Reddito di cittadinanza: l’Inps smentisce la bufala del lavoro stagionale

Giorgia Bonamoneta

29/08/2021

29/08/2021 - 00:21

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Gli imprenditori avevano fatto da megafono alla narrazione contro il RdC e la mancanza di dipendenti. I dati Inps hanno smentito la bufala e segnato il record dei contratti stagionali.

Reddito di cittadinanza: l’Inps smentisce la bufala del lavoro stagionale

L’Inps ha rilasciato i dati relativi al numero dei contratti stagionali sottoscritti in questa estate 2021. Contro ogni aspettativa i dati sono positivi e vedono un aumento di +142 mila contratti regolari stagionali. Un vero record per l’Italia.

Contro ogni bufala sul Reddito di Cittadinanza e contro la solita retorica del giovane che preferisce stare sul divano, questi dati supportano una contro narrazione di tale opinione più ideologica che reale. Insomma, se adeguatamente retribuite le persone accettano un lavoro.

Saranno rimasti senza parole chi, in questi mesi, ha voluto cavalcare sull’idea del giovane svogliato e il divano sempre occupato a far nulla. Il Reddito di Cittadinanza ha diseducato o ha insegnato il valore del proprio lavoro alle persone?

La bufala dell’assenza dei lavoratori per colpa del Reddito di Cittadinanza

La propaganda non ha mai fine, dopotutto è questo il gioco della politica nostrana (e non solo!) che muove, piega e ridisegna l’umore popolare a proprio piacimento. Prima ancora della stagione estiva abbiamo visto e sentito montare una narrazione contro il Reddito di Cittadinanza che non aveva senso prima e non ha senso ora. Qualche voce fuori dal coro faceva notare che se si cercavano lavoratori bastava recuperarli dai centri per l’impiego, dalle liste dei fruitori del Reddito di Cittadinanza stesso. Ma questo “percorso nella luce” non andava bene, diciamo le cose come stanno: bisognava offrire un contratto regolare e non tutti ne avevano voglia.

I grandi imprenditori hanno iniziato a fare da megafono alla narrazione che vedeva il RdC colpevole di tutte le svogliatezze giovanili (come se fossero i giovani a prendere il Reddito di Cittadinanza e non le famiglie a cui sono ancora legati per mancanza di opportunità di lavoro) e i piccoli imprenditori, soprattutto quelli locali, hanno fatto il resto.

Nel locale, si sa, i contratti stagionali sono quasi un miracolo e l’assenza di sfruttamento una barzelletta che i giovani e i meno giovani si raccontano al bar dopo il lavoro pagato 20-30 euro a turno. Eppure c’è chi urlava, e chi continua a farlo, che il Reddito di Cittadinanza rende pigri e svogliati questi giovani che proprio non hanno voglia di faticare e “spaccarsi la schiena” come una volta. Le parole sono di Matteo Renzi, ma l’urlo è della categoria dei ristoratori, coloro che dal basso hanno maggiormente risentito del “no” categorico di una generazione non più disposta a sottostare a ricatti economici.

Dati alla mano l’Inps smentisce gli imprenditori e i politici

Non serviva attendere i dati dell’Inps per poter giudicare l’attacco al Reddito di Cittadinanza come infondato e ideologico, ma la conferma è giunta e a questo punto perché non parlare dei numeri?

A maggio Vincenzo De Luca, l’acclamato presidente della Regione Campania, aveva affermato convinto che “alcune attività non apriranno perché non si trovano più camerieri”. La colpa? Ovviamente del Reddito di Cittadinanza. Il “grido di dolore” dei ristoratori ha fatto eco da Nord a Sud, scaldando il cuore di tutti i politici pronti a usare questa nuova arma contro uno strumento considerato inutile e diseducativo.

L’Inps a questo punto mette sul tavolo i dati: 142.272 nuovi contratti stagionali. Non saranno grandi numeri, soprattutto dopo la perdita di tante unità lavorative tra il 2020 e il 2021, ma sono più di quanto lo stesso ente ha registrato negli ultimi 8 anni. Nel 2017 erano 78 mila, nel 2018 poco sopra i 90 mila per fare un esempio. Ma quindi chi si lamentava (ristoratori, albergatori, gestori di stabilimenti balnearie etc) di cosa si stava lamentando precisamente?

Cosa ci ha insegnato il Reddito di cittadinanza? Il valore del lavoro

Forse non è così lineare come ragionamento, ma non è neanche troppo difficile da comprendere. Le famiglie con il Reddito di cittadinanza hanno avuto una piccola base economica (sono pochissimi soldi se consideriamo le esperienze simili all’estero e i risultati che hanno generato) con la quale poter vivere. Questo ha permesso loro di non imbarcarsi in lavori stagionali, saltuari e irregolari mal pagati e senza contratto.

Il “no” delle persone a basso reddito ha generato la confusione dei ristorati, degli albergatori e tutti gli altri che sono soliti sfruttare le persone durante la stagione estiva. Senza personale disposto ad accettare 800 euro in nero per 26 giorni lavorativi senza diritti e senza permessi questi imprenditori rischiavano veramente di mandare in fumo la stagione estiva, la più economicamente importante.

Cosa si fa allora? Le possibilità sono due, e questo è il nocciolo della questione: uno, gli imprenditori possono mettere tutti in regola, offrire alle persone un contratto regolare e ben pagato, con tutti i diritti previsti dallo Stato; oppure due, possono trovare una scusa e lamentarsi.

Cosa avrebbero dovuto fare e cosa è stato fatto questa estate

Chi si lamentava cosa avrebbe dovuto fare invece di attaccare il Reddito di Cittadinanza? Non accettare un lavoro stagionale non faceva perdere il diritto a tale supporto economico, è evidente il motivo: dopo tre mesi si rimane senza lo stipendio e senza il RdC. Ma allora avevano ragione gli imprenditori? No. Un lavoro stagionale ben retribuito, la possibilità di imparare un mestiere, mettere da parte dei contributi per la pensione e, in generale, avere qualcosa da fare nella vita è capace di generare forza lavoro. Lo sfruttamento, essere sottopagati e rischiare la salute sul posto di lavoro senza contratto un po’ meno.

A questo punto è chiaro che in molti hanno deciso di intraprendere la strada dei contratti regolari stagionali e che, se adeguatamente retribuiti, i lavoratori si sono trovati. Dopotutto i dati sono evidenti: dal 2014 a oggi è stato un vero e proprio record di contratti stagionali.

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