Telegram rischia chiusura? L’allarme degli editori contro l’app di messaggistica

Marta Tedesco

15 Aprile 2020 - 13:40

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Sospendere Telegram: è questa la richiesta avanzata dagli editori all’AGCOM, allarmati dalla diffusione illegale delle testate in chat. L’app provoca grossi danni economici al settore, e bisogna fermarla.

Telegram rischia chiusura? L’allarme degli editori contro l’app di messaggistica

Telegram rischia di essere chiuso per sempre? Questa la domanda che in molti si pongono in seguito alla proposta avanzata dalla FIEG, Federazione degli Editori di Giornali. Gli editori allarmati si sono rivolti all’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) affinché intervenga con un provvedimento esemplare contro il servizio di messaggistica istantanea.

L’accusa mossa dagli editori è che l’app promuova la pirateria digitale: in questo periodo infatti si è riscontrato un incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma. Problema esacerbato dall’emergenza coronavirus e che sta arrecando gravi danni economici al settore dell’editoria.

Per Telegram non è un buon periodo. In questi giorni infatti l’app è stata bersagliata per diverse ragioni: dal sistema ritenuto poco sicuro, alla denuncia per la proliferazione di gruppi online dediti allo scambio di materiale pornografico sulle chat.

Telegram va sospeso: la proposta degli editori

La FIEG è intervenuta in questi giorni per mettere in luce la necessità di intervenire duramente contro la diffusione illecita di testate giornalistiche sulle chat di Telegram. Una misura severa ma indispensabile e “non più procrastinabile”, soprattutto in questo periodo difficile. Lo annuncia Andrea Riffeser Monti, presidente della FIEG.

FIEG ha monitorato 10 canali dedicati esclusivamente alla distribuzione illecita di giornali digitali su Telegram. Dai dati raccolti si è scoperto che il fenomeno di pirateria ha registrato un grosso aumento a partire dai primi mesi del 2020 (dal 8 gennaio al 1° aprile). Considerando il numero di iscritti nel mese di gennaio, è stato registrato un incremento del 7% di questi nel mese di febbraio, del 20% a marzo e addirittura del 46% nei primi giorni di aprile.

Per quanto riguarda l’incremento giornaliero del numero di testate distribuite in tutto sui canali monitorati, lo studio mette in luce che il mese di aprile ha registrato un aumento dell’88.4% rispetto al mese di gennaio. Si è passati infatti da 77 testate registrate l’8 gennaio alle 163 del 1° aprile.

In sintesi dunque è aumentata sia la base di distribuzione del servizio illecito, ovvero il totale degli iscritti, sia la quantità di testate distribuite illegalmente via Telegram.

I rischi per l’editoria e il giornalismo

Ciò che preoccupa maggiormente gli editori sono gli effetti di rimbalzo delle copie illegali distribuite su piattaforme esterne a Telegram. FIEG ha fatto una stima delle perdite economiche del settore editoriale: “In una ipotesi altamente conservativa, stimiamo 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno: un dato di fronte al quale confido che l’Autorità di settore voglia intervenire con fermezza e tempestività” dichiara Riffeser Monti.

La distribuzione così massiccia di copie pirata di testate giornalistiche non solo porterebbe al consolidamento di una pratica illegale dunque, ma arrecherebbe grossi danni a tutto il settore editoriale e giornalistico.

A subire gravi danni saranno tutti i lavoratori e gli investitori che tengono in vita la filiera produttiva della stampa: “dagli editori ai giornalisti, dai poligrafici, ai distributori e agli edicolanti” ha affermato Riffeser Monti “tutti impegnati, tra molti sacrifici, a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell’informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito” ha poi concluso.

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