Sprechi alimentari: ddl approvato alla Camera. Via libera alla doggy bag in Italia?

Adele Restivo

19 Maggio 2016 - 17:08

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Diminuire gli sprechi alimentari e di medicinali è l’obiettivo della proposta di legge approvata dalla Camera, ora all’esame del Senato. Vediamo tutti i dettagli.

Sprechi alimentari: ddl approvato alla Camera. Via libera alla doggy bag in Italia?

L’aula della Camera ha approvato a marzo, in prima lettura, la proposta di legge che prevede norme per la limitazione degli sprechi alimentari in ognuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti.

La finalità del provvedimento è quella di ridurre gli sprechi che possono crearsi in ciascuna delle fasi di produzione, fino alla distribuzione, attraverso il raggiungimento di una serie di obiettivi:

  1. recupero e donazione delle eccedenze alimentari, ai fini dell’utilizzo umano e di prodotti farmaceutici, e di altri prodotti, ai fini della solidarietà sociale;
  2. riduzione della produzione dei rifiuti, promozione del riuso e del riciclo attraverso l’estensione del ciclo di vita dei prodotti;
  3. promozione delle attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei cittadini, con particolare riferimento ai giovani;
  4. raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare.

Il testo è attualmente all’esame del Senato, che si sta avviando verso l’approvazione definitiva, senza ulteriori modifiche.

Sprechi alimentari: via libera al doggy bag in Italia?

Solo in Italia si calcola che ogni anno vengono buttati 5,1 milioni di tonnellate di cibo; di queste solo 500 vengono recuperate attraverso il lavoro delle associazioni.

Non si tratta di avanzi, ma di cibo nuovo, perfettamente commestibile, solo magari ammaccato, come ad esempio la frutta, non bello esteriormente, oppure che resta invenduto, o è appena scaduto.

Sta prendendo piede anche in Italia il modo di fare la spesa “freegan”, che deriva da free, gratis e vegan, vegano. E’ una pratica diffusa specialmente in Europa, ma vista ancora come una bizzarria in Italia: la spesa freegan contempla la ricerca nei cassonetti dei supermercati a caccia di prodotti appena scaduti, oppure di prodotti integri, ma gettati via solo perché la confezione è rovinata.

Senza arrivare a pratiche estreme di questo tipo, sicuramente il disegno di legge contro lo spreco alimentare consentirà di “istituzionalizzare” la già diffusa, solo in certi esercizi commerciali, pratica del doggy o family bag: il disegno di legge prevede infatti che le Regioni possano stipulare accordi con i ristoratori per permettere ai clienti di portare a casa, nell’apposita bag, gli avanzi del proprio pasto, che altrimenti verrebbero gettati via. Questa prassi virtuosa è stata già fatta propria da un gruppo di 100 ristoratori della provincia di Padova, in collaborazione con Unioncamere Veneto e il consorzio nazionale di imballaggi (Conai).

Gli sprechi alimentari sono una questione di etica e di sostenibilità. Con questa proposta, che sarà presto approvata definitivamente,

“l’Italia vuole essere un paese solidale e attento ad un consumo più consapevole. La questione degli sprechi alimentari rimane una sfida culturale prima ancora che economica che questo Governo intende affrontare, dando seguito a quegli impegni che ci siamo assunti durante Expo2015”.

Queste le parole di Ettore Rosato, presidente dei deputati del PD.

Sprechi alimentari: in Francia è reato

Lo scorso 4 febbraio il Senato francese ha approvato una legge che istituisce, per i supermercati sopra i 400 metri quadrati, il "reato di spreco alimentare".

In sostanza, non sarà più possibile per i negozi smaltire l’invenduto trasformandolo in rifiuto quando ancora fruibile per il consumo. I supermercati di grandi dimensioni quindi saranno obbligati ad inviare alle organizzazioni caritatevoli il cibo prossimo alla data entro la quale è «preferibile» consumarlo, oppure trasformarlo in mangime per gli animali o ancora compost. Perché ciò accada davvero, si prevede un obbligo di accordo con le organizzazioni e la mancata definizione di questi protocolli può costare fino a 75mila euro di multa o due anni di reclusione.

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