L’effetto della proposta avanzata dal presidente dell’Inps Tito Boeri per permettere una maggiore flessibilità in uscita a chi è prossimo ad andare in pensione provocherebbe un ribasso dell’importo delle pensioni anticipate. Ecco perché.
Il possibile effetto della proposta di riforma delle pensioni avanzata dal presidente dell’Inps Tito Boeri è quella di una riduzione dell’assegno pensionistico.
Ci si riferisce alla proposta che prevede la possibilità di consentire ai lavoratori italiani di andare in pensione prima del raggiungimento dei 66 anni e mezzo, età pensionabile prevista in linea di massima, con qualche eccezione, dalla Legge Fornero.
La contropartita della possibilità di mettersi a riposo prima risulta però essere un taglio della pensione.
A tal proposito, a calcolare le cifre dei possibili tagli è stato il Servizio Politiche Previdenziali della Uil.
Vediamo di seguito quali sarebbero gli effetti della proposta.
Riforma delle pensioni 2015, quale potrebbe essere l’effetto della proposta di Tito Boeri?
La proposta di riforma delle pensioni di Tito Boeri è stata enunciata finora solamente a grandi linee durante un’audizione tenuta alla Camera nelle scorse settimane, tuttavia è possibile già fare il punto sulle possibili conseguenze che potrebbe avere su chi decidesse di andare in pensione usufruendo di una maggiore flessibilità in uscita.
Per approfondire la proposta presentata dal presidente Tito Boeri leggi anche Riforma delle pensioni 2015, flessibilità sostenibile, unificazione contributi e Jobs Act: le proposte di Tito Boeri
Secondo la proposta Boeri, infatti, chi volesse andare in pensione prima del raggiungimento dell’età prevista per legge (66 anni e mezzo, salvo eccezioni) dovrà accettare una pensione calcolata in base al metodo contributivo e non più con il metodo retributivo, più vantaggioso.
In questo modo l’importo dell’assegno sarà determinato in base alla quantità dei contributi versati dal lavoratore durante gli anni di attività lavorativa.
Il sistema retributivo, invece, prevede il calcolo dell’ammontare dell’assegno di pensione in relazione alla media degli stipendi percepiti negli ultimi 10 anni.
E’ possibile intuire che, in linea generale, la pensione calcolata con il metodo contributivo è sempre più bassa di quella retributiva.
Riforma delle pensioni, quanto si perde con la proposta di pensione anticipata di Boeri?
La potenziale perdita provocata dall’eventuale messa in pratica della proposta Boeri è stata calcolata dalla Uil, che ha preso come esempio tre diversi casi di lavoratrici donna.
Nel caso di una dipendente che ha 62 anni di età, 36 anni di carriera e una retribuzione media annuale di 39.800 euro nell’ultimo decennio, la decurtazione sull’assegno sarebbe del 12,67%. Ritirandosi dal lavoro oggi e percependo una pensione solo contributiva,il suo assegno sarebbe di di 1.889 euro lordi, anziché 2.163 euro.
Nel caso di una dipendente che ha 62 anni di età, 39 anni e mezzo di carriera e una retribuzione media annuale di 34.500 euro nell’ultimo decennio la pensione solo contributiva sarebbe pari a 1.527 euro lordi al mese, anziché 2.209 euro lordi, con un taglio di quasi il 31% .
Infine, nel caso di una donna con 62 anni di età, 35 anni di carriera e una retribuzione media annuale di 33mila euro nell’ultimo decennio la pensione solo contributiva sarebbe pari a 1.549 euro lordi al mese, anziché 2.345 euro lordi, con un taglio di oltre il 33%.
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