Referendum Jobs Act: il quesito sui licenziamenti è inammissibile?

Antonio Atte

05/01/2017

Referendum Jobs Act: secondo l’Avvocatura dello Stato, il quesito proposto dalla Cgil per abrogare le modifiche all’articolo 18 è inammissibile. Ecco perché.

Referendum Jobs Act: il quesito sui licenziamenti è inammissibile?

Referendum Jobs Act: il quesito sui licenziamenti è inammissibile? - Nella memoria depositata per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Avvocatura dello Stato ha definito inammissibile il quesito referendario promosso dalla Cgil per abrogare le modifiche all’articolo 18 introdotte dal Jobs Act perché “propositivo e manipolativo”.

Vincenzo Nunziata, vice avvocato generale dell’organo che assiste lo Stato nei procedimenti giudiziari, scrive infatti che il quesito in questione (il quale punta a estendere i vincoli al licenziamento previsti dall’articolo 18 a tutte le aziende con più di 5 dipendenti)

“proponendosi di abrogare parzialmente la normativa in materia di licenziamento illegittimo, di fatto la sostituisce con un’altra disciplina assolutamente diversa ed estranea al contesto normativo di riferimento; disciplina che il quesito ed il corpo elettorale non possono creare ex novo, né direttamente costruire”.

Referendum Jobs Act: il quesito sui voucher e quello sugli appalti

L’Avvocatura chiede alla Consulta di dichiarare inammissibile anche il quesito che chiede l’abolizione dei voucher. L’abrogazione delle norme sui buoni lavoro previste dal Jobs Act, secondo l’organo, potrebbe infatti determinare

“un vuoto normativo idoneo a privare di una compiuta e necessaria regolamentazione, tutte quelle prestazioni che - per la loro limitata estensione quantitativa o temporale - non risultino utilmente sussumibili nel paradigma normativo del lavoro a termine o di altre figure giuridiche contemplate dall’ordinamento vigente”.

Per quanto riguarda il terzo quesito - che mira a modificare le disposizioni di legge riguardanti la responsabilità solidale in materia di appalti - anche in questo caso secondo l’Avvocatura un esito positivo della consultazione referendaria porterebbe a una situazione di incertezza normativa.

La parola ora spetta alla Consulta. Dopo l’ok della Cassazione, il prossimo 11 gennaio la Corte Costituzionale dovrà decidere sulla legittimità costituzionale di questi tre quesiti.

Referendum Jobs Act: cosa farà il governo

Sui voucher Gentiloni ha annunciato una stretta finalizzata a “correggere gli abusi” di questo strumento, nato per combattere il lavoro nero e divenuto ben presto, dopo le liberalizzazioni, l’emblema della nuova precarietà (nel solo mese di ottobre sono stati venduti ben 121 milioni di buoni lavoro). Secondo Gentiloni occorre modificare

“quello che di sbagliato evidentissimamente c’è senza trasformare questo nella madre di tutti i problemi e guai del mercato del lavoro”.

Se la legge fosse modificata in Parlamento in tempi rapidi, il referendum sul buono lavoro potrebbe saltare. Nei giorni scorsi il ministro del Lavoro Giuliano Poletti era arrivato addirittura auspicare le elezioni anticipate per aggirare lo scoglio del referendum sul Jobs Act promosso dalla Cgil.

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