Tassa sulla pipì in arrivo? La “folle” proposta di legge approvata dalla Regione Lazio

La notizia dell’arrivo di una tassa sulla pipì a Roma e nel Lazio sta facendo discutere e ha sollevato, come era prevedibile, diversi dubbi e perplessità. Nei fatti si tratta di una proposta di legge approvata dalla Regione Lazio che consiste nel dover pagare per poter utilizzare i servizi igienici dei locali. Solo nel caso, ovviamente, in cui non si è clienti.

La cosiddetta tassa sulla pipì è contenuta nella proposta di legge regionale numero 37 del 20 giugno 2018 “Disciplina del Commercio e della somministrazione di alimenti e bevande”, approvata il 9 settembre scorso dalla Commissione Regionale e che all’art. 6 riporta: “Qualora il servizio igienico, per i soggetti diversi dalla clientela dell’esercizio, sia messo a pagamento, il prezzo dello stesso deve essere reso ben noto attraverso l’apposizione di idoneo cartello”.

Come funziona la tassa sulla pipì

In base a quanto stabilito dal testo di legge, nel caso in cui entrasse in vigore la tassa sulla pipì, nei ristoranti e nei bar di tutta Roma e del Lazio i proprietari potranno chiedere un compenso minimo per mettere a disposizione dei non clienti la toilette.

I gestori dei locali possono imporre l’uso del bagno a pagamento o limitarne l’accesso ai soli clienti. La legge confermerebbe questo diritto, a patto che il costo del servizio sia esposto e visibile al pubblico.

Tassa sulla pipì è una bufala? Cosa dice la legge

La quarta commissione Bilancio, programmazione economico-finanziaria, partecipazioni regionali, federalismo fiscale, demanio e patrimonio presieduta da Fabio Refrigeri del PD ha dato parere favorevole alle disposizioni della proposta di legge.

A quanto ammonterebbe la tassa sulla pipì? Il prezzo da pagare per andare al bagno nei bar e nei ristoranti non è chiaro, né sono al momento previste sanzioni per chi non si attiene alle disposizioni.

Il Codacons ha già detto la sua. Il presidente Carlo Rienzi ha così commentato la nuova “tassa sulla pipì”: “Siamo alla follia. L’uso dei bagni è compreso nel servizio reso da bar e ristoranti, e non si capisce perché debba essere messo a pagamento. Una nuova tassa a carico di cittadini e turisti che rischia di creare il caos e che potrebbe essere impugnata nelle opportune sedi: la pipì rientra tra le esigenze fisiche primarie degli essere umani, e vietare l’uso dei bagni in assenza di pagamenti potrebbe rappresentare una violenza e una lesione dei diritti fondamentali della persona, oltre ad avere effetti gravi sul fronte sanitario”.

In verità la Regione non può imporre nessuna tassa sulla pipì ai Comuni. Cosa che infatti non ha fatto. La norma, spiegano, non intende obbligare i cittadini a pagare per utilizzare i bagni degli esercizi commerciali, ma bensì normare una ipotesi già prevista.

Tutti quei locali che già impongono la toilette a pagamento per chi non è cliente dovranno specificarlo esponendo un cartello chiaro e comprensibile che indichi anche il prezzo. In questo modo il cittadino o il turista potrà regolarsi e decidere se utilizzare o meno il servizio o se, eventualmente, consumare qualcosa per poter accedere al bagno.

In merito alla messa a disposizione dei bagni nei locali pubblici la legge impone l’uso gratuito per la clientela. Il semplice passante che chiede di utilizzare i servizi igienici senza comprare nulla non può invece rivendicare alcun diritto. Consentire l’utilizzo della toilette ai non clienti resta comunque una scelta a discrezione dell’esercente.

Insomma, per il momento la tassa sulla pipì non è motivo di allarme, dal momento che la vera novità rispetto a quanto accade oggi consisterà nell’obbligo, per i locali, di renderla ben nota tramite apposizione di un cartello.