Ristrutturazione del debito pubblico: la Grecia mette in allarme l’Eurozona

Simone Casavecchia

11 Dicembre 2014 - 14:55

Lo spauracchio di una possibile vittoria di Syriza, il partito dato per favorito alle prossime elezioni in Grecia, allarma l’Europa preoccupata per le richieste di ristrutturazione del debito pubblico.

Ristrutturazione del debito pubblico: la Grecia mette in allarme l’Eurozona

L’andamento della borsa di Atene che ha subito il peggiore ribasso degli ultimi 27 anni nei giorni scorsi, registrando un calo del 12,78% che ha avuto rilevanti conseguenze su tutti i mercati del vecchio continente, ha allarmato pesantemente gli investitori internazionali, preoccupati per le richieste che potrebbero arrivare dalla Grecia nel caso in cui Syriza, il partito di Alexis Tsipras, uscisse vincente dalle prossime elezioni del 17 Dicembre. Quel che maggiormente si teme nello scenario internazionale è una richiesta di ristrutturazione del debito pubblico greco.

La situazione politica greca
Il prossimo 17 Dicembre il parlamento greco sarà chiamato alle elezioni, per scegliere il nuovo presidente della Repubblica. Il presidente presidente uscente Karolos Papoulias dovrà lasciare il posto a un candidato che verrà scelto con un scrutinio a tre turni. La legislazione greca prevede che, qualora lo scrutinio andasse fallito si dovrebbe procedere anche alle elezioni legislative anticipate. L’attuale premier greco, Antonis Samaras, si è affrettato a presentare il proprio candidato alla presidenza della Repubblica, scegliendo Stavros Dimas, politico di lungo corso che ha iniziato la sua carriera alla Banca Mondiale, per poi diventare ministro greco prima dell’Agricoltura (1989-1991), poi dell’Industria e dell’Energia e, dopo, commissario europeo all’Ambiente (2004-2010) e ministro degli Esteri (2011-2012).

Gli outsider di Syriza
Quel che più preoccupa nella situazione greca non è però il nome del futuro presidente della Repubblica quanto, piuttosto, la possibilità di eventuali elezioni legislative anticipate che potrebbero portare a un rinnovo del Parlamento Greco. Se nei tre scrutini previsti per l’elezioni del presidente della Repubblica (fissati al 17, 23 e 29 Dicembre) non fosse scelto uno dei candidati (i primi due scrutini prevedo una maggioranza qualificata di 200 voti su 300, mentre il terzo scrutinio una maggioranza di 180 voti) le elezioni politiche potrebbero portare a dei cambiamenti radicali nello scenario greco perché, stando ai sondaggi, la strada sarebbe spianata per Syriza, la formazione di sinistra guidata da Alexis Tsipras che al momento viene data al 27% e potrebbe diventare il primo partito di un eventuale, nuovo parlamento greco.

Cosa chiede Tsipras
Quel che più ha allarmato i mercati, al di là dei sondaggi, è stata la presentazione della politica economica che Syriza vorrebbe mettere in campo in caso di vittoria. Due settimane fa a Londra, infatti, i dirigenti di Syriza hanno presentato a un gruppo di rappresentanti dei fondi di investimento e degli istituti di credito europei le loro idee, giudicate dal Financial Times un programma in grado di condurre al caos totale.
In caso di vittoria, infatti, il partito di Alexis Tsipras annullerà gli accordi con la troika (i commissari inviati da Unione Europea, Fmi e Banca mondiale) e chiederà la convocazione di una Conferenza europea per tagliare il debito dei Paesi in crisi. Per quanto riguarda la Grecia, il partito della sinistra radicale, qualora andasse al governo, sarebbe intenzionato a chiedere uno sconto del 70-80% del proprio debito pubblico ai creditori internazionali, similmente a quanto fece la Germania all’indomani della seconda guerra mondiale, quando ottenne uno sconto del 62% del suo debito dagli alleati. Quella greca, però, è una richiesta differente perché avverrebbe in seguito a una crisi economica generalizzata e non in seguito a una guerra con un solo paese sconfitto. Si creerebbe in tal modo un pericolosissimo precedente nell’Eurozona, dove si è sempre evitato di salvare gli Stati in difficoltà con ristrutturazioni del debito pubblico a carico dei contribuenti di altri stati membri e dove, d’altra parte, gli interessati a una ristrutturazione del debito potrebbero in molti, a partire dagli altri PIIGS.

Chi ci rimetterebbe è la Germania
Syriza ha chiesto di ridurre il debito greco che secondo degli analisti indipendenti ammonta a 330 miliardi di euro, una cifra pari al 177% del PIL greco che, negli ultimi 5 anni di politiche di austerità targate UE, si è ridotto del 25%.
I 330 miliardi di euro di debito greco sono ripartiti in questo modo: il 72% sono da considerarsi “officials loans”, ovvero prestiti ufficiali stanziati da UE (60%) e Fmi (12%); 5% sono altri prestiti; l’8% è a carico della BCE; il restante 15% sono marketable debt, ovvero debiti commerciabili sul mercato secondario, come bond (11%) e prestiti a breve termine (4%).
Dal momento che è l’UE, attraverso l’Esm a detenere la quota maggiore di debito greco, sarebbero gli Stati europei che contribuiscono al Fondo Europeo Salva Stati - Germania in primis - a perdere in percentuale maggiore, se il debito greco fosse ristrutturato. In particolare è la Germania l’azionista di maggioranza dell’Esm, dal momento che detiene il 27% del fondo, seguita da Francia (20%) e Italia (18%).

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