Ogni anno la rivista Time promuove un referendum on line sulla parola o espressione più abusata, più insopportabile che si vorrebbe veder bandita dall’uso comune: ecco chi vince nel 2014.
Ogni anno la rivista Time promuove un referendum on line sulla parola o espressione più abusata, più insopportabile che si vorrebbe veder bandita dall’uso comune. Il 40% dei lettori, a sorpresa, per il 2014 hanno votato la parola "femminismo".
Non si critica il "femminismo" come ideologia, ma come parola, ormai troppo usata, soprattutto da cantanti, attrici e donne dello spettacolo che la usano continuamente, durante spettacoli, interviste e talk show, come un gioiello da sfoggiare con la conseguenza di averla snaturata,banalizzata e resa insopportabile.
Femminismo non è solo una parola, è un’identità, un credo politico, "un movimento diretto a conquistare per la donna la parità dei diritti nei rapporti civili, giuridici, economici e sociali rispetto all’uomo."
Molti si sono chiesti il motivo di tale scelta, ci si domanda se il femminismo si è ripiegato in una difesa di genere molto lontana dai bisogni della donna? Purtroppo spesso il "femminismo" arrabbiato e urlato ha finito con lo snaturare la specificità femminile?
Betty Friedan (icona del femminismo), che tra gli anni ’50 e ’60 si battè per un’immagine nuova della donna non solo più moglie e madre ma lavoratrice con pari diritti e doveri all’uomo, sembra molto lontana e le nuove generazioni non hanno idea di chi sia.
La donna è ancora prigioniera di troppi stereotipi: dalla segretaria affascinanta dal capo potente e pieno di prestigio, alla donna bella e stupida, alla donna brutta ma intelligente, come se una donna bella ed elegante non potesse anche essere intellettuale, c’è la donna che usa il suo corpo per sedurre, questi stereotipi condizionano la personalità femminile e la banalizzano, le nuove generazioni non hanno idea del vero significato del "femminismo" gli vengono offerti da internet e dai media modelli femminili negativi, donne che mostrano parti del loro corpo (spesso rifatto a suon di bisturi) muovendosi in modo seduttivo, e le ragazze vedendo tali modelli non sono più in grado di assumere l’integrità della loro persona come vero valore fondamentale, con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
Questi modelli promuovono l’idea di donna come oggetto sessuale, la cultura occidentale illude la donna di essere libera sessualmente e uguale agli uomini, ma "mercificare" il proprio corpo non significa essere libere, e la parità con gli uomini appare molto lontana.
A tal proposito il comitato dell’Onu ha osservato che "tali atteggiamenti sono la causa della posizione svantaggiata delle donne sul lavoro e nella politica è necessario promuovere un’immagine delle donne alla pari in tutte le sfere della vita"
Il vero progresso culturale e umano è riuscire a diventare capaci di rispettare ogni essere umano, sia donna che uomo nel suo valore di persona.
In Italia non c’è ancora parità fra uomo e donna, anche se molto se ne parla. Le donne sono discriminate nel lavoro, nella società e talvolta anche in famiglia. Esse lavorano con salari più bassi e meno possibilità di carriera. Nei ruoli di potere sono ancora poche le donne. Le donne sono ancora molto e troppo richieste nelle mansioni che richiedono una bella presenza, come commesse, oppure in mansioni poco qualificanti. Nel resto dell’Europa e negli USA c’è una situazione analoga, anche se l’occupazione femminile è più elevata e ci sono più donne nelle posizioni di prestigio.
Nella società contemporanea l’uguaglianza sociale, economica e politica fra uomini e donna è ancora lontana.
Le donne in tutto il pianeta continuano ad essere discriminate, pagate meno, relegate spesso a lavori poco gratificanti, molestate o picchiate e uccise dai loro partner, nella loro casa davanti ai loro figli.
Quando le donne avranno le stesse opportunità nel mondo del lavoro, economicamente e socialmente, e non saranno più vittime, oggetti sessuali, minacciate o perseguitate, allora si si potrà smettere di usare la parola "femminismo".
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