Perché fare la spesa costa di più: Antitrust indaga sull’aumento dei prezzi

Marta Tedesco

08/05/2020

30/04/2021 - 13:18

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L’Antitrust ha avviato un’indagine per scoprire se l’aumento di prezzo di alcuni prodotti alimentari registrato durante l’emergenza sia dovuto a fenomeni speculativi.

Perché fare la spesa costa di più: Antitrust indaga sull’aumento dei prezzi

Da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus costa di più fare la spesa. L’Antitrust vuole vederci chiaro e ha avviato un’indagine pre-istruttoria in cui sono coinvolte diverse catene di supermercati e gruppi attivi nel settore della Grande Distribuzione Organizzata.

L’AGCM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, intende accertarsi che gli aumenti dei prezzi osservati siano effettivamente dovuti a un aumento dei costi sostenuti dagli stessi operatori in fase di approvvigionamento o se siamo davanti a un fenomeno di speculazione. Il dubbio è che qualcuno abbia approfittato della situazione di emergenza sanitaria per guadagnarci.

Supermercati: Antitrust indaga su aumento prezzi

In questa prima fase dell’indagine, l’AGCM andrà ad acquisire i dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e dei prezzi di acquisto all’ingrosso di generi alimentari di prima necessità, ma anche di detergenti, disinfettanti e guanti.

Lo scopo è quello “di individuare eventuali fenomeni di sfruttamento dell’emergenza sanitaria a base dell’aumento di tali prezzi”. L’Autorità spiega che la richiesta di informazioni riguarderà oltre 3.800 punti vendita, situati perlopiù nell’Italia centrale e meridionale.

Dalle analisi preliminari condotte dall’Antitrust sui dati Istat è infatti venuto fuori un dato sospetto: a marzo 2020 si è riscontrato un “aumento dei prezzi dei prodotti alimentari rispetto a quelli correnti nei mesi precedenti differenziati a livello provinciale”.

Probabili fenomeni speculativi

L’AGCM aggiunge che i maggiori aumenti si sono riscontrati in aree non interessate da misure rafforzate di contenimento degli spostamenti o delle libertà individuali (come le “zone rosse”). Non è da escludere dunque che tali rincari siano dovuti anche a fenomeni speculativi.

Non tutti gli aumenti osservati sembrano infatti immediatamente riconducibili a motivazioni di ordine strutturale, ovvero: “il maggior peso degli acquisti nei negozi di vicinato, la minore concorrenza tra punti vendita a causa delle limitazioni alla mobilità dei consumatori, le tensioni a livello di offerta causate dal forte aumento della domanda di alcuni beni durante il lockdown e dalle limitazioni alla produzione e ai trasporti indotte dalle misure di contenimento dell’epidemia”.

I supermercati interessati

L’Autorità ha poi indicato i principali destinatari delle richiese di informazione:

  • Carrefour Italia SpA, MD SpA, Lidl SpA, Eurospin SpA, F.lli Arena srl;
  • Alcune cooperative Conad (Conad Sicilia, Conad Nord-Ovest, PAC 2000, Conad Adriatico, nonché Margherita Distribuzione);
  • Alcune cooperative e master franchisor Coop (Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Liguria, Novacoop, Coop Alleanza 3.0, Tatò Paride);
  • Diversi Ce.Di. aderenti a SISA (p.es. SISA Sicilia), SIGMA (p.es. Ce.Di. Sigma Campania) e CRAI (p.es. CRAI Regina srl).

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