Tamponi, l’errore dell’ISS che ha diffuso la guida sbagliata: il retroscena

Leonardo Pasquali

21 Maggio 2020 - 11:26

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Una guida errata sull’utilizzo dei tamponi diffusa dall’Istituto Superiore di Sanità a inizio aprile potrebbe essere la causa dei tanti falsi negativi registrati nelle ultime settimane.

Tamponi, l’errore dell’ISS che ha diffuso la guida sbagliata: il retroscena

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato a inizio aprile una guida per l’esecuzione del tampone, esame fondamentale per scovare i positivi al coronavirus.

Tuttavia le indicazioni contenute all’interno della stessa si sarebbero rilevate inesatte, causando in queste settimane la rilevazione di tanti falsi negativi e casi simil-COVID.

L’Istituto ha poi apportato le dovute modifiche circa 10 giorni dopo ma il vecchio documento ha continuato a circolare e a creare confusione tra gli operatori sanitari.

L’errore dell’ISS sui tamponi: il documento

Un cortocircuito innescato dalle stesse autorità sanitarie sarebbe alla base dei tanti casi di falsi negativi riscontrati in questi giorni. All’origine di tutto una guida diffusa dall’Istituto Superiore di Sanità sulla corretta esecuzione del tampone per il coronavirus rivelatasi poi fondamentalmente errata. Il documento risale al 7 aprile, il rapporto è il numero 11 e nello specifico vengono esposte le raccomandazioni per il “corretto prelievo, conservazione e analisi sul tampone oro/nasofaringeo”.

Secondo quanto riferito dall’ISS l’operatore sanitario doveva “invitare il paziente ad assumere una posizione eretta con la testa leggermente inclinata all’indietro”, poi “inserire il tampone nella narice e spingerlo lungo la cavità nasale per circa 2,5 cm in modo da raggiungere la parte posteriore della rinofaringe”. Successivamente doveva “ruotarlo delicatamente” e poi ripetere il processo con l’altra narice.

Gaetano Libra, otorino laringoiatra dell’Ospedale Maggiore di Bologna, ha spiegato a La Stampa dove sta l’errore:

“In quel testo si indica una posizione verticale obliqua del tampone, anziché orizzontale rivolta in direzione del canale uditivo, come dovrebbe essere. Con il rischio che, eseguito in questo modo, il tampone non raggiunge la zona dove si raccolgono muco e secrezioni nei quali va ricercato il virus. Inoltre in questo modo c’è il serio rischio di lesioni al cervello e al bulbo olfattivo”.

10 giorni dopo la versione corretta

Esattamente 10 giorni dopo l’Istituto rettifica la guida diffusa e il 17 aprile ne pubblica una nuova versione, in cui vengono corretti i passaggi con le indicazioni errate. In quel periodo è probabile che siano stati eseguiti tamponi in maniera sbagliata e la procedura sia andata avanti così per molto altro tempo. Il documento precedente infatti è rimasto a disposizione e ha continuato a creare confusione tra gli operatori sanitari.

Ma non è stato l’unico problema. Anche i tanti esami effettuati precocemente potrebbero aver complicato la situazione. Nel rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, compilato in collaborazione con il Ministero della Salute, viene chiesto ai medici di effettuare il test entro 3 giorni. Secondo la Johns Hopkins School of Public Health, però, i tamponi eseguiti al quinto giorno di infezione hanno una percentuale di falsi negativi al 38%. Il consiglio degli studiosi è quello di eseguirli all’ottavo giorno, quando il margine di errore si riduce al 20%.

I casi simili-COVID riscontrati in questi giorni che hanno ottenuto un tampone negativo e sono affetti da polmoniti interstiziali sarebbero una delle conseguenze più gravi scaturite da questa faccenda. Così tanti persone potenzialmente contagiose si sono potute muovere liberamente, senza essere a conoscenza della minaccia rappresentata.

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