Riforma costituzionale: taglio parlamentari e diversi compiti al Senato. E’ la fine del bicameralismo? Ecco le novità

Marta Panicucci

20 Novembre 2013 - 11:38

Riduzione numero parlamentari, modifiche nel meccanismo di elezione dei Senatori, compiti esclusivi della Camera, sono queste alcune delle proposte di riforma istituzionale discusse dal governo. Andiamo verso la fine del bicameralismo perfetto?

Riforma costituzionale: taglio parlamentari e diversi compiti al Senato. E’ la fine del bicameralismo? Ecco le novità

Il titolo I della seconda parte della Costituzione italiana è dedicato al Parlamento; indica numero e modalità di elezione di deputati e senatori, compiti e ruoli all’interno del Parlamento. Per modificare tali disposizioni, per esempio con un taglio del numero dei parlamentari, è necessaria una riforma costituzionale. Così come per cambiare il ruolo del Senato andando verso l’abolizione del bicameralismo perfetto del nostro Parlamento.

A quanto pare il governo è disposto a mettere mano alla Costituzione rispondendo anche alle insistenti richieste dei cittadini di snellire il numero dei parlamentari italiani.
Secondo un questionario diffuso dal governo per tastare il sentimento degli italiani infatti, è emersa una forte voglia di cambiamento. L’87,8% degli italiani vedrebbe di buon occhio la fine del bicameralismo:

  • il 41%preferirebbe il monocameralismo
  • il 40% per la differenziazione delle funzioni di Camera e Senato,
  • il 56% preferirebbe un Senato composto da rappresentanti degli enti territoriali.

Altro dato interessante: l’abolizione delle province è auspicata dal 42,1% degli italiani, così come oltre il 70% di loro ritiene necessario fare accorpamenti o riorganizzazioni dei Comuni.

Già in questi giorni dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri una proposta di riforma. Ma vediamo meglio quali sono la proposte contenute nella bozza del governo e come cambierebbe il parlamento italiano.

Come cambia il Senato

Il ministro delle riforme Quagliariello ha dichiarato che farà di tutto per modificare la riforma elettorale:

“E’ difficile trovare una legge elettorale che dia governabilità fino a che ci sono due Camere. E soprattutto, per una votano i maggiori di 18 anni, l’altra i maggiori di 25 anni. Quindi è difficile esser certi che il risultato sia omogeneo. Se noi stabiliamo che la Camera politica, quella che dà la fiducia al governo, è una sola, mentre l’altra fa altre cose, forse una soluzione il parlamento la può trovare più facilmente”.

Sul decreto vige massima riservatezza, ma secondo le indiscrezioni che trapelano, le riforme sarebbero consistenti. Ed ecco quindi le probabili proposte di riforma, al momento sul tavolo del governo, e presto in Cdm:

  • numero di senatori ridotto a 200 da 315 attuali,
  • numero dei deputati ridotto a 480 da 630 attuali,
  • il senato diventerebbe la Camera delle regioni, i senatori sarebbero eletti con i consigli regionali,
  • solo la Camera voterebbe la fiducia al governo,
  • Camera e Senato dovrebbero decidere insieme solo su provvedimenti importanti come le leggi di riforma costituzionale oltre alle norme che regolano i rapporti tra Stato e regioni,
  • il Senato potrebbe dire la sua su alcuni progetti di legge, ma a determinate condizioni come un certo quorum per inoltrare la domanda.

Se si approvassero queste riforme istituzionali in tempi rapidi, si potrebbe pensare ad una riforma della legge elettorale definitiva basata sulle modifiche costituzionali di Camera e Senato.

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