Tracce di squalo nel cibo per cani e gatti: ecco i rischi

Fiammetta Rubini

21 Gennaio 2020 - 15:55

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Nei bocconcini per cani e gatti sono presenti tracce di squalo in via di estinzione. Ecco i rischi per gli animali.

Tracce di squalo nel cibo per cani e gatti: ecco i rischi

Nel cibo del vostro gatto possono esserci tracce di squalo. Esatto: forse solo pochi lo sanno, ma l’olio prodotto dal fegato degli squali viene utilizzato per gli alimenti di cani e gatti. Ci sono tracce di squalo anche nei cosmetici, tra le altre cose.

Uno studio condotto dal dott. Diego Cardenosa, ricercatore della School of Marine and Atmospheric Sciences della Stony Brook University e della Fundación Colombia Azul, dimostra che lo squalene di squalo che finisce nei bocconcini destinati agli animali domestici proviene in parte anche da specie di squali in via di estinzione.

Nel cibo per gatti sono state trovate tracce di squalene di squalo mako (o squalo pinna corta), che vive nelle acque tropicali ma si può trovare anche nel mar Mediterraneo. Nei prodotti per il make up analizzati sono state rilevate tracce di squalo blu, squali martello e squalo pinna nera. Tutte specie a rischio.

E se ciò non fosse già abbastanza scioccante, in nessuno dei prodotti analizzati l’etichetta riportava ingredienti a base di squalo.

I pericoli dello squalo nel cibo per cani e gatti

Che la carne di squalo venga venduta e sia spesso utilizzata nell’attuazione di frodi alimentari è cosa nota.

Molto meno nota al grande pubblico è la domanda globale di olio di fegato di squalo. Si tratta di un ingrediente molto prezioso per l’industria cosmetica in quanto uno dei suoi principali componenti è lo squalene, utilizzato per un’ampia varietà di prodotti, come creme antietà, idratanti, deodoranti, rossetti, protezione solare, balsamo labbra, fondotinta, ombretti.

La presenza di tracce di squalo nel cibo per cani e gatti non compromette la salute dei nostri amici a quattro zampe, ma il rischio c’è e riguarda la gestione dell’habitat e l’estinzione delle specie più a rischio.

Cardenosa fa inoltre notare che i cibi per animali domestici, più che usare il termine squalo/squalene in etichetta, riportano diciture vaghe come “pesce dell’oceano” o “pesce bianco”.

Lo studioso lo specifica nel suo documento: “Questo studio evidenza la necessità di maggiori controlli sull’etichettatura poiché la popolazione di squali trarrebbe benefici se i consumatori fossero messi nella condizione di scegliere se acquistare o meno prodotti contenenti specie minacciate”.

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