Come ampiamente previsto, il Senato ha bocciato la mozione di sfiducia riguardante il Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Con 226 contrari, 55 favorevoli e 13 astenuti si conclude con un nulla di fatto l’iniziativa di M5S e Sel.
Il numero 2 dell’Esecutivo “non sapeva”, Enrico Letta ne è sicuro e così il Governo ha superato l’ennesimo momento di crisi della sua breve vita. Il problema è che queste crisi stanno diventando all’ordine del giorno, come si possono affrontare i problemi reali della Nazione senza una vera stabilità?
I problemi del Paese
Siamo in un momento topico, un momento in cui si decide il futuro del nostro Paese, in cui bisogna stabilire se i giovani di oggi continueranno a vivere con lo spettro della disoccupazione e della povertà anche a 50 anni ed in cui c’è la necessità di attuare delle misure concrete, perché senza concretezza non si va da nessuna parte, anzi si ritorna sempre allo stesso punto: la recessione.
Casi come quelli di cui si sono resi protagonisti (lo ripetiamo, consapevolmente o inconsapevolmente) due uomini di Stato come Roberto Calderoli e Angelino Alfano non possiamo proprio permetterceli. Tanto più se, come si ripete incessantemente da una parte e dall’altra, il governo ha altro a cui pensare. IMU, IVA, legge elettorale, riforma del mercato del lavoro, ripresa economica ed industriale e chi più ne ha più ne metta.
E allora perché? Perché il Parlamento continua trovarsi di fronte a situazioni come queste che fanno solo del male ad un sistema politico quanto mai instabile e spogliato di quei valori che dovrebbero essere alla base di una qualsiasi democrazia. Una seconda “Tangentopoli” non possiamo proprio tollerarla, non adesso, eppure mai come oggi si sente il bisogno di un cambiamento radicale che porti un po’ di pulizia e di credibilità.
Credibilità
Credibilità, un’altra parola chiave di questo periodo. Dopo il disastro delle elezioni di febbraio uno degli scopi dell’attuale Esecutivo doveva essere appunto quello di ritrovare quella credibilità persa per strada a causa delle vicissitudini degli ultimi anni.
Riacquistare la fiducia dei cittadini, dei mercati, dei vertici europei e delle Nazioni straniere.
Ed invece ci ritroviamo un “governo di larghe intese” strozzato da partiti allo sbando che fanno il bello è il cattivo tempo.
In un articolo pubblicato pochi giorni fa, l’Economist, uno dei più autorevoli giornali del mondo scriveva:
“Parlando della mozione di sfiducia presentata contro Alfano, il capogruppo del PDL alla Camera dei Deputati, Renato Brunetta, ha dichiarato che il Governo non potrebbe sopravvivrà senza lui. La sua minaccia è la misura della serietà della crisi politica in cui si trova l’Italia”.
Eccovela la credibilità che abbiamo all’estero, l’impressione che diamo a chi dovrebbe scommettere su di noi e sulla nostra ripresa è che il futuro del Governo che dovrebbe farci uscire dalla crisi dipenda dalle vicissitudini dei singoli Alfano o Berlusconi.
“Se cade Berlusconi, cade il Governo” , titolava la settimana scorsa, parlando del processo per frode fiscale che vede il Cavaliere come protagonista, El Pais, principale quotidiano spagnolo.
I partiti
Per non parlare poi dell’altra parte, di quel PD spaccato in due e che non riesce a trovare il bandolo di una matassa intricata e confusa. Tra renziani, bersaniani, dalemiani, giovani turchi sembra che il partito che soffra di più le vicissitudini dei leader del PDL sia, paradossalmente, proprio il PD.
I processi Berlusconi e il caso Alfano hanno avuto come risultato quello di compattare ancora di più il loro partito, facendo emergere invece tutta la fragilità e frammentarietà di una sinistra incapace ormai di superare anche il più basso degli ostacoli.
L’unica figura di riferimento in Italia sembra essere, ancora una volta, il Presidente della Repubblica. È su di lui che si impernia l’ultimo barlume di credibilità che c’è rimasta. Ma come dimostrano le attuali scelte dei mercati, forse non basta più.
I mercati e lo spettro spread
Gli investitori se ne stanno andando e lo spettro spread sta ritornando prepotentemente in auge. Non ne sentivamo parlare da un po’, eppure lui continua ad esserci e ad oscillare in alto e in basso come una spada di Damocle che ci ricorda quanto la nostra situazione economica sia precaria. Possiamo continuare a dire che non ci riguarda, che il differenziale tra BTP e BUND non è poi così importante, ma la verità è che la sua incidenza non può essere sottovalutata. Perché? Perché se lo Stato sarà costretto a pagare maggiori interessi agli investitori non potrà spendere quei soldi per ridurre le tasse e il cuneo fiscale, finanziare le riforme del lavoro, far ripartire un’industria agonizzante.
Mai come oggi politica ed economia sono legate a filo doppio. L’una deve dare una mano all’altra, l’una deve far ripartire l’altra. Se lo spread sale è perché la crisi internazionale non accenna a fermarsi, è vero, ma è anche perché i mercati continuano a non aver fiducia in noi e nelle nostre capacità. L’unico modo per far sì che cambino idea è partire dall’interno e questo vuol dire creare quella stabilità politica che manca da anni.
Vogliamo evitare l’aumento dell’IVA? Tagliare l’IMU? Creare nuovi posti di lavoro? Far ripartire l’economia? Bene creiamo un governo stabile che sia in grado di mettere in atto tutto questo. È l’unica chance che l’Italia ha per uscire dalla tanto proclamata crisi. Ma siamo in grado di farlo?
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