Matteo Renzi o Pierluigi Bersani: chi è meglio? I sostenitori del Partito Democratico saranno chiamati al voto domenica 25 novembre 2012 per votare il proprio favorito. Innovazione o tradizione? Volto nuovo o volto storico? Cambiamento o no? La sinistra italiana, che da sempre desidera un leader dotato di carisma, è chiamata a scegliere non solo un candidato, ma anche la filosofia su cui sarà improntato il nuovo Partito Democratico.
Chi è Matteo Renzi
Matteo Renzi è nato a Firenze nel 1975. La sua carriera politica lo ha visto protagonista nel capoluogo toscano, prima dal 2004 al 2009, in qualità di presidente della Provincia, poi dal 2009, in qualità di sindaco di Firenze.
Con un padre militante nelle file della Democrazia Cristiana, Matteo Renzi compie i primi passi nella politica partecipando alla fondazione dei Comitati Prodi e iscrivendosi al Partito Popolare Italiano. Esponente della Margherita fiorentina, nel 2008 Renzi si candida alle elezioni primarie del Partito Democratico per conquistare la poltrona di sindaco di Firenze.
Tra le principali controversie che gettano ombre sulla figura di questo emergente politico italiano, si annoverano una presunta tangente di 122mila euro assegnata a Renzi da parte del senatore PD Luigi Lusi al momento della candidatura a sindaco di Firenze, e un’indagine sulle spese di rappresentanza effettuate dalla Provincia quando Renzi ne era presidente aperta dalla Corte dei Conti.
La sua candidatura alle primarie del PD, avvenuta ufficialmente il 13 settembre 2012, ha aperto non poche discussioni e polemiche all’interno del partito: tra i suoi principali detrattori figurano Nichi Vendola e i "senatori" Rosy Bindi e Massimo D’Alema.
Chi è Pier Luigi Bersani
Pier Luigi Bersani è nato a Bettola nel 1951 e ha ricoperto sempre ruoli di rilievo nel centrosinistra.
Tra gli "angeli del fango" che hanno contribuito a salvare le opere d’arte di Firenze durante l’alluvione del 1966, Bersani inizia la sua attività politica nel Partito Comunista Italiano, e nel 1993 viene eletto presidente della Regione Emilia-Romagna.
Dopo aver ricoperto il ruolo di Ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato nei governi di Prodi e D’Alema, quello di Ministro dei Trasporti e della Navigazione nel secondo governo D’Alema e nel successivo governo Amato e quello di Ministro dello Sviluppo Economico nel secondo governo Prodi, nel 2009 si candida alle elezioni primarie del PD conquistando la carica di segretario.
Tra le sue principali opere politiche, si annovera il cosiddetto Decreto Bersani, chiamato da più parti anche "decreto sulle liberalizzazioni".
Tra le controversie, invece, si annovera la recente accusa di truffa aggravata alla sua segretaria storica, Zoia Veronesi, rea secondo il pm Giuseppe Di Giorgio di aver indebitamente dalla Regione 150mila euro nel periodo in cui lavorava a Roma per Bersani.
Due filosofie a confronto
Due modi di intendere la sinistra, due mondi diversi: da una parte il giovane emergente, il volto nuovo; dall’altra la tradizione, il caposaldo al comando che non vuole farsi rottamare. Innovazione contro difesa dei valori.
Un laureato in Giurisprudenza e un laureato in Filosofia che si faranno la guerra, tra punti di riferimento ancorati a vecchie glorie o a volti recenti della politica internazionale.
Da una parte Barack Obama e Tony Blair, dall’altra le vecchie feste dell’Unità e il mito Berlinguer.
L’uno (Renzi) partecipò alla "Ruota della Fortuna" per 5 puntate di seguito; l’altro (Bersani) fu uno tra gli "angeli del fango" che salvarono le opere d’arte di Firenze durante la grande alluvione del 1966.
L’uno (Renzi) promuove alcune misure di Mario Monti, premiando anche la riforma Fornero su certi punti (vedi il capitolo pensioni); l’altro (Bersani) boccia in toto un Monti-bis e si presenta come l’unica soluzione alternativa al governo attuale.
Renzi vorrebbe allontanare il PD dal suo ingombrante passato, e soprattutto cancellare l’ombra del comunismo. Ma il comunismo è una radice del PD, e Bersani lo sa bene: per questo, sull’argomento, non vuole discutere.
E se Bersani guarda al passato per rileggere il presente e dare un’idea di futuro improntata sulla legalità e sul diritto, Renzi guarda ai miti più recenti nel tentativo di far voltare pagina a un Paese che ultimamente è stato fin troppo tempo a guardare.
Cosa dicono i sondaggi
Cosa dicono attualmente i sondaggi? Se si dovesse votare oggi, chi vincerebbe tra i due? Nonostante le continue e costanti apparizioni in tv (e c’è già chi parla di "berlusconismo"), Pier Luigi Bersani è ancora in testa nei principali sondaggi italiani per quel che riguarda le primarie del PD.
L’attuale segretario del PD, infatti, è in testa con il 39% dei consensi, e l’impressione è che la cifra sia destinata a crescere con il passare dei giorni.
Renzi è indietro, con il 26% delle preferenze, ma sembra che stia scalando rapidamente le vette della classifica nel consenso degli elettori di centrosinistra. Il distacco è evidente, ma potrebbe ridursi nelle prossime 2 settimane.
Nichi Vendola, invece, sta rapidamente scendendo a discapito dei suoi due principali contendenti: le ultime cifre parlano di un 17% di consensi. Potrebbe recuperare su Renzi nelle prossime settimane, ma l’impressione è che fino alla fine il duello sarà solamente tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi.
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