TITOLI STATO, CRISI DEBITO. Attesa per oggi l’ asta di 3 miliardi di Btp a 5 anni, mentre i mercati finanziari si preparano a dare il benvenuto ad un nuovo governo.
Il voto del Parlamento sulle misure di austerità ha rappresentato una boccata d’aria fresca per il mercato del debito italiano. Mentre il rendimento sui Btp a 10 anni era salito al 7,48% nella giornata di Mercoledì – pericolosamente vicino alla zona rossa, la stessa in cui si sono trovati Grecia, Portogallo e Irlanda, costretti per questo a chiedere aiuti internazionali -, e il tasso a 5 anni aveva registrato un aumento ancora maggiore, schizzando al 7,83% Venerdì mattina, i rendimenti si sono sensibilmente ridotti alla vigilia del weekend, assestandosi su rendimenti molto inferiori rispetto ai picchi registrati nei giorni precedenti.
Dopo essere sprofondati sotto i colpi della speculazione, i rendimenti dei titoli a 10 anni si sono contratti, scendendo al 6,45%, ovvero un calo di100 punti base. Il differenziale del Btp decennale con il benchmark dell’area euro, il bund tedesco, si è ridotto. Ma lo "spread", barometro dello stato di fiducia degli investitori, rimane tuttavia a livella piuttosto a elevati. In apertura dei mercati di Lunedì, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi si assestava intorno ai 450 punti, in leggero calo, con un rendimento al 6,40 per cento.
La domanda che ci si pone ora è: Monti sembra far bene ai Btp. La speculazione sembra aver allentato la propria morsa e l’attacco nei confronti del debito italiano sembra essersi arrestato: ma questo trend è sostenibile? Quanto durerà quello che è già stato ribattezzato l’ “effetto Monti”? L’Italia ha ancora parecchia strada da fare e il governo, che deve presentarsi ai mercati, ha un compito difficile.
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Lunedì, il Tesoro italiano procederà ad una nuova emissione di bond a cinque anni (con scadenza a settembre 2016) sperando di raccogliere tre miliardi di euro. Un vero e proprio test per l’Italia, dopo le dimissioni di Berlusconi, l’approvazione della legge di Stabilità da parte del Parlamento, e in vista della nuova fase politica che sta per aprirsi. Nelle precedenti aste condotte a metà settembre e metà ottobre, il Tesoro aveva offerto tassi del 5,6% e del 5,32% rispettivamente. Non c’è dubbio che le parti interessate monitoreranno con grande attenzione l’esito di questa nuova emissione e l’appetito degli investitori, soprattutto ora che Berlusconi ha lasciato la Presidenza del consiglio. Giovedì Roma ha dovuto accettare un tasso del 6,087% per prendere in prestito a un solo anno. Il precedente aumento di capitale sui mercati obbligazionari, l’ 11 ottobre, era stato fatto ad un tasso del 3.57%: una differenza significativa, dato il fabbisogno finanziario dell’Italia (stimato a circa 235 miliardi di euro nel 2012).
Di fronte all’impennata dei tassi delle ultime due settimane, la Banca centrale europea, sotto la guida di Mario Draghi ha dovuto aumentare i suoi interventi sul mercato. Nella settimana conclusasi il 31 ottobre, gli acquisti di titoli del debito effettuati dall’Istituto di Francoforte hanno raggiunto 9,52 miliardi di euro, portando a 183 miliardi di euro l’ammontare del suo programma di acquisto, da quando è iniziato. Da parte sua, Klaus Regling, il direttore generale del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), che Giovedì affermava che l’Italia non aveva a disposizione molto tempo per rassicurare i mercati, ha annunciato emissioni a tre, sei o dodici mesi in dicembre. Cosa che consentirebbe al Fondo di salvataggio di rispondere e intervenire più rapidamente, se necessario.
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