Trattativa Stato-Mafia: la Corte chiamata a decidere sulle intercettazioni sul Presidente della Repubblica

Michael Stagnitto

4 Dicembre 2012 - 18:11

Trattativa Stato-Mafia: la Corte chiamata a decidere sulle intercettazioni sul Presidente della Repubblica

Nella giornata di oggi la Corte Costituzionale è chiamata a decidere sulle intercettazioni indirette tra il Presidente Napolitano e l’ex Ministro Mancino, acquisite dalla procura di Palermo attraverso l’indagine sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia .

Inammissibile la situazione in cui si trova la Presidenza della Repubblica

In un precedente intervento il Presidente Napolitano era riuscito a salvaguardarsi dalle indiscrezioni, riuscendo a rendere inutilizzabili le intercettazioni sulla sua persona da parte dei Pm, i quali però hanno fatto successivamente ricorso.
Ora la situazione trovano risoluzione con la scelta definitiva della Corte Costituzionale, chiamata a decidere sull’inammissibilità o meno del ricorso dei Pm.
La figura del Presidente della Repubblica è inserita in un contesto sgradevole in questo frangente, partendo dal fatto che le intercettazioni acquisite indirettamente su Napolitano, sono state giudicate dalla procura di Palermo come non necessarie e di marginale interesse all’indagine.
Il fulcro del problema risiede più che altro, nella cattiva pubblicità che in questo modo si sta facendo del nome di un organo di rilievo e pregio quale la Presidenza della Repubblica.
La Pubblicazione delle intercettazioni che successivamente potrebbero trovare spazio all’interno dei quotidiani nazionali, è un’altra spinosa questione che alimenta le preoccupazioni di Napolitano, anche se le intercettazioni non sono in alcun modo incriminatorie per il Presidente.

A confermare tutto ciò è il fatto che nell’ipotetica fattispecie di un reale crimine commesso da Napolitano, i Pm di Palermo avrebbero dovuto muoversi in direzione ben diversa e più gravosa, arrivando a dover richiedere alle camere di mettere sotto stato di accusa il Presidente.
E dunque non trova riscontro alcuno l’affermazione che se Napolitano non avesse nulla da nascondere, non avrebbe motivo di richiedere il ricorso sugli atti posti in essere dai Pm di Palermo.
In ogni caso la Corte è chiamata oggi a chiudere definitivamente la questione arrivando a decidere sull’ammissibilità del ricorso fatto dai Pm, dopo che Napolitano era riuscito a far rinchiudere i nastri al sicuro tra le mura della procura di Palermo.

Possibili scenari sulle decisioni della Corte Costituzionale

Ad illustrare la vicenda di fronte alla Corte sono stati i giudici relatori, Gaetano Silvestri e Giuseppe Frigo: il primo ha illustrato la posizione espressa nel ricorso predisposto dall’Avvocatura generale dello Stato per conto del Quirinale, e il secondo la posizione della Procura.
Plausibile è la soluzione che potrebbe trovarsi ricorrendo al segreto di Stato, come quanto afferma Alessandro Pace, che davanti alla Corte rappresenta la Procura. “Il Presidente della Repubblica – ha spiegato Pace – potrebbe chiedere al Presidente del Consiglio, dopo avergli illustrato i contenuti delle conversazioni intercettate, di valutare se ricorrano i presupposti previsti dalla legge sul segreto di Stato. Questa via potrebbe consentire la salvaguardia della riservatezza delle conversazioni del Capo dello Stato”.
Il professor Pace ha così concluso la sua arringa davanti ai giudici costituzionali.

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