Spending review: Renzi liquida Cottarelli, ma senza tagli alla spesa la legge di stabilità è a rischio

Marta Panicucci

1 Agosto 2014 - 10:12

La rottura tra il commissario per la spending review Cottarelli e il governo mette a rischio la legge di stabilità 2015

Spending review: Renzi liquida Cottarelli, ma senza tagli alla spesa la legge di stabilità è a rischio

I dissensi tra il commissario per la spending review Carlo Cottarelli, parte del parlamento e il governo sono esplosi ieri in tutta la loro evidenza. Alle critiche di Cottarelli per la gestione dei conti pubblici, il premier Renzi ha risposto affermando che il lavoro del governo va avanti con o senza di lui. Segno evidente di una separazione tra il premier e il super commissario ormai alle porte.

Ma il ruolo di Cottarelli o di colui che farà le sue veci in autunno, è tutt’altro che secondario. La prossima legge di stabilità si basa principalmente sulle risorse provenienti da tagli alla spesa strutturali e a regime. Se tali tagli non ci saranno o saranno ridimensionati per questioni politico-elettorali è probabile che le risorse necessarie per tenere in piedi la legge elettorale vadano trovate con aumenti di imposta o tagli lineari, quelli che tutti volevano scongiurare mettendo le forbici della spending review in mano a Cottarelli.

Lo sfogo di Cottarelli
La rottura tra Cottarelli e il governo è avvenuta ieri quando si è diffusa la notizia di un post critico del commissario sul proprio blog. "Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali" scrive il commissario.

Alle parole di Cottarelli, il sottosegretario Graziano Delrio risponde che "l’impegno è a continuare sulla spending review senza nessun problema. È un obiettivo del governo e non dipende dalle persone che la conducono". E Renzi aggiunge: "la spending si farà anche senza Cottarelli".

Legge di stabilità
Il contesto nel quale ad autunno si lavorerà alla legge di stabilità si fa man mano più complesso. Da una parte infatti, le stime Istat del Pil in arrivo nei prossimi giorni, confermeranno una percentuale di crescita ben inferiore rispetto a quella indicata dal Mef in primavera. Ciò significa che i margini di manovra per rispettare il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil si fanno più stretti di quanto il premier aveva annunciato in sede di investitura.

A questo si aggiungono le spese rinviate in sede di legge di stabilità, la stabilizzazione del bonus Irpef, le spese inderogabili come quelle per le missioni all’estero e l’obbligo arrivato da Bruxelles di ridurre il deficit strutturale. Per far fronte a tali impegni la legge di stabilità 2015 dovrebbe consistere in una manovra da circa 20 miliardi di euro. Le risorse devono necessariamente arrivare per la maggior parte da tagli alla spesa strutturali e a regime.

La vera sfida del governo si giocherà proprio sulla legge di stabilità quando sarà necessario fare le scelte politiche che determineranno la stabilità dei conti o la necessità di manovre correttive o aumenti di imposte per coprire le nuove spese. Ciò che consiglia Cottarelli è di proseguire nella ricerca di tagli selettivi che possano creare lo spazio necessario per ridurre le tasse sul lavoro. Ma, teme il Commissario, continuare a spendere soldi non ancora risparmiati vanificherà tale progetto.

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