Stabili i tassi di interesse della BCE ma anche l’economia che è senza crescita

Felice Di Maro

2 Agosto 2013 - 11:54

Stabili i tassi di interesse della BCE ma anche l’economia che è senza crescita

Nessuna decisione di politica monetaria sui tassi di interesse. il Consiglio direttivo della BCE ha deciso che quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali, operazioni di rifinanziamento marginale e depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,50%, all’1,00% e allo 0,00%.

La Bce ritiene che le dinamiche del credito, le pressioni sui prezzi sottostanti e le aspettative di inflazione per l’area dell’euro continueranno ad essere saldamente ancorate con obiettivo di avere tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2. Naturalmente si parla nel medio periodo e questo significa che a breve le cose potrebbero anche peggiorare? L’interrogativo è d’obbligo in quanto se gli indicatori di fiducia sulla base di recenti indagine hanno mostrato miglioramenti rispetto ai livelli bassi e timidamente confermano le attese di una stabilizzazione dell’attività economica, in Italia i consumi diminuiscono e il potere di acquisto, stipendi e pensioni diminuiscono. Al riguardo il moderato recupero in luglio dell’indicatore €-coin che viene sviluppato dalla Banca d’Italia è aumentato a -0.09. Com’è noto rappresenta in tempo reale una stima sintetica certo del quadro congiunturale corrente nell’area dell’euro ma per il breve periodo è attendibile.

Il grafico ( si veda link: http://www.bancaditalia.it/media/comsta/2013/ecoin_luglio/eurocoin0713ita.pdf) mette in evidenza che il peggioramento registrato nei due mesi precedenti sta rientrando ma il trend resta negativo. La fonte è la Banca d’Italia e Eurostat.

Si tenga conto che a luglio per tutta l’Unione Europea la situazione economica ma anche monetaria e finanziaria è cambiata con l’accordo sulle procedure operative del meccanismo di cambio che sarebbe la Terza fase dell’Unione economica e monetaria. Proprio il 21 giugno è stato firmato l’Accordo tra la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali degli Stati membri la cui moneta non è l’euro. Tale accordo modifica quello del 16 marzo 2006 tra la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali degli Stati membri non appartenenti all’area dell’euro. Saranno attivate nuove procedure operative del meccanismo di cambio che sarebbe la Terza fase dell’Unione economica e monetaria. L’accordo tiene conto dell’ingresso della banca centrale croata (Hrvatska narodna banka) nel SEBC ma l’Italia è dipendente dalle importazioni sia per energia e anche per brevetti.

Quali benefici avremo? Quando Mario draghi (Presidente dellaBce) dice che la politica monetaria della Bce continuerà ad essere orientata verso il mantenimento del grado di “accomodamento monetario garantito dalla prospettive per la stabilità dei prezzi e la promozione di condizioni di mercato monetario stabile” cosa intende per il rilancio dell’economia in Italia?

Il Consiglio direttivo si aspetta che i tassi di interesse di riferimento della BCE restino ai livelli attuali o inferiore per un periodo prolungato di tempo. Questa aspettativa continua a essere basata su una visione complessiva ma in funzione solo del medio periodo ma la debolezza dell’economia richiede scelte di rilancio in quanto la dinamica monetaria si gioca solo nei mercati finanziari. Peraltro le condizioni del mercato del lavoro restano deboli. Tutto sarebbe in funzione delle esportazioni e si dice che l’area dell’euro dovrebbe beneficiare di una graduale ripresa della domanda mondiale mentre la domanda interna dovrebbe essere sostenuta dalla “politica monetaria accomodante”. Ok. I recenti aumenti di reddito reale faranno aumentare i consumi? Certo è che l’inflazione tende ad abbassarsi proprio perché gli acquisti sono diminuiti.

Draghi ha detto che la crescita annua dell’aggregato monetario ampio (M3) è diminuita nel mese di giugno al 2,3%, dal 2,9% di maggio mentre la crescita annua di M1 è sceso al 7,5% nel mese di giugno, dal 8,4% di maggio. Come è noto gli aggregati segnalano anche che la liquidità in funzione dei redditi reali non aumenta anche e il tasso di variazione annuo dei prestiti del settore privato si è indebolito ulteriormente. Peraltro il tasso di crescita dei prestiti alle famiglie è rimasto al 0,3% nel mese di giugno, sostanzialmente invariato rispetto al volgere dell’anno, il tasso di variazione dei prestiti alle società non finanziarie è stato -2,3% nel mese di giugno, dopo -2,1% a maggio.

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