Suicidio assistito ed eutanasia: quali sono le differenze?

Giorgia Bonamoneta

12 Febbraio 2022 - 07:40

condividi

A breve la Corte costituzionale deciderà se il Referendum Eutanasia Legale è ammissibile. Bisogna arrivare al voto preparati e conoscere la differenza tra suicidio assistito ed eutanasia.

Suicidio assistito ed eutanasia: quali sono le differenze?

Nei prossimi giorni, con l’avvicinarsi del 15 febbraio - data nella quale verrà discussa presso la Corte costituzionale l’ammissibilità del Referendum Eutanasia Legale, promosso dall’Associazione Luca Coscioni - i giornali si riempiranno nuovamente di termini quali suicidio assistito, eutanasia, cure palliative e biotestamento. Cerchiamo di darne una definizione semplice per poter comprendere il dibattito pubblico sul tema della legalizzazione (depenalizzazione) dell’eutanasia e la differenza con il suicidio assistito.

Alcuni nomi sono diventati i protagonisti, gli esempi, della richiesta sul “fine vita”. Elena Moroni ed Eluana Englaro, più recentemente Dj Fabo o Antonio e Mario (nomi fittizi) che sono arrivati a denunciare l’ASUR Marche (Azienda Sanitaria Unica Regionale) per aver ostacolato per oltre un anno e mezzo la richiesta al suicidio assistito. Accanto ai termini “eutanasia” e “suicidio assistito” si leggeranno spesso i loro nomi e sono le loro vicende che hanno aperto e permesso il confronto sul tema del fine vita e il riconoscimento di determinati diritti, quali il biotestamento.

Ieri Mario (11 febbraio 2022), dopo 17 mesi dalla richiesta e dopo 17 mesi di perpetrata sofferenza psicologica e fisica, ha finalmente ottenuto la relazione sul farmaco letale che potrà autosomministrarsi. Non per tutti il cammino verso il fine vita (in questo caso suicidio assistito), per quanto lungo, è assicurato. Anche se non si capisce il motivo di tale accanimento. Come scrive Adriana Apostoli, docente ordinaria di Diritto costituzionale presso l’Università di Brescia: “fatico a comprendere in virtù di quale supremo principio costituzionale non sia consentito garantire un aiuto alla persona che versa in condizioni cliniche gravissime e che in assenza di macchinari, farmaci o aiuti meccanici sarebbe comunque destinata al decesso, soffrendo”.

Ecco perché dobbiamo giungere informati, ben consapevoli del significato di termini quali suicidio assistito ed eutanasia, al voto. Se il Referendum sull’Eutanasia Legale passerà l’ultimo ostacolo del 15 febbraio, gli italiani in primavera saranno chiamati a decidere.

Qual è la differenza tra suicidio assistito ed eutanasia?

I dubbi sui termini legati al fine vita sono un grave danno per chi, nel corso della propria vita, si ritrova nella condizione di scegliere la morte o nella condizione di assistere una persona in determinate condizioni di salute. Per questo bisogna conoscere le differenze tra i due termini e i diritti a essi collegati. Solo in questo modo si possono prendere decisioni consapevoli, anche e soprattutto sfruttando il biotestamento.

Con biotestamento si intende il diritto di scegliere anticipatamente quali trattamenti sanitari si vogliono accettare e quali rifiutare in caso di incoscienza. Il biotestamento è stato approvato il 14 dicembre 2017 ed è entrato in vigore nel 2018, ma non esiste ancora una campagna informativa capace di arrivare a tutti in maniera chiara.

Ricordiamo che la legge sul biotestamento stabilisce la possibilità di autodeterminazione dell’individuo, permettendo di decidere a quali trattamenti sottoporsi, ma sancisce anche il divieto di somministrare cure in maniera ostinata in caso di pazienti in imminenza di morte.

Cosa significa suicidio assistito e come è normato in Italia

Il suicidio assistito è una pratica medica che prevede l’autosomministrazione di un farmaco letale per il fine vita. Si dice “assistito” perché, dopo una fase di esame più o meno lunga (in Italia i tempi sono estremamente lunghi), una equipe medica prepara il farmaco e la modalità di somministrazione, in particolare in pazienti immobilizzati.

I limiti del suicidio assistito sono due: l’esclusione di determinati pazienti, come per esempio gli oncologici terminali e il ruolo solo assistenziale del medico.

Non va confuso con “sedazione palliativa continua profonda”, che invece indica la somministrazione di farmaci con lo scopo di ridurre o eliminare il dolore. Il paziente viene addormentato (anche fino a perdere la coscienza) in accordo con il medico.

Cosa significa eutanasia e a cosa serve il biotestamento

Con il termine greco eutanasia si intende la “buona morte”, cioè la sospensione di una condizione estremamente critica e dolorosa in condizioni indolori e serene. La richiesta di eutanasia, come quella di suicidio assistito, è presa in considerazione solo in caso di malattia con prognosi di decesso in breve termine o di gravi e prolungate sofferenze.

Non si chiede l’eutanasia per una pena d’amore, come ha raccontato Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale, un mese fa su Avvenire.

I limiti che si vogliono superare con la depenalizzazione dell’eutanasia sono la rimozione della discriminazione tra persone malate che possono o non possono compiere i movimenti necessari per assumere il farmaco o che non hanno diritto al suicidio assistito perché non vengono tenute in vita da trattamento di sostegno vitale.

Argomenti

# Legge

Iscriviti a Money.it

Correlato