Proprio nella settimana in cui il CDA di Telecom Italia si è pronunciato in favore di quello scorporo della rete richiesto a gran voce per anni dai suoi concorrenti allo scopo di avere un mercato più trasparente, arriva una maximulta da 103,794 milioni di euro da parte dell’Antitrust. Il motivo? Abuso di posizione dominante nelle infrastrutture di rete, in altre parole la società di telecomunicazioni avrebbe sfruttato la sua “forza” sul mercato per ostacolare i propri concorrenti.
Lo scorporo della rete
Ad onor del vero la decisione di scorporare la rete non è ancora ufficiale, ma sono in molti a pensare che il prossimo CDA in programma per il 23 maggio darà il via libera definitivo al progetto.
La scelta non deriva solo dalle richieste decennali dei concorrenti, cui tra l’altro nel corso degli anni Telecom Italia si è sempre opposta duramente, ma soprattutto da problemi di carattere finanziario: debiti elevatissimi e difficoltà di reperire le risorse necessarie.
Insomma il meccanismo è semplice: l’azienda madre creerà una società, della quale manterrà il completo controllo, per gestire la rete d’accesso separatamente da quella del gruppo, per fa sì che essa si faccia carico di una parte dei 28,7 miliardi di debito che Telecom Italia detiene e per cercare nuovi capitali allo scopo di finanziare la nuova rete in fibra ottica.
La speranza è quindi che questo scorporo possa servire a migliorare le finanze del gruppo.
D’altro canto però, la scelta soddisferà finalmente le richieste dei concorrenti, come dire: due piccioni con una fava.
La multa
Di poche ore fa è la nota dell’Antitrust che comunica la multa:
“Telecom Italia ha abusato, con due distinti comportamenti, della posizione dominante detenuta nella fornitura dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete locale e alla banda larga, ostacolando l’espansione dei concorrenti nei mercati dei servizi di telefonia vocale e dell’accesso ad internet a banda larga”.
E ancora:
“con due distinte condotte ha difeso le sue quote di mercato ostacolando l’offerta dei concorrenti alla clientela finale e rendendola non replicabile alla grande clientela business".
La sanziona deriva da un’istruttoria aperta nel 2010 in seguito ad una denuncia di Wind e Fastweb per comportamenti contrari alla concorrenza.
I motivi
Scendendo sempre più nel particolare la nota fa sapere che:
“Telecom ha opposto ai concorrenti un numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all’ingrosso, i cosiddetti ko". Infrazione per la quale l’autorità ha deciso una sanzione di 88,182 milioni”
Per quanto riguarda invece i restanti 15,612 milioni di multa essi deriverebbero dall’applicazione sconti talmente alti, da non poter essere applicati anche dai concorrenti:
“La compagnia telefonica ha inoltre attuato una politica di scontistica alla grande clientela business per il servizio di accesso al dettaglio alla rete telefonica fissa, tale da non consentire a un concorrente, altrettanto efficiente, di operare in modo redditizio e su base duratura nel medesimo mercato".
Sottolineiamo inoltre che non è la prima volta che l’azienda di telecomunicazioni viene condannata per comportamenti del genere e quindi l’Antitrust ha tenuto conto, nello stabilire gli errori e l’ammontare della multa, della recidività perpetrata dalla compagnia.
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