Scovata una cellula terroristica di Al-Quaeda in Sardegna che gestiva dall’Italia operazioni terroristiche in Pakistan ed Afghanistan.
La polizia italiana ha compiuto un’azione di smantellamento di una cellula di Al Quaeda in Sardegna, legata a molti atti di terrorismo commessi in Pakistan.
I terroristi di matrice islamica verificano la presenza di nuclei anche nel territorio italiano.
Un nucleo terroristico nascosto sul territorio italiano
I 20 soggetti arrestati dalle forze dell’ordine disponevano di un abbondante numero di armi e collegamenti con numerosi fedeli disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, e avevano trovato rifugio in Sardegna, come riferisce un comitato della polizia.
Almeno due di loro avrebbero ricevuto protezione da Osama Bin Laden quando si trovavano in territorio pakistano.
Un possibile attentato in Vaticano
Grande preoccupazione per la sicurezza del territorio italiano si desta dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula nascosta in Sardegna, le quali porterebbero a credere nella presenza di un kamikaze pronto ad attaccare lo stato del Vaticano.
Il procuratore Mauro Mura riferisce che l’ipotesi di attacco risalirebbe già dal 2010, quando vi era già prova di una permanenza del kamikaze in Italia.
Il Vaticano ribadisce comunque di non essere preoccupato di un ipotesi del genere, vista la longevità di questa minaccia contro il suo stato, che sembra non aver avuto seguito dopo il 2010.
Il portavoce del Vaticano padre Federico Lombardi risponde all’Ansa che la cosa non sembra ad oggi essere troppo rilavante e non è motivo di particolari preoccupazioni ed allarmismi.
Al-Quaeda: la base italiana per operare in Pakistan
Secondo la polizia la base italiana serviva per organizzare ed operare attacchi in Pakistan, anche attraverso una politica di finanziamento attraverso sostenitori della causa.
Alcuni degli indagati sarebbero responsabili di numerosi e sanguinari atti di terrorismo, come ad esempio la strage nel mercato cittadino Meena Bazar in Peshawar il 28 ottobre del 2009, dove un’esplosione uccise più di cento persone.
Ad accertarlo sono stati gli investigatori del Servizio centrale antiterrorismo della polizia di prevenzione e della Digos di Sassari.
Una rete di finanziamento diretta in Pakistan
Il sistema Hawala aveva lo scopo di inviare fondi in Pakistan mediante membri dell’organizzazione in grado di aggirare i sistemi di controllo sull’esportazione illegale di denaro.
In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino, omettendo di farne dichiarazione di possesso alle autorità doganali.
Il sistema Hawala si basa sul trasferimento valutario basato su un legame fiduciario diffuso tra le comunità islamiche europee.
Questo sistema consente di trasferire una somma di denaro all’estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto hawaladar, che fornisce un codice identificativo segreto.
I beneficiari - tramite il codice - attingevano la somma proveniente dal nucleo terroristico presso la sede del hawaladar di destinazione.
Il nucleo terroristico gestiva dalla Sardegna una rete di migranti che attraverso contratti di lavoro offerti da imprenditori italiani compiacenti, riuscivano ad ottenere il visto.
Un altra tecnica era quella di ottenere lo stato di rifugiato politico, attraverso una documentazione creata ad hoc.
In alcuni casi li immigrati clandestini venivano smistati anche verso il nord Europa.
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