TTIP: ecco il testo del trattato segreto secondo i deputati M5S

Antonio Atte

28/06/2016

28/06/2016 - 15:23

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TTIP: cosa prevede l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa? Ecco il testo completo, tradotto dagli europarlamentari M5S.

TTIP: ecco il testo del trattato segreto secondo i deputati M5S

TTIP: cosa prevede il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti in corso di negoziato tra Unione Europea e Stati Uniti d’America? L’accordo commerciale di libero scambio è in corso di negoziato dal 2013 ma sono ancora molti i punti controversi presenti al suo interno.

Nel corso degli ultimi tre anni il TTIP è stato oggetto di accese critiche da parte di numerose forze politiche: tra queste figura il M5S, i cui europarlamentari hanno recentemente avuto accesso ai documenti, pubblicando il testo completo del trattato.

Lo scorso 8 giugno a Bruxelles i portavoce dei pentastellati al Parlamento europeo Tiziana Beghin, Dario Tamburrano, Piernicola Pedicini e alla Camera dei deputati Mattia Fantinati hanno ribadito la linea del Movimento sull’accordo, presentando la traduzione in italiano dei “16 documenti segreti sul TTIP” diffusi da Greenpeace Olanda lo scorso 2 maggio e messi a disposizione degli utenti su Wiki TTIP.

Sul blog del gruppo parlamentare europeo, i grillini spiegano che:

15 dei 16 documenti sono costituiti dai cosiddetti ‘testi consolidati’ usciti dal tavolo delle trattative (in precedenza non ne erano stati mai diffusi), che evidenziano le richieste di USA ed UE e le divergenze fra le posizioni negoziali.

Il sedicesimo documento invece è una sorta di memorandum interno della Commissione Europea in cui si fa il punto sulla situazione delle trattative per il TTIP nel marzo 2016.

TTIP: strada verso approvazione si complica

Secondo il M5S, la strada verso l’approvazione del TTIP si è fatta in salita, motivo per cui, scrivono sempre i 5Stelle sul blog, “la Merkel e il suo compare Juncker hanno paura”: nelle ultime settimane, infatti, “sono arrivati per loro tre campanelli d’allarme”.

  • Lo scandalo TTIP Leaks, che per i grillini avrebbe svelato i veri piano degli Stati Uniti, ossia l’abolizione del principio di precauzione, abolizione del Made in e rafforzamento del potere delle multinazionali con la clausola Isds, che concede a un investitore straniero il diritto di iniziare un procedimento di risoluzione delle controversie nei confronti del governo dello Stato che lo ospita.
  • Le proteste di piazza contro il TTIP sono aumentate in tutta Europa e meno del 20% dei tedeschi è favorevole all’accordo.
  • Il presidente francese François Hollande ha espresso forti riserve, chiedendo una modifica del testo attuale.

Questi tre motivi, sostengono gli esponenti del M5S Europa, spingeranno Juncker a chiedere ai 28 capi di Stato di confermare il loro appoggio alla Commissione europea con un voto di fiducia, in modo da “bypassare il voto dei singoli Parlamenti nazionali”: in questo caso si tratterebbe di un accordo non misto, dal momento che non prevede la ratifica degli Stati membri ma solo l’ok di Consiglio e Parlamento europeo.

Il M5S ha inoltre definito golpistico l’atteggiamento di Juncker e tramite l’hashtag #RenziCosaVoti? ha invitato il premier Renzi a pretendere un accordo misto.

TTIP: sarà la Brexit a farlo saltare?

Alla luce degli ultimi sviluppi, appare quasi certo il naufragio del TTIP. A rincarare la dose ci ha pensato il premier francese Manuel Valls, il quale ha affermato che il trattato non può essere approvato perché non farebbe gli interessi della Ue.

Ma a far saltare la trattativa contribuirà probabilmente il fattore Brexit. Pur essendo fuori dalla Ue, grazie al TTIP la Gran Bretagna potrebbe continuare a mantenere del tutto inalterate le relazioni commerciali e finanziarie con l’Unione europea.

Una prospettiva poco gradita a Bruxelles, che non intende creare precedenti pericolosi e invogliare altri Paesi ad abbandonare l’Unione conservando i benefici riservati agli Stati membri.

TTIP: cosa prevede l’accordo?

Ma in sintesi, cosa prevede il TTIP? L’obiettivo proposto dal TTIP, nello specifico, è quello di integrare i mercati dei due continenti, riducendo i dazi doganali E rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie, come le differenze nelle norme e procedure di omologazione, i regolamenti tecnici, gli standard applicati ai prodotti e le regole sanitarie.

In sostanza, tutto quello che viene prodotto oltre oceano, una volta superati i controlli (di qualche ente probabilmente nazionale), potrà essere venduto liberamente in tutta Europa e viceversa. È necessario, quindi, che si crei (soprattutto per gli alimenti) un organismo di controllo sovra continentale che garantisca la salute e la tutela del consumatore.

In linea teorica questo sarebbe anche possibile, ma in pratica come dovrebbe essere strutturato tale super ente? Per esempio: se l’Europa continua (a ragion veduta) a voler mantenere basso il numero di OGM, come si fa a garantire la qualità di un bene prodotto in America, dove il 93% della coltivazione della soia è geneticamente modificata?

Naturalmente alla base ci sono motivazioni economiche. Infatti, è stato stimato che se il trattato dovesse essere approvato il Pil dovrebbe crescere di oltre lo 0,5% l’anno in Europa (73,2 miliardi di euro, dei quali 5,6 in Italia) e dello 0,6% in America (85,5 miliardi).

TTIP: chi ci guadagna?

Ma chi ci guadagna dal TTIP? Sicuramente le multinazionali, che potranno facilmente espandersi in grandissimi mercati. Ma non tutte. Infatti i dazi doganali tra UE e USA sono già molto bassi (circa il 3%) per moltissimi prodotti, e il volume di scambi su queste merci è già altissimo, mentre per altre la tassazione è abnorme: l’America impone una tariffa del 350% sulle sigarette e sul tabacco da pipa.

Sono in tanti a sostenere che il TTIP non produrrà benefici per il consumatore finale. Il premio Nobel Joseph Stiglitz si è esposto in tal senso sostenendo che l’accordo comporterà una riduzione delle garanzie e una mancanza di tutela dei diritti dei consumatori.

Sono davvero tante le differenze tra i due continenti e trovare un modus operandi comune sembra davvero un’impresa ardua, con dei costi che sembrano di gran lunga superare i benefici per la maggior parte della popolazione.

Sembra un po’ il riproporsi di quanto accaduto con la liberalizzazione degli scambi all’interno dell’UE. Molte piccole imprese si sono viste schiacciare dal predominio delle big, e solo quelle che hanno scommesso sull’innovazione, investendo, sono riuscite ad andare avanti.

Questa prospettiva potrà risultare rilevante in Italia dove la maggior parte delle aziende sono di piccola-media dimensione. Nel caso in cui questo accordo vada a buon fine, gli imprenditori del Belpaese dovranno affrontare ancora di più la concorrenza di colossi mondiali.

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