Se stai cercando lavoro, il consiglio è quello di guardare all’ICT. E’ qui che manca l’offerta, secondo un rapporto del think tank Glocus: operai dell’era 2.0 che con il computer ci sappiano fare. Non blogger o articolisti dell’ultima ora, ma veri e propri esperti specializzati nelle nuove tecnologie, che possono essere applicazioni, software, domotica, green energy, progettisti di sistemi informatici e così via. Perché se è vero che l’Internet economy in Italia vale il 2% del PIL (la metà della media europea), è anche vero che la sua crescita è arrestata da una mancanza di formazione e istruzione in tal senso.
900mila posti vacanti in Europa entro il 2015
Entro il 2015 ci saranno 900mila posti vacanti nel settore in Europa proprio a causa della mancanza di quelle figure professionali sopraccitate. Stiamo parlando di un settore in continuo sviluppo a cui però mancano, almeno in Italia, le basi per crescere senza essere amputato. E’ lo stesso rapporto a sottolinearlo:
L’unico modo per uscire da una situazionec he vede il tasso di disoccupazione giovanile italiano al 40,5% è quello di riallineare l’offerta di lavoro alla domanda del mercato, riformando alla base il sistema dell’istruzione e della formazione. Non basta una politica degli incentivi per le assunzioni, ma servono degli interventi volti a preparare i lavori a un mercato ormai cambiato.
Quello che occorre fare, pertanto, è riformare il sistema di formazione allo scopo di creare un ponte diretto tra l’istruzione e il mondo del lavoro attuale. Un mercato, quello del lavoro, che è sempre in continua mutazione, ma che, almeno in Italia, sembra fossilizzarsi sulla tradizione, invecchiando precocemente a confronto con il resto dell’Europa.
Bisogna investire nel futuro dei giovani
Come sottolinea anche il presidente di Glocus, Linda Lanzillotta, in Italia, negli ultimi 15 anni, si preferito finanziare i settori della previdenza e della sanità, anziché puntare sull’istruzione e sull’innovazione, con la diretta conseguenza che si è prediletto spendere per gli anziani anziché investire nel futuro dei giovani. E questa tendenza, se si vuole che il Paese non continui a retrocedere, dovrà essere totalmente invertita.
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