piangere per la morte di Nelson Mandela, un uomo che ha passato la vita ad affermare che siamo tutti uguali e dobbiamo avere gli stessi diritti, in Uganda il Parlamento approva una legge che punisce l’omosessualità con l’ergastolo. Sì, avete capito bene: l’ergastolo.
Adesso la parola passa al Presidente Museveni. Se porrà la sua firma sul provvedimento varato ieri dai suoi parlamentari, la legge entrerà ufficialmente in vigore.
Sono in molti adesso a sperare nell’intervento delle Nazioni occidentali, USA in primis, per fermare questo scempio. Ci si aspetta una reazione forte per far sì che l’Uganda non commetta questa tremenda violazione dei diritti umani proprio mentre nel mondo qualcosa inizia a cambiare nella direzione inversa. Proprio ieri infatti, il New Mexico ha approvato ufficialmente il matrimonio omosessuale, ponendo un altro tassello nella strada verso una globale parità dei diritti.
La legge anti – gay
Il provvedimento approvato dal Parlamento ugandese è quanto di più duro e oscurantista si possa immaginare: diviene reato discutere di omosessualità in pubblico, si prevede il carcere per chi non denuncia i gay alle autorità competenti. E in ultimo, se si viene “beccati” più di una volta, dalla prigione non si esce più. La recidività è punita con l’ergastolo.
Dopo l’approvazione, il leader che più ha spinto per far si che questa norma passasse, David Bahati ha così commentato:
"è un voto contro il male da parte di una nazione timorata di Dio. E’ una vittoria per l’Uganda, questi sono i nostri valori, non importa cosa pensino nel resto del mondo".
Da sottolineare inoltre che la norma è stata approvata in una forma più lieve rispetto al testo originale. In precedenza infatti, per gli omosessuali recidivi era prevista la pena di morte. In quel frangente furono i leader mondiali a intervenire e a condannare con parole durissime il provvedimento. Barack Obama minacciò l’Uganda di porre fine a qualsiasi tipo di finanziamento se quella legge fosse passata. In quell’occasione gli ugandesi furono costretti a fermarsi, ma a quanto pare, non è bastato.
Ricordiamo inoltre che l’omosessualità nel Paese africano era già considerata reato poiché “contraria all’ordine naturale”. La legge, che risale all’epoca coloniale, non è mai stata abrogata e oggi, anzi, diviene ancora più dura.
La giustificazione? Combattere gli omosessuali occidentali che arrivano in Uganda per “reclutare” bambini e omologarli al “loro stile di vita”.
Adesso la decisione spetta al Presidente Museveni. Il suo via libera non è scontato. Il Capo dello Stato ha molto su cui riflettere e il rischio e alto. Gli Stati Uniti potrebbero decidere, a causa di questa legge, di chiudere con quegli aiuti di cui il suo Paese ha un disperato bisogno e altre Nazioni occidentali potrebbero seguirli. Nel frattempo, i leader ugandesi continuano ad esultare e il mondo attende. Con la speranza che questa esultanza duri poco.
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