Tempi grami per le sigarette elettroniche: prima la tassa, inizialmente accantonata, che incombe, poi il Codacons che ne chiede il divieto nei locali pubblici. I poveri "vaporisti" non hanno pace: in molti sono passati dal tabacco al vapore sperando di smetterla con il tempo pur mantenendo la tradizione del gesto, riprendendo a fumare in locali pubblici accanto alle persone, senza dover necessariamente uscire al freddo o al gelo o spostarsi in un’altra stanza. Eppure lo Stato li sorveglia ed è pronto a colpirli: sono troppi, dopotutto, i 700 milioni di euro che non riempiranno le sue casse. Mentre l’associazione di consumatori, più diligentemente, chiede un’analisi dei liquidi per valutare se le sigarette elettroniche siano davvero non nocive.
La sigaretta elettronica è davvero sana?
I negozi di sigarette elettroniche si moltiplicano a vista d’occhio (a proposito, se vi interessa leggete come aprire un negozio di sigarette elettroniche) e i vaporisti aumentano altrettanto. Una moda che è diventata ormai tradizione. E come ci si poteva aspettare si prevede una regolamentazione a riguardo. In Europa solo la Gran Bretagna ha regolamento l’e-cig. La Francia, invece, ha prima preferito studiarla. E i risultati non sono affatto rosei, visto che quanto riportato dallo studio di Bertrand Dautzenberg la sigaretta elettronica non è sinonimo di sanità e occorrerebbe pertanto un suo divieto nei locali pubblici, così come una regolamentazione per la vendita, restringendone di conseguenza l’incitazione al consumo.
Anche il Codacons chiede chiarezza
E’ quello che chiede anche il Codacons: regolamentare il settore e vietare la sigaretta elettronica nei luoghi pubblici, oltre a uno studio approfondito sulle sostanze che contengono. Il motivo di questo richieste è stato spiegato in un comunicato:
La comunità scientifica non ha ancora raggiunto risultati certi che possano affermare con sicurezza l’assoluta non nocività dell’utilizzo della sigaretta elettronica. In particolare, sino a quando gli studi in materia di diffusione di sostanze nocive da parte delle e-cigarettes non avranno condotto a risultati sicuri e condivisi dalla comunità scientifica riguardanti l’esclusione dei rischi, appare illogico considerare che il divieto di fumo nei luoghi pubblici non si riferisca, per analogia, anche alle sigarette elettroniche.
Un’altra battaglia perseguita dal Codacons si appoggerà all’Antitrust europeo, per evitare che le multinazionali del tabacco si arroghino il diritto di commercializzare le sigarette elettroniche, aprendo di conseguenza posizioni delicate relative al conflitto di interessi e procurando danni ai consumatori.
Arriverà davvero la tassa sulla e-cig?
Diverso il discorso per la tassa. C’è chi la vede come una giusta logica contro le proprietà della nicotina e chi come una ingiusta punizione perpetrata solo per riempire i vuoti delle casse dello Stato in seguito alla riduzione dell’acquisto delle bionde tradizionali. Certo, se si dovesse tassare la nicotina allora dovrebbero essere tassati anche i cerotti anti-fumo e le gomme da masticare. Per questo motivo il problema sembra piuttosto arduo e il Ministero della Salute ancora non ha trovato una soluzione. In materia, a dire il vero, quasi tutta Europa brancola nel buio. Si arriverà a un’imposta di consumo? Forse. Sarebbe la più gradita anche da rivenditori e produttori e non alimenterebbe polemiche. Tuttavia produrrebbe un gettito di gran lunga inferiore alle aspettative e non colmerebbe i vuoti, e proprio per questa ragione è la meno probabile.
Come finirà? Staremo a vedere.
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