Referendum 2016, la provocazione: e se agli elettori M5S convenisse votare Sì? Ecco i possibili scenari.
Referendum costituzionale 2016, la provocazione: e se al Movimento Cinque Stelle convenisse votare sì? Il voto sulla riforma costituzionale, inizialmente previsto per ottobre, forse slitterà al mese successivo.
La data designata per l’election day - stando a indiscrezioni di stampa - potrebbe essere il 6 novembre.
Ma nelle ultime ore prende sempre più piede l’ipotesi “spacchettamento”, che consiste nel suddividere il referendum costituzionale in più quesiti omogenei.
Ad ogni modo, tra pochi mesi milioni di italiani si recheranno alle urne per avallare o respingere il progetto di riforma costituzionale comunemente chiamato ddl-Boschi, approvato in via definitiva lo scorso aprile dopo un iter parlamentare durato 2 anni.
Referendum 2016: Renzi a casa se vince il No
Il presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi, ha vincolato la prosecuzione o la fine del suo mandato (e in generale della sua carriera politica) all’esito del referendum. Dunque, un’eventuale vittoria del No manderebbe a casa il governo in carica, rivoluzionando il panorama politico italiano.
Personalizzando la partita del referendum costituzionale, Renzi ha inevitabilmente finito per compattare la frastagliata galassia delle opposizioni - compresa quella interna al Pd - che approfitteranno di questa ghiotta occasione per rottamare il premier e il suo esecutivo.
Tra queste, la Lega di Matteo Salvini; Forza Italia (che inizialmente aveva sostenuto il Pd nel suo percorso riformatore all’epoca del Patto del Nazareno); e ovviamente il M5S, che molti sondaggi danno come vittorioso sul Pd in caso di ballottaggio alle politiche.
Referendum 2016: e se al M5S convenisse votare Sì?
Il Movimento fondato da Beppe Grillo è uno dei più accesi oppositori del ddl Boschi e per questo voterà No al referendum costituzionale del prossimo autunno. Ed essendo il candidato più accreditato alla vittoria delle prossime elezioni post-Renzi, ha tutto l’interesse del mondo a rovesciare subito il tavolo e portare il Paese alle urne.
Eppure non è così semplice. Una vittoria del No - che significherebbe la fine per Renzi - potrebbe non necessariamente spianare la strada al governo per il M5S. Anzi, potrebbe addirittura complicarla. Cerchiamo di capire il perché.
Referendum 2016: i possibili scenari
Nel corso dell’ultima direzione del Pd, Renzi ha affermato che se al referendum costituzionale dovesse prevalere il fronte del No, “il premier, il governo e - ma non spetta a me dirlo - anche il Parlamento dovrebbero prenderne atto”. In quel caso toccherebbe al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, decidere se sciogliere le Camere e mandare gli italiani al voto o incoraggiare la formazione di un governo di scopo (o tecnico).
L’ipotesi più probabile è la seconda. Un’eventuale bocciatura della riforma costituzionale, infatti, depotenzierebbe Italicum (pensato per un sistema in cui si elegge direttamente solo la Camera): in questo modo, alle prossime elezioni, si voterebbe con due leggi elettorali diversissime, l’Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato.
Referendum 2016: un futuro governo di scopo penalizzerebbe M5S
Uno scenario che non piace a Mattarella, il quale, molto plausibilmente, potrebbe affidare a un governo di scopo il compito di apportare modifiche all’Italicum (tra cui il premio alla lista anziché alla coalizione) prima di indire nuove elezioni.
La legge elettorale disegnata dal nuovo esecutivo - col sostegno della maggioranza dei cosiddetti “partiti tradizionali” - finirebbe col penalizzare il M5S, unica forza anti-sistema del panorama politico italiano e unico beneficiario di un meccanismo basato sul ballottaggio e sul premio alla singola lista.
Da qui la provocazione: se i sostenitori del M5S vogliono tenersi l’Italicum così com’è in modo da vincere le prossime elezioni, devono ignorare il merito del referendum costituzionale e, a malincuore, votare Sì.
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