Spagna: duro dibattito elettorale tra Rajoy e Sánchez

Rosy Merola

15 Dicembre 2015 - 17:07

A pochi giorni dalle elezioni politiche del 20 dicembre in Spagna, duro faccia a faccia in tv tra il premier spagnolo Rajoy e il socialista Sanchez.

Spagna: duro dibattito elettorale tra Rajoy e Sánchez

Duro confronto televisivo tra il premier spagnolo Mariano Rajoy (Partito Popolare) e il leader dell’opposizione socialista (PSOE), Pedro Sanchez, in vista del 20-D, ossia le elezioni politiche che si svolgeranno in Spagna il prossimo 20 dicembre. Seguito da 9.728.000 di telespettatori, si è trattato di un faccia a faccia senza alcuna esclusione di colpi. Uno dei più aggressivi nella storia democratica del Paese, come sottolinea buona parte della stampa spagnola.

Infatti, prima di Sanchez, mai nessuno – nel corso di un dibattito televisivo – si era spinto nel dire ad un primo ministro: «Tu non sei una brava persona». Accuse a cui Rajoy, a sua volta, ha replicato definendo il numero uno del PSOE, “misero ed infelice”. Di sicuro uno spettacolo poco edificante. E ciò nonostante il fatto che, il confronto al vetriolo tra i due avversari politici, avesse come fine quello di convincere gli elettori spagnoli che – rispettivamente – sono loro l’unica alternativa possibile a Podemos e Ciudadanos. Segno, forse, di un bipartitismo ormai agli sgoccioli.

Corruzione, economia e lavoro: temi centrale del confronto

Nel dibattito che, per buona parte, è stato una successione di monologhi incrociati, Rajoy si è presentato come un leader solido ed un politico di lungo corso. Questo per rimarcare la differenza con il suo interlocutore Sanchez che, prima di assumere il comando del PSOE nel 2014, era quasi uno sconosciuto. Successivamente, il premier spagnolo si è soffermato sulle azioni del suo governo riguardo alle misure adottate in tema di economia e di lavoro.

Secondo il premier, al suo arrivo al governo, 1.500 spagnoli perdevano il lavoro ogni giorno. Adesso, invece, 1.400 spagnoli al giorno trovano un occupazione. Un argomento che Rajoy ha usato per difendersi e, allo stesso tempo, per attaccare Sanchez. In particolare, l’affondo al leader dell’opposizione si è focalizzato sull’eredità lasciata dagli otto anni di governo del socialista José Luis Rodriguez Zapatero.

Per il capo del governo – quando il suo partito è arrivato al potere – la Spagna era sull’orlo del baratro. Uno scenario che è stato scongiurato, ma di cui nessuno adesso parla più. Un attacco che Sanchez – mostrando degli articoli di giornale de El Pais e del Financial Times – ha rinviato al mittente, accusando il leader del Pp di mentire, visto che le banche spagnole sono state salvate grazie ai milioni di euro stanziati dell’Unione europea. Incalzandolo più volte con la stessa domanda: «C’è stato o non c’è stato il salvataggio della Spagna?». Una domanda che Rayon ha liquidato con una risposta veloce – «No, non c’è stato salvataggio» – e con l’invito di non essere più interrotto.

Tuttavia, il punto più critico del confronto televisivo si è registrato quando Sanchez, senza mezzi termini, ha accusato il premier spagnolo in merito ad un caso di presunta corruzione che ha colpito il Partito Popolare (a causa del quale alcuni esponenti del partito si sono trovati coinvolti in uno scandalo di tangenti). Accusa che è stata accompagnata dalla richiesta di una spiegazione sulle mancate dimissioni da primo ministro, visto il rapporto di amicizia tra Rajoy e un “delinquente politico” come Luis Barcenas. «Se continuerà ad essere primo ministro, il costo per la nostra democrazia sarà enorme, perché il primo ministro, il signor Rajoy, dovrebbe essere una persona per bene e non lo è», ha sottolineato Sanchez .

Un duro colpo a cui il premier spagnolo ha replicato, evidenziando che non si è dimesso perché si reputa un politico onesto e onorevole. «Tu sei giovane. E stai per perdere queste elezioni», ha commentato il premier aggiungendo: «Si può recuperare da una perdita elettorale, ma non è possibile tornare indietro dopo le dichiarazioni spregevoli, meschine e vili che hai espresso qui oggi».

Posizione quest’ultima – all’indomani del confronto –, condivisa da molti esponenti del Pp vicini a Rajoy, che hanno definito Sanchez “maleducato” ed “arrogante”, un rappresentante che la Spagna non si merita. Ma dal leader dell’opposizione nessuna retromarcia, anzi ha rincarato la dose sottolineando che ha semplicemente affermato ciò che milioni di spagnoli pensano.

Infine, il dibattito televisivo si è concluso – senza memmeno una stretta di mano finale – con Sanchez che ha sostenuto che il PSOE è l’unica alternativa possibile per un cambiamento reale e Rajoy che ha fatto leva su concetti quali stabilità, sicurezza e certezza.

Gli esiti degli ultimi sondaggi
Gli ultimi sondaggi diffusi dai principali media spagnoli, danno in testa il partito popolare di Rajoy, il quale però non raggiunge la maggioranza assoluta. In pratica, c’è molta incertezza. In base ai diversi risultati, il Pp dovrebbe aggiudicarsi tra i 103 e i 128 seggi; al secondo posto il PSOE (tra il 76 e il 94). Inoltre, al parlamento di Madrid si prospettano due novità: Ciudadanos, il partito moderato guidato da Albert Rivera (con una forbice compresa tra i 52-72) e Podemos, con gli indignados di Pablo Iglesias (50-64). Stando così le cose, il prossimo governo spagnolo sarà di coalizione.

(Fonti: El Pais, El Mundo. Foto: El Universal)

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