Parlando con Christine Freeland del New York Times, Nouriel Roubini ha descritto il passaggio da un’attenzione del mercato verso il rischio nel 2012 al riconoscimento mondiale che l’azione politica (le elezioni europee, le battaglie fiscali degli Stati Uniti, le agitazioni in Medio Oriente, le transizioni politiche in Cina e in Giappone) modellerà il panorama economico e finanziario del 2013.
Il ruolo centrale della politica
Insieme a Iam Bremmer, fondatore del gruppo Eurasia, Nouriel sostiene che, mentre la politica è da tempo centrale per il progresso (o la sua assenza) nei mercati in via di sviluppo, il processo politico ora ha il potere di far deragliare gli sforzi di ripresa, definire le prospettive di crescita futura e ridurre al minimo venti contrari anche in mercati sviluppati. Freeland scrive:
Come dice il Sign. Roubini, i mercati sviluppati stanno “affondando” o stanno ritornando ad un mondo in stile mercati emergenti in cui la politica è il motore di quasi tutto. Il Sign. Bremmer lo chiama “momento esistenziale dell’Europa” e questo è in ultima analisi una questione per i politici.
La conversazione economica si è concentrata sulla regolamentazione finanziaria e la tassazione delle imprese/ incentivazione quest’anno, in mezzo ad un ciclo costante di notizie riguardanti pratiche abusive nel settore finanziario, e una scarsità di capitali di avviamento. Questo sottolinea ulteriormente il potere di esponenti politici capaci di influenzare il contesto imprenditoriale attraverso la politica fiscale e monetaria. Freeland invoca il cambiamento in corso:
Roubini sostiene che il toolkit familiare macroeconomico non funziona più. Questo significa che abbiamo bisogno di crearne uno nuovo, un processo inevitabilmente politico.
Infine, Roubini parla della disuguaglianza del reddito, che è stata al centro dell’attenzione in quanto i divari tra i ricchi e i poveri negli Stati Uniti, il centro e la periferia dell’eurozona, e i “conigli” e le “tartarughe” dell’Asia sono diventati più evidenti.
“Questo è un problema che sta arrivando, ma non c’è ancora”, ha detto. “È chiaro che negli Stati Uniti si parla di disuguaglianza. Non è chiaro che qualcuno farà qualcosa a riguardo”.
Economia e scienze politiche
Le banche centrali mondiali e i leader politici hanno tutte le carte in mano mentre il mondo si affaccia al 2013, con i mercati sviluppati pronti a dover affrontare minacce immediate (il fiscal cliff americano, le obbligazioni di debito in Spagna, Grecia e Italia, la crescita sempre più diffusa dell’austerità, gli obiettivi di disavanzo) e crisi più a lungo termine (le minacce alla sicurezza energetica, le sfide di competitività nell’eurozona, le questioni ambientali, gli oneri del debito). Gli attuali “negoziati” negli Stati Uniti riguardo il precipizio fiscale artificiale (a seguito dei negoziati falliti nell’estate del 2011) caratterizzano il ruolo fuori misura della politica nell’immediato futuro; allo stesso modo, la cooptazione del tetto del debito è un esempio di polarizzazione sulla politica fiscale, opinioni divergenti presentano due percorsi molto diversi. Così nel 2013, ci si potrà aspettare una costante attenzione sul nesso fra economia e scienze politiche.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Ecomonitor |
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